Radiazione ultravioletta solare e COVID-19: c’è una relazione? .COMUNICATO ACCADEMIA DI MEDICINA DI TORINO

nov 17, 2020 0 comments

 Radiazione ultravioletta solare e COVID-19: c’è una relazione?

Da questa domanda ha preso spunto uno studio italiano, in pubblicazione sulla rivista

Science of the Total Environment” (Link), coordinato da Giancarlo Isaia, Professore di

Geriatria all’Università di Torino e Presidente dell’Accademia di Medicina, e da Henri

Diémoz, Ricercatore dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Valle

d’Aosta. Al lavoro hanno partecipato ricercatori dell’Università di Bologna e di Sapienza

Università di Roma, dell’ENEA (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo

Sviluppo Economico Sostenibile), della Città della Salute e della Scienza di Torino e delle

Agenzie per la Protezione dell’Ambiente di Alto Adige,Veneto, Piemonte e Puglia.

Lo studio ha esplorato la possibilità che l’evoluzione dell’epidemia COVID-19 veda

coinvolti, tra i molteplici meccanismi di trasmissione, non solo l’interazione tra le persone,

ma anche alcuni fattori ambientali: per questo, è stata valutata la diffusione spaziale

dell’epidemia in Italia durante il periodo della sua prima ondata (febbraio-maggio 2020),

caratterizzata da un maggior impatto nelle regioni settentrionali, ed è stata evidenziata una

correlazione statisticamente molto significativa fra il numero di decessi e di pazienti affetti

da COVID-19 in ciascuna regione italiana e l’intensità della radiazione ultravioletta (UV)

solare, valutata alla superficie terrestre, in tutte le regioni, mediante rilevazioni sia

satellitari che al suolo. Sono, inoltre, emerse correlazioni, sebbene meno significative

rispetto a quella con la radiazione UV, anche con altre variabili, ambientali (la temperatura

dell’aria), sociali (il numero di residenti in RSA) e cliniche (la mortalità media per malattie

cardiovascolari e diabete).

I risultati di questo studio statistico sono coerenti con i possibili effetti benefici, descritti

nella recente letteratura scientifica, della radiazione UV solare sulla diffusione del virus

SARS-CoV-2 e sulle sue manifestazioni cliniche: risulta infatti, che la radiazione UV è in

grado sia di neutralizzare direttamente il virus, sia di favorire la sintesi di vitamina D che,

per le sue proprietà immunomodulatorie, potrebbe svolgere un ruolo antagonista

dell’infezione e delle sue complicanze cliniche. Di conseguenza, gli autori suggeriscono

l’opportunità di approfondire lo studio di queste tematiche con ulteriori ricerche di tipo

clinico, e sottolineano l’importanza di disporre di una rete di misure coordinate della

radiazione ultravioletta sul territorio italiano. Auspicano, inoltre, che vengano organizzate

campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sugli effetti sia positivi che negativi

dell’esposizione alla radiazione solare e sul consumo alimentare di cibi contenenti la

vitamina D, oppure la sua supplementazione farmacologica, sempre sotto controllo

medico. Compensare l’ipovitaminosi D, molto diffusa nel nostro Paese, potrebbe infatti

contribuire al contenimento della pandemia, soprattutto nei soggetti anziani e fragili, come

peraltro già sostenuto (Link) da Giancarlo Isaia e da Enzo Medico dell’Università e

dell’Accademia di Medicina di Torino.

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