Lo scandalo dei laogai in Cina e negli Stati Uniti

mag 9, 2012 0 comments
0810prison
Da Mazzetta
La Cina espelle una corrispondente di al Jazeera dopo che l’emittente ha mandato in onda un servizio sui Laogai. Ma anche negli Stati Uniti, dove ha casa la battaglia contro i Laogai cinesi, la pratica del lavoro forzato è una realtà
La decisione del governo cinese, che ha cassato il visto della giornalista senza concederne altre all’emittente, lascia al Jazeera orfana delle corrispondenze dalla Cina. Il documentario non dice niente di nuovo. Intervista Harry Wu, storico alfiere cinese della lotta contro i Laogai riparato negli Stati uniti e descrive un sistema per il quale i prigionieri delle carcere cinesi sono affittati ad imprenditori che poi operano come terzisti, anche per i grandi marchi dell’export, dissimulando in questo modo l’apporto di questa particolare manodopera. Wu è anche il paladino di gruppi di vecchi anti-comunisti ora anti-cinesi vicini alla destra americana, che però ai diritti civili degli americani porgono poca attenzione.
La concezione comunista della rieducazione-riabilitazione del reo o del soggetto deviante dall’ortodossia ideologica attraverso il lavoro, informa ancora il sistema carcerario cinese e l’esistenza dei laogai non deve stupire, nonostante l’assonanza con la parola lager che evoca tristi ricordi e nonostante l’orrore che le pratiche descritte nel documentario possono suscitare in alcuni, sistemi simili ai laogai sono in vigore in molti altri paesi, primi fra tutti gli Stati Uniti.
Gli USA hanno la popolazione carceraria forse più alta al mondo in termini percentuali, spesso ospitata in carceri gestiti da società private, buona parte della quale lavora in condizioni non dissimili da quelle dei laogai, che giustamente in Occidente fanno gridare alla schiavitù.
Che differenza c’è tra il cinese nel laogai e il detenuto americano che lavora per un’azienda bellica americana a ventitrè centesimi di dollaro l’ora senza le protezioni e la “sicurezza” garantita ai suoi colleghi liberi? Che differenza c’è tra il cinese che laora per “rieducarsi” e l’americano al quale è offerto “il privilegio” di lavorare? Che differenti alternative Hanno il cinese e l’americano, se il rifiuto di lavorare comporta per entrambi la cancellazione di diritti come le ore d’aria e di socialità, l’isolamento, le botte da parte dei secondini o un allungamento della pena per una condotta non buona?
Un fenomeno che negli Stati Uniti si è diffuso al punto di determinare la chiusura di stabilimenti produttivi, perché quelle produzioni sono state spostate nelle carceri e al punto da trasformare i gestori delle carceri in fornitori di manodopera low-cost alle principali industrie del paese, su tutti i marchi più famosi. Tutto alla luce del sole, alcune di queste sono persino società quotate. Un fenomeno che negli Stati Uniti è culturalmente accettato senza grossi problemi, anche per questo Hu  e gli aticomunisti d’antan che lo hanno sempre sostenuto non hanno mai avuto un gran successo, agli americani l’idea dei lavori forzati piace tantissimo e negli USA sono diffusissimi, anche se non previsti da nessun codice.
Non diversamente nel nostro paese, dove la distanza culturale tra la cultura che informa il codice penale e quella che esibiscono politici ed opinione pubblica è enorme e dove le pene dei carcerati non commuovono nessuno. Al contrario non è difficile ascoltare richieste per l’introduzione anche da noi dei lavori forzati e tutta una serie di banalità per le quali le carceri sarebbero alberghi e i detenuti dei fortunati parassiti mantenuti dalla brava gente che lavora.
Se i cinesi se ne fossero resi conto, probabilmente non avrebbero reagito minimamente al documentario di al Jazeera, ma evidentemente scontano ancora qualche ritardo che li mostra ingenuamente preoccupati per una questione di civiltà che invece, nei paesi che si propongono come fari di civiltà, è già stata affondata miseramente in favore della barbarie e dello sfruttamento.

Fonte: http://ienaridensnexus.blogspot.it/2012/05/lo-scandalo-dei-laogai-in-cina-e-negli.html

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