"LOCKDOWN ITALIA visto dalla Stampa Estera", dall'8 ottobre la mostra ai Musei Capitolini- COMUNICATO

ott 7, 2020 0 comments

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Campidoglio, ai Musei Capitolini “LOCKDOWN ITALIA visto dalla Stampa Estera”


Oltre 70 scatti dei fotografi dell’Associazione della Stampa Estera in Italia e delle più importanti agenzie di stampa raccontano le fasi fondamentali della pandemia: dalla chiusura di marzo ai primi segnali di ripartenza.

 

Musei Capitolini – Palazzo dei Conservatori, Sale terrene

Roma, 7 ottobre 2020 – Prende il via domani, 8 ottobre 2020, nelle Sale terrene del Palazzo dei Conservatori, la mostra fotografica "LOCKDOWN ITALIA visto dalla Stampa Estera" a cura dell’Associazione della Stampa Estera in Italia. 

La mostra è un tributo a un Paese duramente colpito ma che ha dato l’esempio al resto del mondo: un viaggio per immagini che cattura non solo la situazione drammatica negli ospedali e nelle zone rosse, ma anche la sua resilienza, le città deserte, la solidarietà, la vita sui balconi e la lenta ripresa verso quella che è diventata la nuova normalità.


La mostra promossa dall’Associazione della Stampa Estera in Italia, e che Roma Capitale affianca e sostiene, propone un percorso fotografico dal forte impatto emotivo relativo ai mesi del lockdown. I fotografi protagonisti di questa esposizione sono stati al tempo stesso corrispondenti delle diverse testate internazionali, ma anche cittadini che hanno compreso e condiviso con gli italiani i sentimenti di dolore e angoscia e la difficoltà che si stava vivendo. Le foto, oltre a documentare una pagina della nostra storia attraverso l’immediata forza comunicativa delle immagini, saranno un contributo prezioso per custodire la memoria di una tragedia che ha sconvolto la nostra esistenza” afferma la Sindaca di Roma Virginia Raggi.


"Con coraggio e lucidità i fotografi della stampa estera hanno documentato il versante italiano di una tragedia globale”, continua la Sovrintendente Capitolina Maria Vittoria Marini Clarelli – “E' giusto che queste immagini già divenute storiche siano esposte ai Musei Capitolini”.


A marzo l’Italia è balzata in cima alle aperture dei telegiornali e sulle prime pagine dei media internazionali”, ricorda Trisha Thomas, la Presidente dell’Associazione della Stampa Estera in Italia. “Noi corrispondenti della Stampa Estera abbiamo raccontato come gli Italiani hanno affrontato questa crisi senza precedenti con coraggio, disciplina e solidarietà. Queste immagini testimoniano e rendono omaggio a un Paese che con i suoi sforzi ha dato l’esempio al resto del mondo.”


Grazie agli scatti dei 30 fotografi in mostra, provenienti da dieci paesi diversi – compresi alcuni corrispondenti italiani delle tre principali agenzie rappresentate nella Stampa Estera, Reuters, AP e AFP – il visitatore può tornare al periodo compreso tra marzo e giugno per rivivere gli istanti fondamentali che hanno accompagnato il lockdown: dalle prime drammatiche chiusure, al crescente stato di sofferenza del paese; dalla resistenza composta dell’intera comunità, alla lenta ripresa delle attività. Un viaggio fotografico dedito alla documentazione storica e che, al contempo, vuole rendere omaggio al coraggio e alla resilienza dimostrata dagli Italiani nei giorni più difficili della pandemia, nonché ai professionisti del mondo dell’informazione che sono andati in prima linea per documentarla, anche a proprio rischio e pericolo.  


L’esposizione, in programma fino al 1° novembre 2020, ha il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.


L’accesso alla Mostra sarà consentito ai detentori del biglietto di ingresso ai Musei Capitolini e ai possessori della MIC card, secondo la corrente tariffazione.


La mostra si snoda lungo un percorso espositivo di più di settanta foto che si propone come un itinerario temporale ed emotivo attraverso le diverse fasi della pandemia. Si inizia da una prima parte in cui emerge con forza la drammaticità del momento storico nelle immagini delle terapie intensive, delle bare all’interno delle chiese, dei volti sofferenti degli infermieri e dei medici in prima linea. Si passa successivamente ai silenzi assordanti delle strade e delle piazze del Paese, per proseguire poi con la sofferenza dei degenti e dei familiari delle vittime. Nella seconda parte del percorso si torna a vedere la “luce” della rinascita con le immagini di una popolazione che reagisce. Inizialmente con i canti dai balconi e dai terrazzi o con le riaperture dei pochi esercizi commerciali autorizzati a lavorare e poi con il ritorno graduale alla normalità, seppur condizionata da regole nuove – mascherine, misurazione della temperatura, distanziamento sociale – che abbiamo imparato a conoscere e rispettare.


La mostra si chiude, infine, con una sezione dedicata al lavoro dei reporter in tempo di pandemia. Un collage di foto che mostra come i corrispondenti della stampa si siano dovuti adattare alle nuove condizioni di lavoro imposte dal lockdown attraverso dirette casalinghe, reportage con mascherina in città deserte, conferenze stampa e interviste online. La stessa Associazione della Stampa Estera in Italia ne ha dato dimostrazione trasferendo molte delle proprie attività sul web, creando una sede virtuale che ha prodotto, nei tre mesi di lockdown, più di 80 incontri non solo dedicati al tema pandemico – avendo come ospiti medici, virologi, pazienti, economisti, politici, psicologi, intellettuali, imprenditori e innovatori – ma dando spazio anche alle tematiche dell’agroalimentare e del mondo del cinema.

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Trisha Thomas, Presidente dell'Associazione Stampa Estera in Italia,

Chris Warde-Jones, curatore fotografico della mostra

Foto Cecilia Sandroni

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Introduzione di Trisha Thomas - 


"Si è insinuato fra noi mentre guardavamo altrove...

I nostri occhi erano tutti puntati su Wuhan... quando ci ha dato un buffetto sulla spalla. Il Covid-19, a Codogno, in Lombardia, in mezzo a noi.

È avanzato rapido, in silenzio, diffondendo implacabile morte e caos fra tutto quello che credevamo sicuro e familiare... i bar, le scuole, i luoghi di lavoro, le chiese, i treni, i supermercati, le nostre stesse case. Questa pandemia ha messo a rischio tutto e tutti.

Regola fondamentale per noi giornalisti è mantenere il distacco, non lasciarsi coinvolgere, restare osservatori per garantire la massima obiettività, ma questa volta, ironia della sorte, siamo stati tutti coinvolti personalmente in quanto residenti in Italia.

Da un momento all’altro, ci siamo ritrovati intrappolati, rinchiusi nelle nostre case a preoccuparci dei nostri cari e a chiederci dove mai avremmo trovato mascherine e gel disinfettante. Eravamo proprio lì, al centro della storia, esposti al virus e ai suoi effetti come chiunque altro. Ma in quanto giornalisti, privilegiati, perché ufficialmente autorizzati a uscire con il dovere di raccontare quella storia.

Come primo Paese occidentale a subire l’impatto del virus, l’Italia era balzata in cima alle aperture dei telegiornali e alle prime pagine dei quotidiani. Dovevamo uscire e raccontare la storia. Il nostro lavoro era recarci nelle unità di terapia intensiva, intervistare medici e infermieri, visitare case di cura, riferire dei funerali, oltre a mostrare al mondo come l'Italia, il suo governo e la sua gente, stavano affrontando la pandemia.

Il virus sembrava colpire al cuore di tutto ciò che è italiano e tentare di distruggerlo. Gli italiani si salutano con due baci sulle guance e bevono insieme il caffè al bancone del bar. Gli italiani a volte non sono esattamente disciplinati e capita di vederne qualcuno saltare una fila.

Eppure, l'Italia e gli italiani hanno fatto quadrato. Sono rimasti a casa, hanno rispettato il distanziamento sociale, hanno indossato le mascherine e sono stati in fila, a volte per ore, davanti ai supermercati.

Gli italiani hanno rispettato le regole e accettato un durissimo colpo alla loro economia e ai loro bisogni, con perdite finanziarie capaci di ridurre in povertà singoli individui e intere famiglie. Con grande spirito di sacrificio, dando prova di uno straordinario senso di unità nazionale, l'Italia ha fronteggiato la minaccia invisibile.

Era dovere di noi giornalisti documentare anche questo. E lo abbiamo fatto, raccontando di chi intonava l'inno nazionale sui balconi e chi metteva generi alimentari nei cestini a disposizione di chi non poteva permettersi di acquistarli.

Compito del giornalista è anche dar conto delle vulnerabilità e delle criticità relative a ogni vicenda. L’Italia è stata particolarmente esposta a questa crisi. Con quasi un quarto della popolazione sopra i 65 anni, il virus ha costituito una minaccia molto più seria che in altre nazioni più giovani. Il prezzo sono state decine di migliaia di morti. E noi abbiamo raccontato anche questa storia: le bare, i camion militari, la disperazione dei familiari che non hanno potuto assistere i loro cari o organizzare un funerale adeguato.

E naturalmente c'eravamo quando è iniziata la fase due, quando gli italiani, prima di altri Paesi occidentali, sono usciti dalle loro case e hanno cominciato a vivere nell'era del Covid-19. Baristi e parrucchieri con maschere protettive sul viso, pannelli di plexiglas nelle banche e nei bar, e termometri agli ingressi di locali ed edifici.

Ancora una volta, gli italiani hanno accettato e si sono adeguati. Molti di noi provengono da Paesi che hanno gestito il virus in maniera diversa, dove i battibecchi, la mancanza di unità o l’arroganza hanno ostacolato il bene pubblico. L'Italia invece, è assurta ad esempio e noi, come Stampa Estera, eravamo qui per raccontarlo. Vorremmo quindi avvalerci della mostra “LOCKDOWN ITALIA visto dalla Stampa Estera” per mostrare agli italiani quello che noi giornalisti stranieri abbiamo riferito al mondo.

Per questa mostra, abbiamo scelto foto scattate da fotografi di undici Paesi, molti dei quali hanno messo a rischio la propria incolumità per catturare immagini di grande potenza. A tutti, il nostro grazie per il loro l’eccezionale lavoro."

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L’Associazione della Stampa Estera in Italia

L’Associazione della Stampa Estera in Italia nasce nel 1912 a Roma ed è al giorno d’oggi la più grande organizzazione di corrispondenti esteri nel mondo. Ne fanno parte oltre 400 giornaliste e giornalisti da oltre 50 paesi con sede a Roma, ma anche circa 90 soci della sede di Milano, che insieme rappresentano 112 quotidiani, 70 periodici, 35 agenzie stampa, 43 radio e 82 televisioni. La sede in via dell’Umiltà 83 è il centro nevralgico dove non solo lavorano i corrispondenti, ma si svolgono le conferenze stampa e gli incontri con le personalità italiane della politica, dell’economia, della cultura e dell’innovazione - un ponte ideale tra l’Italia e il mondo.  

Per maggiori informazioni


Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura:

E: l.vincenti@zetema.it

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