L’EUROPA E GLI INTERESSI (DIMENTICATI) DEGLI EUROPEI

set 8, 2023 0 comments


Di Dario Rivolta 

E’ risaputo che fare scelte economiche di qualunque tipo è come avere una coperta troppo corta: se tiri da una parte, un’altra si scopre. Anche se nei vari centri decisionali ci fossero i migliori economisti del mondo sarebbe impossibile perfino per loro fare delle scelte che accontentino tutti e che non creino privilegiati e penalizzati. Naturalmente si deve supporre che chi governa, pur conscio di quanto sopra, cerchi di decidere in modo da penalizzare il meno possibile la maggioranza della popolazione e puntino a migliorare, col tempo, anche la posizione di chi viene temporaneamente danneggiato.
Purtroppo, a volte mi viene il dubbio che almeno alcune delle scelte fatte dai nostri politici ed economisti in Europa non siano il frutto di valutazioni accurate e lungimiranti ma che, al contrario, derivino da totale inadeguatezza alle posizioni che ricoprono. Devo far risalire le loro decisioni ad una loro incapacità congenita poiché, se così non fosse, sarei piuttosto obbligato a pensare molto di peggio nei loro confronti.
Partiamo dalle scelte della Banca Centrale Europea. La dottrina economica monetaria ha sempre sostenuto che per combattere l’inflazione occorre aumentare il costo del denaro in modo da penalizzare la domanda. Riducendo quest’ultima, è regola del libero mercato supporre che i prezzi siano condannati a scendere. Ciò, ovviamente, davanti ad una capacità dell’offerta che non muti. Tuttavia, dopo il Covid-19 che aveva compresso la domanda e contemporaneamente penalizzato l’offerta, la prima ha accennato a ripartire subito dopo l’emergenza sanitaria ma la seconda non è riuscita a starle dietro. Ci si aspettava che i prezzi mondiali delle materie prime ricominciassero a salire ma ciò, dopo un fugace bagliore, non è avvenuto. Ci si attendeva che i commerci mondiali riprendessero maggior vigore e invece abbiamo visto alcuni settori produttivi mancare della sufficiente disponibilità di necessari componenti con un conseguente aumento del loro costo. Nel frattempo sono aumentate le tensioni politiche internazionali e le sanzioni imposte alla Russia (con relative contro-sanzioni) hanno portato all’aumento del prezzo degli idrocarburi che, anziché via gas/oleo-dotto in Europa ha cominciato ad essere acquistato dagli USA (o dal Qatar) a prezzi quasi quadruplicati.
E’ sotto gli occhi di tutti che l’attuale inflazione non è oggi data da una domanda troppo forte, bensì da un’offerta debole e sempre più costosa. In queste condizioni, aumentare il costo del denaro non può che aumentare ulteriormente i costi di produzione e scoraggiare gli investimenti. Inoltre, esiste il forte rischio che i ceti economicamente più deboli vedano ridursi pesantemente il loro potere d’acquisto (anche a causa dell’innalzamento dei costi del mutuo/casa). Nessuno dubita che, col tempo, il mercato trovi un nuovo equilibrio e che anche l’inflazione possa ridursi, ma la storia dell’economia ci insegna che le scelte monetarie hanno bisogno di tempi lunghi per funzionare e, intanto, i più malmessi pagano le spese, anche piuttosto pesanti. Disoccupazione, fallimenti, crescita della povertà…
Un osservatore fiducioso ed ottimista può sostenere che le banche centrali occidentali (BCE e FED) siano ben consapevoli delle suddette conseguenze e che, pur sapendo che gli aumenti dei tassi d’interesse non avranno conseguenze a breve, occorre dare l’impressione a politici e consumatori che così facendo si combattono le aspettative d’inflazione e che questo fattore psicologico avrà certamente un effetto positivo su tutto il mercato e sull’inflazione stessa. Personalmente mi permetto di dubitarne.


Di là da quanto decidono la FED e la BCE, mi viene da chiedermi qual sia piuttosto la logica che ha spinto e i nostri governi europei a sposare acriticamente le campagne americane anti-russe. Perfino ai tempi della guerra fredda i governi europei, di qualunque colore fossero, hanno sempre cercato di avere rapporti economici positivi con Mosca. Compravamo gas e petrolio a buon prezzo, e in maniera continuativa, con contratti di lungo termine, così come facevamo con altre materie prime e semi-lavorate. In cambio vendevamo ai sovietici macchinari, prodotti finiti e, a volte, alimentari. Caduta l’URSS la Russia si è aperta ancora di più e ai prodotti base si sono aggiunti tanti altri beni di consumo, dai necessari ai voluttuari. Inoltre, la scarsa produttività del lavoratore medio russo lasciava supporre di non essere in condizione, per molti anni, di poter creare una reale concorrenza ai nostri produttori. Cosa di meglio per l’Europa che avere un interlocutore che domanda capitali e know how (che noi abbiamo) o offre in cambio materie prime a basso costo e un mercato quasi vergine desideroso di comprare i nostri prodotti?
Non ci si racconti che si tratta di una guerra tra la democrazia (la nostra) e l’autocrazia (quella russa). Chiunque conosca l’Ucraina sa bene che non è mai stato un Paese che ha goduto di poteri democratici ed è fin dalla sua indipendenza il Paese più corrotto d’Europa. Persino la BEI e il FMI hanno dovuto sospendere i possibili aiuti perché finivano nelle tasche dei locali oligarchi mentre il popolino sopravviveva a stento o doveva spingere le proprie donne ad emigrare. Siamo sempre e comunque i difensori della democrazia? Guardiamoci con sincerità: i nostri cari alleati e amici sono tutti Paesi democratici? Arabia Saudita, Qatar, Emirati, Turchia, Polonia ecc. sono chiari esempi di democrazia liberale? E poi, quando mai, di là dalla propaganda delle parole, gli USA e tutto l’Occidente hanno fatto qualche guerra davvero per la democrazia? Nemmeno la seconda guerra mondiale fu condotta per difendere i valori ideali che, purtuttavia, sono stati sventolati a destra e a manca per motivare le truppe e le opinioni pubbliche di Paesi amici e nemici. Ma, si dice: la Russia ha violato il diritto internazionale. Vero. E cosa ha fatto la NATO in Kossovo? E gli USA e GB in Iraq? In tutti questi due casi le guerre furono scatenate senza alcuna autorizzazione dell’ONU e ciò avvenne senza nemmeno la scusante di un veto poiché non ci fu voto nell’Assemblea. Cosa dire poi dell’Iran di Mossadeq, del Cile, di Panama, di El Salvador, di Cuba etc. ? Enumerare tutti gli interventi aggressivi effettuati dagli americani dalla loro fondazione ad oggi sarebbe troppo lungo. Ricordate come il Texas divenne americano? E le Hawaii? E la guerra ispano-americana? Quindi non si parli di difesa della democrazia. In politica internazionale i “valori” sono soltanto e sempre coperture per interessi molto più prosaici. Tuttavia, i sostenitori di questa guerra per procura contro la Russia sostengono sia indispensabile sostenere l’Ucraina per rispondere all’aggressività e al desiderio espansionistico di Mosca. Per vedere la verità basta guardare la carta geopolitica dell’Europa. Dove arrivava la Russia quando cadde l’URSS? E dove arrivava la NATO? Chi, contro l’evidenza, sostiene che il pericolo di aggressione venga da Mosca mente sapendo di mentire.
Tutti sappiamo, se non mentiamo a noi stessi, che le vere motivazioni di questa guerra, come e perché sia cominciata vanno cercate nelle decisioni di oltre-atlantico e nei loro più supini vassalli nel nostro continente. A proposito di vassalli: come mai la distruzione dei gasdotti North Stream I e II non ha suscitato immediatamente una forte reazione di tutta la UE per la ricerca dei colpevoli? Uno Stato membro dell’Unione è stato colpito da un atto terroristico di tale gravità da causare il disastro economico che sta colpendo da quel momento la Germania. Un giornalista americano molto stimato, Seymour Hersh già premio Pulitzer, ha documentato con molti dettagli chi, come e quando ha compiuto l’attentato: gli Stati Uniti! Cioè un Paese solitamente considerato come nostro alleato. Certo, ammetterlo pubblicamente non potrebbe restare senza conseguenze e allora la pavidità del governo di Berlino, debole, insipiente, e probabilmente sotto ricatto, ha taciuto inventandosi inchieste che sembrerebbero identificare in sconosciuti ucraini la responsabilità di quanto accaduto. 

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.

FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://www.notiziegeopolitiche.net/leuropa-e-gli-interessi-dimenticati-degli-europei/

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