Da Pratt a Zerocalcare: cinquant'anni di fumetto italiano in mostra a Roma

mar 19, 2016 0 comments

Di Davide Vannucci
Il primo autentico romanzo italiano a fumetti nasce con un personaggio alla ricerca perenne di “un’altra isola”, dell’utopia, in un mondo che sta cambiando per sempre. Quel personaggio è Corto Maltese, archetipo dell'avventuriero solitario, disincantato sì, ma generoso. Quel romanzo è La Ballata del mare salato, di Hugo Pratt, che apre la bella mostra dedicata agli ultimi 50 anni di questo genere letterario, al Museo di Roma Trastevere (27 febbraio- 24 aprile).

Si può dare una lettura politica del fumetto, anche perché i graphic novel – come vengono universalmente chiamati – sono spesso saldamente ancorati alla Storia. Una delle opere di maggiore successo degli ultimi anni, Persepolis, dell’iraniana Marjane Satrapi, racconta la rivoluzione khomeinista con un’efficacia superiore a quello di un saggio scientifico. D’altra parte, la dignità accademica del fumetto è un fatto riconosciuto da tempo anche in Italia, a partire dall’ultracitato Apocalittici e Integrati di Eco. Vale la pena, quindi, percorrere la panoramica di Fumetto italiano. Cinquant’anni di romanzi disegnati, compiendo un viaggio rigorosamente cronologico, dal 1967 ai giorni nostri. Si tratta di una sorta di manuale, composto da circa trecento tavole originali, in cui nessuno tra i grandi autori manca all’appello:Hugo Pratt, Guido Crepax, Gipi, Milo Manara, Leo Ortolani, Andrea Pazienza, Zerocalcare.
I protagonisti dei primi romanzi sono avventurieri, a partire da Corto Maltese, la cui storia d’esordio è ambientata nei Mari del Sud tra il 1913 e il 1915, in coincidenza con quella Grande Guerra che distruggerà tre imperi. Corto è legato a una zattera alla deriva, dopo essere stato abbandonato da una ciurma ribelle. Verrà raccolto dal pirata Rasputin, innescando una serie di vicende in cui i personaggi di finzione si incrociano a quelli realmente esistiti. La biografia di Pratt, che visse in più continenti, dal Sudamerica all’Abinissia, si riflette su un personaggio che diventerà oggetto di culto in Europa, alimentando un grande interesse anche in ambito accademico. Lo studioso di geopolitica Frank Tétart, in una trasmissione di Arte, Le Dessous des Cartes, ha ricostruito su una carta geografica l’itinerario del personaggio di Pratt. La geografia, come la storia, ha un peso importante in questi romanzi di viaggio, tant’è che le mappe vengono disegnate all’interno degli stessi fumetti. Corto è stato spesso interpretato come un personaggio anarchico, libertario, irrequieto perché refrattario ai dogmi. Percorre il mondo osservandolo con distacco, conosce la massoneria, il cabalismo, l’esoterismo, senza mai legarsi a una persona o a un’idea (lo stesso Pratt disse di disegnarlo spesso in un ambiente fatto di sabbia, in un deserto, perché “si ha sempre voglia di vedere cosa c’è dietro l’orizzonte”).
Trovarsi in mezzo all’oceano, però, non è la condizione necessaria per descrivere un’avventura e parlare di politica: Valentina nel metrò (1975), di Guido Crepax, è un viaggio claustrofobico, tra reale e immaginario, nella metropolitana milanese. Siamo negli anni di piombo e agli estremismi non si può sfuggire (Valentina viene ricoperta di nero e poi completamente sbiancata, rifiutando entrambi i trattamenti). Da una realtà angosciosa il personaggio si svincola grazie alla fantasia: incontrerà Diabolik, Eva Kant, Mandrake, Dick Tracy, lo stesso Corto Maltese, i Fantastici Quattro, fino a che Little Nemo le indicherà l’uscita. Del resto, gli Anni Settanta sono quelli della politica, il disimpegno non è ammesso: impossibile non leggere il ’77 bolognese attraverso Le Straordinarie avventure di Pentothal diAndrea Pazienza, anch’egli destinato a diventare autore di culto.
Il romanzo a fumetti è sempre debitore della letteratura d’avventura. Tra le istituzioni del mondo reale ricorre la Legione Straniera, con quella sua classica aura di letterarietà. NeL’Uomo della Legione (1977), di Dino Battaglia, Moreau, reduce della prima guerra mondiale, ritrova l’ex tenente Desay, sotto il cui comando aveva combattuto a Verdun e a causa del quale era stato condannato per viltà: con l’ultima pallottola del proprio fucile firmerà la sua vendetta. Anche lo Sconosciuto, protagonista de Il Sequestrato della Sierra e di altri romanzi diMagnus, è un antieroe cinico e disilluso che nasconde un passato nella Legione.
In mostra c’è una tavola di AltanCuori Pazzi (1979), un melodramma ambientato in Svezia dai toni grotteschi: Lars, padrone di un ristorante, assume un cuoco sardo dopo la morte di uno chef francese  (“i latini, lo sa, non durano niente, gentuccia”), sorridente metafora della distanza tra Nord e Sud Europa (“Fantasia! Coi loro Prévert, Lacan e Aznavour! Te li raccomando” – “Sempre meglio di Strindberg, Olaf”). 
Tra Settanta e Ottanta il fumetto italiano rappresenta la grande letteratura, come Le mille e una notte – in Sharaz-de – La Lunga Notte, di Sergio Toppi, o il cinema di genere (La Dalia Azzurra, di Filippo Scozzari, tratto da una sceneggiatura di Raymond Chandler), ma conFuochi (1984), di Lorenzo Mattotti, si inaugura un nuovo modello, più onirico, arricchito da sofisticate tecniche pittoriche.
Un grande spazio è dedicato al graphic novel del nuovo millennio. Accanto a calligrafiche vicende artistiche – Interno metafisico con biscotti (2009), di Sebastiano Vilella, dedicato a Giorgio De Chirico – e a suggestioni letterarie – L’isola (2014), di Fabio Visintin, una lettura della Tempesta di Shakespeare – c’è tanta storia novecentesca, dalla guerra di Spagna - Max Fridman, No Pasaràn (2000), di Vittorio Giardino - all’immancabile lotta partigiana - L’inverno di Diego (2013), di Roberto Baldazzini -, dall’emigrazione degli anni Cinquanta - Ciao Ciao Bambina (2010), di Sara Colaone - alla vita di fabbrica (Ferriera, di Pia Valentinis).

Fino a Dimentica il mio nome, il romanzo di formazione scritto dal popolarissimo Zerocalcare. Il quale ha capito che la battaglia politica può essere combattuta anche a colpi di fumetto: il suo prossimo libro, Kobane Calling, racconterà la lotta dei curdi contro lo Stato Islamico, in nome di una patria sempre agognata e mai raggiunta.


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