“Reborn”, l'extreme metal sperimentale di Detevilus Project

set 29, 2020 0 comments

Di Salvatore Santoru

"Reborn" è l'album di debutto del "Detevilus Project", una one man band nata nel 2010 e composta da Matteo Venegoni (già ex chitarrista dei Nekrosun). 
L'album rientra nel filone di un extreme metal decisamente sperimentale e, al contempo, caratterizzato dall'intersezione tra un sound aggressivo e linee melodiche elaborate.

"Reborn" parte con "The Mirror Within", che parte da un intro melodico per poi evolvere in sonorità di matrice metalcore e groove metal con influenze alternative e progressive/heavy metal (influenza marcata negli assoli e negli stacchi melodici).

Il secondo brano è la strumentale "Origin",  che parte con un intro di matrice elettronica per poi evolversi in sonorità progressive metal con influenze technical death.
Si prosegue con la title track, dove il growl viene 'accompagnato' dalla presenza del cantato pulito e il sound si rifà ad un progressive metal screziato di industrial e con influssi metalcore/deathcore.

Il quarto pezzo, "Dark Vibes", è una strumentale particolarmente tecnica e contraddistinta dal mix tra potenza sonora e melodie.
"Warrior" presenta toni maggiormente "epici" e la canzone presenta influssi folk/viking metal in chiave progressive e metalcore/deatchore.

"Mus" è un intermezzo strumentale di matrice djent/progressive mentre "Delirium" è un brano che risente di influenze groove e, inoltre, nuovamente djent e metalcore ma anche mathcore.
"Carve The Flesh" è, invece, una strumentale particolarmente tecnica di matrice progressive/mathcore con influenze elettroniche.

"Only One" è il brano più lungo dell'album ed è contraddistinta da sonorità progressive e, oltre a ciò, presenta influenze symphonic e djent/matchore.
La decima song, "Stream of Consciousness", è una strumentale progressive decisamente ritmata mentre "Altered State" è una canzone di matrice progressive/technical death caratterizzata dalla compresenza di growl e cantato pulito.

"Cradle" è una strumentale progressive con influenze elettroniche/industrial.
"Reborn" si conclude con "Forgive Us", che inizialmente si presenta come una ballata dai richiami epici per poi "esplodere" in sonorità di matrice hard rock e alternative metal così come metalcore.

Indubbiamente, un album molto interessante e consigliato agli appassionati di extreme metal e metal sperimentale.

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