Uno dei simboli più conosciuti della cultura cinese è il drago, che nel corso della storia si è caricato di così tanti significati da risultare quasi ermetico a qualsiasi tentativo di interpretazione.
Il drago è una creatura leggendaria che da millenni popola l’immaginario collettivo di molte culture diverse. Non si sa esattamente l’origine di questo animalone verde ruttafuoco, ma di sicuro la sua figura, spesso associata al malvagio, è protagonista delle tradizioni di popoli sparsi in tutto il mondo: Dall’antica Grecia alla Babilonia, dal Messico all’Oriente.
Mentre in Occidente si narra di valorosi cavalieri in calzamaglia che si prodigano eroicamente per sconfiggere l’animalone cattivo e liberare la donzella , il drago cinese è una figura benigna, che simboleggia il vigore maschile e la fertilità. È una delle icone più utilizzate, sin dall’antichità, come motivo decorativo nell’arte e nelle feste popolari e gli imperatori cinesi, già a partire dalla dinastia degli Han (206 a.C. – 220 d.C.), hanno eletto il drago come simbolo imperiale.
Il drago cinese viene descritto come la “cavalcatura dell’imperatore del cielo”, figlio delle nuvole, in grado di chiamare il vento e la pioggia e di aiutare in battaglia. Ha il corpo sepentiforme ricoperto di squame, non ha ali ma è comunque in grado idi volare. Ha il muso di coccodrillo, la criniera di un leone, gli artigli di un falco e le zampe di tigre; gli occhi come quelli di un gambero e le orecchie come quelle di un bue. È dotato di lunghi baffi e di una cresta che corre lungo tutto il corpo fino alla coda. Considerato una creatura magica, secondo la tradizione il drago è in grado di rendersi invisibile, di rimpicciolirsi fino alle dimensioni di un baco da seta, oppure di diventare tanto grande sin da riempire lo spazio tra il cielo e la terra.
Secondo tradizione popolare, il drago cavalca le nuvole ed è il portatore delle piogge e del vento. Veniva
quindi adorato affinché portasse le piogge per l’irrigazione delle coltivazioni. Una rappresentazione pittorica ricorrente in Cina raffigura due draghi tra le nuvole intenti a giocare con un tuono (talvolta sotto forma di perla): questo ‘gioco’ sarebbe il preludio dell’arrivo delle piogge. La parola cinese utilizzata per indicare il drago è “long”, e le scritture antiche ne distinguono quattro tipi: I più importanti sono i “draghi del cielo” (tian long), che simboleggiano la potenza rigenerativa del paradiso e l’imperatore. Poi ci sono i “draghi-spirito” (shen long), che controllano le piogge, il vento e le nuvole. Poi ancora i “draghi della terra” (di long), che portano la primavera e controllano i corsi d’acqua; ed infine i “guardiani del tesoro” (fu can long), considerati un po’ come i nostri angeli custodi.
I significati simbolici di questa figura mitologica benevola cambiarono di continuo nel corso dei secoli: fin dai tempi antichi era considerato un simbolo di buona fortuna come la tigre bianca e la tartaruga. In Cina settentrionale, durante i festeggiamenti del capodanno cinese così come in occasione di matrimoni, gruppi di figuranti formano un lungo serpentone con la testa a forma di drago. In queste occasioni la danza è di auspicio alla prosperità ed alla fertilità.
Spesso la figura di drago è associata al numero nove: un numero porta fortuna per i cinesi. Ecco che l’isola di Kowloon della città di Hong Kong viene appunto chiamata “l’isola dei nove draghi”.
La figura del Drago si è sviluppata in Cina più di 4000 anni fa, si è sviluppata in sincronia con la nazione cinese e si è unita alla storia, l’ideologia, le religioni, la mitologia, la letteratura e l’arte, il folklore, con ricche motivazioni interne e forza suggestiva. Oggi, scomparsa la superstizione, alla gente piace il drago come portafortuna della nazione e la bella immagine e lo spirito di lotta del drago sono diventati un simbolo della nazione cinese e dello stato.
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