La cannabis terapeutica riduce gli attacchi di emicrania e previene il mal di testa, secondo un nuovo studio

gen 21, 2016 0 comments
Di Raffaele Riccio
Secondo uno studio americano pubblicato sulla rivista scientifica ‘Pharmacotherapy‘ la cannabis ridurrebbe il rischio di emicrania e preverrebbe il mal di testa. I ricercatori hanno preso in esame 121 soggetti con evidenti attacchi di emicrania nel corso del mese, 103 dei quali hanno riscontrato un notevole riduzione degli attacchi, passati da una media di 10,4 a 4,6. Lo studio ha quindi evidenziato una correlazione tra la cannabis ad uso terapeutico con una riduzione della frequenza di emicranie.

Laura Borgelt, autrice della ricerca, la cannabis ad uso terapeutico è un farmaco e può avere anche effetti collaterali.

“Abbiamo riscontrato un graduale miglioramento nei pazienti . Come ogni altro farmaco, anche la marijuana ha potenziali effetti benefici e possibili effetti collaterali. E’ dunque importante che le persone capiscano e siano consapevoli che usare la cannabis a scopo terapeutico può avere anche effetti collaterali”.
I volontari ai quali era stata diagnosticata l’emicrania sono stati trattati con diversi tipi di marijuana nel periodo tra gennaio 2010 e settembre 2014. Molti dei partecipanti avevano già fatto uso di tali sostanze prima dell’inizio dello studio, circa i 2/3. Gli scienziati hanno notato che l’inalazione sembrerebbe favorire il trattamento delle emicranie acute. Allo stesso tempo, la cannabis edibile previene il mal di testa.
Non è ancora chiaro come possa la marijuana incidere positivamente sull’emicrania, tuttavia gli scienziati sono certi di aver trovato recettori dei cannabinoidi in tutto il corpo, inclusi cervello, tessuti connettivi e sistema immunitario. Questi recettori avrebbero proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche. In più, i cannabinoidi potrebbero anche influenzare neurotrasmettitori importanti come serotonina e dopamina.
“Pensiamo che la serotonina possa avere un ruolo importante  nell’emicrania, stiamo ancora lavorando per capire che ruolo abbiano i cannabinoidi in questa condizione”, continua Borgelt.
Secondo la ricercatrice i risultati sono stati importanti, ma bisogna necessariamente continuare con la ricerca ed ulteriori studi.Bisognerebbe capire quale possa essere la concentrazione ideale di somministrazione della cannabis come accade negli studi sulla droga, solo in questo modo si avrebbe un quadro più completo. Tuttavia, Borgelt sottolinea che questi studi al momento non sono consentiti negli Usa a causa delle leggi federali anti-droga.

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