L’Isis, per la prima volta, va all’attacco anche in Arabia Saudita: i jihadisti dello stato islamico hanno rivendicato l’attentato kamikaze che nell’est del paese ha devastato una moschea sciita, causando la morte di una ventina di persone e il ferimento di oltre 100 fedeli.
Questo mentre la Coalizione guidata dalla stessa monarchia del Golfo ha ripreso intensi i raid aerei contro postazioni di miliziani sciiti in Yemen, sostenuti almeno politicamente dall’Iran, storico rivale della casa dei Saud. In un nuovo bilancio diffuso dall’Onu, in due mesi di attacchi aerei sono stati uccisi in Yemen oltre 200 minori.
Su un account Twitter indicato come braccio mediatico dell’Isis, si afferma che Abu Amer an Najdi, originario dunque della regione saudita del Nejed, si è «infiltrato nel tempio» degli sciiti e si è fatto esplodere durante la preghiera del venerdì.
L’Isis si dice ostile sia degli sciiti e dell’Iran, sia del regime dei Saud, considerato usurpatore del titolo di «custode dei due luoghi santi», Mecca e Medina, città sante dell’Islam.
L’esplosione di stamani nell’est dell’Arabia Saudita ha colpito dedicata all’imam Ali, quarto califfo dopo Maometto e prima guida politico-religiosa degli sciiti, nel sobborgo di Qadih, alla periferia di Qatif, principale centro dell’omonima regione costiera sul Golfo.
L’area, ricca di risorse energetiche, è abitata in prevalenza da sciiti e vive da decenni un forte antagonismo col governo centrale di Riad, sospettoso nei confronti di una comunità accusata da più parti di fare il gioco della Repubblica islamica, dall’altra parte del contestato mare.
Dall’altra parte della Penisola araba, l’aviazione saudita e dei Paesi alleati a Riad - tra cui Marocco e Giordania - ha condotto nuovi attacchi contro postazioni degli Huthi a Sanaa, la capitale dello Yemen, e nelle roccaforti settentrionali di Saada. Testimoni oculari a Sanaa, citati da media di stampa panarabi, affermano di aver visto colonne di fumo levarsi da caserme sui monti Nuqum, attorno a Sanaa.
Da Ginevra, l’alto commissariato per i diritti umani dell’Onu ha diffuso un aggiornamento a oggi del bilancio delle vittime della campagna della coalizione filo-saudita, cominciata lo scorso 26 marzo, contro i ribelli filo-iraniani: 1037 civili uccisi, tra cui 130 donne e 234 minori. Nel bilancio non si tiene però conto delle vittime delle violenze in corso in Yemen dall’inizio dell’offensiva militare degli Huthi, nel settembre scorso, contro le regioni centro-meridionale del Paese.
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