L'IMMORALITA' DELLO STATO. IL CASO DELLE COPPIE OMOSESSUALI

lug 31, 2012 0 comments
Di Weierstrass
 Contributor Riecho Economia e Libertà
Spesso accade che la politica si interessi ai cosiddetti "temi etici" (eutanasia, testamento biologico, fecondazione assistita, omosessualità etc), di modo che periodicamente nascono e muoiono accesi dibattiti su di essi. Sfugge ai più il fatto che lo Stato non abbia alcun diritto di intromettersi in tali questioni, poiché si tratta di scelte che competono ai singoli individui.

Come case study, consideriamo il dibattito riguardante il matrimonio tra persone omosessuali. C'è chi sostiene che lo Stato dovrebbe permetterlo, c'è chi sostiene di no. Domanda: da cosa nasce questo dibattito? Non certo dalla fatto che esistono omosessuali ed eterosessuali. Il problema di fondo consiste nel potere statale di stabilire chi si può sposare e chi no. Cosa è il matrimonio civile, attualmente, se non un'ingerenza dello Stato nella vita privata di due persone? Se non esistesse, ogni coppia potrebbe siglare un contratto (magari soprannominato "matrimonio") con le regole/clausole che più le aggradano. Per esempio, i due contraenti potrebbero scegliere di mettere in comune i rispettivi patrimoni; oppure di permettere la reciproca conoscenza dei dati medici; o, ancora, di stabilire l'affidamento degli eventuali figli in caso di chiusura del contratto (magari soprannominata "divorzio"). E così via. Non c'è alcun motivo logico per cui lo Stato debba controllare e regolamentare un contratto di questo tipo. Solo gli individui possono sapere quali condizioni contrattuali sono più opportune per la loro situazione. In nessun modo un burocrate può sapere cosa è meglio per il singolo cittadino - constatazione che peraltro è verificata in ogni ambito della vita.

De-statalizzando il matrimonio civile si risolverebbe di colpo qualsiasi questione etica ad esso legata. Nulla impedirebbe a una coppia (indipendentemente dal fatto che sia eterosessuale o no) di convivere secondo le regole pattuite dai suoi due membri. Dando per scontata la libertà individuale di disporre dei propri averi, nessuno - nemmeno chi, oggi, è contrario ai matrimoni tra omosessuali - avrebbe qualcosa da obbiettare di fronte ai contratti sopra descritti. Ovviamente le coppie sarebbero libere di praticare matrimoni religiosi, purché conformi alle norme della religione scelta. Probabilmente le coppie omosessuali non potrebbero ottenere un rito cattolico, ma ciò non violerebbe la libertà di alcuno: non si può infatti obbligare una persona (p.e. un prete) ad agire contro i suoi principi morali, costringendola ad approvare qualcosa che invece disapprova. La libertà religiosa va rispettata tanto quanto le altre. D'altra parte, nulla vieta la nascita di religioni che approvino l'omosessualità. 

Si può argomentare che legalizzare i matrimoni civili (gestiti dallo Stato) tra omosessuali sia una valida alternativa. Non è così: lo Stato non può e non deve gestire cose che competono agli individui. Il fatto che i politici ambiscano ad amministrare ogni aspetto della vita di una persona (o di una coppia) non giustifica nulla, anzi è ciò che più viene contestato da chi vuole preservare la libertà individuale. Infatti, in questo caso, il passo successivo sarebbe quello di obbligare per legge le istituzioni religiose a praticare matrimoni omosessuali. Non si tratta di obiezioni ipotetiche, ma di proposte e leggi concrete; in un sistema che ritiene lecito l'intervento statale, è un'eventualità che può presentarsi. E' allora preferibile un sistema in cui non sia possibile tale eventualità.

Una questione più spinosa riguarda l'adozione di bambini. In realtà, l'unico problema consiste nello stabilire chi sia responsabile del bambino; una volta appurato ciò, spetta a tale persona/ente decidere se affidarlo o no a una coppia omosessuale. Supponendo (*) che solo i genitori siano responsabili del proprio figlio, spetta a loro decidere a chi eventualmente affidarlo. Se per qualche motivo decidono di affidarlo a un orfanotrofio o casa-famiglia, la responsabilità passa a quest'ultimo/a. In un sistema privo di burocrati, l'orfanotrofio (o casa-famiglia) sarebbe un ente privato con determinate regole, a cui si rivolgerebbero solo le persone che le accettassero volontariamente. Al contrario, l'intervento statale genera (o amplifica) conflitti etici: se lo Stato può stabilire a chi affidare un bambino e a chi no, ci saranno persone favorevoli all'affidamento verso coppie omosessuali e ci saranno persone contrarie. Entrambe le parti saranno ugualmente "giustificate" a fare pressioni sul Governo affinché modifichi o mantenga le leggi attuali in materia. 

Lo Stato è immorale perché impone la sua volontà, anziché rispettare le scelte delle singole persone. Ciò porta a una guerra continua tra gruppi che, per essere liberi di agire come credono, sono costretti a imporsi gli uni sugli altri per mezzo di leggi parlamentari. Come abbiamo visto, l'unico modo per appianare tali conflitti è estromettere politici e burocrati dalle scelte etiche degli individui; del resto si tratta di questioni troppo importanti per lasciarle nelle mani dei funzionari pubblici, sulla cui affidabilità è bene stendere un velo pietoso.
 (*) Non si pretende qui di stabilire se il bambino debba essere responsabile di se stesso o se lo debba essere solo a partire da una certa età. Si esclude solo che la responsabilità spetti allo Stato, analogamente alla visione liberale per quanto riguarda gli adulti.

Fonte:http://riecho-economiaeliberta.blogspot.it/2012/07/limmoralita-dello-stato-il-caso-delle.html

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