L’evoluzione secondo Gurdjieff

ago 29, 2015 0 comments
Gurdjieff-Galaxy

Georges Ivanovič Gurdjieff (Alexandropol, 13 gennaio 1872 – Neuilly, 29 ottobre 1949) è stato un filosofo, scrittore, mistico e “maestro di danze” armeno. L’eredità lasciataci da questo grande maestro è tra le più preziose a cui possiamo far riferimento e, mai come oggi, il suo insegnamento si dimostra appropriato e necessario per contrastare l’inconsapevolezza e l’intorpidimento tipici dell’uomo moderno. Gurdjieff sosteneva che oggi l’uomo non è più in grado di funzionare armoniosamente né tanto meno di comprendere il suo funzionamento. Lo studio di Gurdjieff contemplava domande di natura esistenziale cercando di definire lo scopo della vita, in particolare quella dell’essere umano. Dopo diversi anni di ricerche e di pratiche, decise di presentare quanto aveva appreso in una forma oggettiva e comprensibile per il mondo occidentale sintetizzandola in un metodo capace di produrre un livello superiore di vitalità e consapevolezza.





Il suo programma prevede il raggiungimento di uno stato di equilibrio che coinvolge simultaneamente tutti i centri preposti all’interpretazione del “mondo” con cui ci relazioniamo. Il suo insegnamento integra l’essenza di diverse tradizioni religiose in un sistema di tecniche psicofisiche che conduce al superamento degli automatismi psicologici ed esistenziali che rendono l’essere umano medio simile ad una macchina, automatismi normalmente alimentati da una moltitudine di influenze esterne. Gurdjieff ci rivela così come realizzare i potenziali di un individuo grazie al “lavoro su di sé” ed era solito esprimere i suoi insegnamenti in tre forme: scritti, musica e movimenti, corrispondenti ai nostri centri intellettuale, emozionale e fisico.
Per descrivere il suo metodo distinse le strade per lo sviluppo interiore già conosciute:
  • La prima via, la “Via del Fachiro”, basata principalmente su un lavoro sul corpo.
  • La seconda, la “Via del Monaco”, basata principalmente su un lavoro sul sentimento.
  • La terza, la “Via dello Yogi”, basata principalmente su un lavoro sulla mente.
Secondo Gurdjieff, le “vie” tradizionali risultano inadatte alla vita dell’uomo occidentale, in quanto per essere efficaci richiedono l’abbandono della vita ordinaria per dedicarsi interamente ad esse. Intraprenderne una, o più di una, rispettandone la tradizione porterebbe forse a qualche risultato ma in un tempo piuttosto lungo e comunque favorendo uno sviluppo disarmonico di quei centri (intellettuale, emozionale, fisico) che dovrebbero lavorare in sinergia.
Il concetto di Quarta Via introdotto da Gurdjieff, detta anche la “Via dell’uomo astuto”, lavora invece sull’armonizzazione dell’uomo in tutte le sue parti costituenti permettendogli di poter continuare la propria vita quotidiana normalmente. Questa “via” implica la comprensione di un “Sapere” antichissimo, tramandato esclusivamente oralmente e per pratica diretta, con il quale l’uomo può risvegliarsi dal suo torpore, iniziare a conoscere se stesso e decidere finalmente di “Essere” in conformità a quanto imparato.
Ma come si pone il pensiero di Gurdjieff riguardo all’evoluzione umana? Benché il suo insegnamento sia già di per se un potente catalizzatore per l’evoluzione del singolo, il filosofo non considera questa eventualità una cosa semplice da conseguire, anzi ritiene che l’evoluzione collettiva sia strettamente collegata ai moti planetari come conseguenza della relatività che caratterizza tutto l’universo, quindi intrinsecamente lenta e possibile solo in particolari condizioni di “maturità”.
Quella che segue è una sintesi tratta dal libro Frammenti di un insegnamento sconosciuto di P.D. Ouspensky, un discepolo del grande maestro:
Qualcuno domandò durante una riunione: “Come si deve comprendere l’evoluzione?”.
“L’evoluzione dell’uomo, rispose G., può essere considerata come
l’evolversi in lui di quelle facoltà e di quei poteri che non si sviluppano
mai da soli, ossia meccanicamente. Solo questo tipo di sviluppo,
solo questo tipo di crescita caratterizza la vera evoluzione dell’uomo.
Non c’è e non può esserci alcun altro tipo di evoluzione.
“Consideriamo l’uomo nella fase attuale del suo sviluppo: la natura
lo ha fatto così com’è, e, preso collettivamente, da quanto si può vedere,
rimarrà tale e quale. I cambiamenti che potrebbero violare le
generali esigenze della natura non possono prodursi che per singoli
individui.”Per comprendere la legge dell’evoluzione dell’uomo è necessario
capire che, oltre un certo grado, questa evoluzione non è per nulla
necessaria, ossia non è necessaria alla natura in nessun momento del
proprio sviluppo. Per parlare con maggiore precisione, l’evoluzione dell’umanità
corrisponde all’evoluzione dei pianeti, ma il processo evolutivo
dei pianeti si svolge secondo cicli di tempo per noi infinitamente
lunghi. Nello spazio di tempo che può essere abbracciato dal pensiero
umano, nessun cambiamento essenziale può verificarsi nella vita dei
pianeti, e di conseguenza nessun cambiamento essenziale può verificarsi
nella vita dell’umanità.
“L’umanità non progredisce e neppure evolve. Ciò che ci sembra
essere progresso o evoluzione non è che una parziale modificazione che
può essere immediatamente controbilanciata da una corrispondente
modificazione nella direzione opposta.
“L’umanità, come il resto della vita organica, esiste sulla terra per
le necessità e gli scopi propri alla terra. Ed essa è esattamente ciò che
deve essere per rispondere ai bisogni della terra al momento attuale.
“Solo un pensiero così teorico e così separato dai fatti quale il pensiero
europeo moderno, poteva concepire che un’evoluzione dell’uomo
fosse possibile indipendentemente dalla natura che lo circonda, oppure
considerare l’evoluzione dell’uomo come una graduale conquista della
natura. Questo è assolutamente impossibile. Che egli viva, muoia, evolva
o degeneri, l’uomo serve egualmente le finalità della natura o, piuttosto,
la natura si serve allo stesso modo, sebbene forse per differenti
scopi, dei prodotti sia dell’evoluzione che della degenerazione. L’umanità,
considerata come un tutto, non può mai sfuggire alla natura,
poiché l’uomo agisce in conformità agli scopi della natura, anche quando
lotta contro di essa. L’evoluzione di grandi masse umane è opposta
alle finalità della natura, mentre quella di una piccola percentuale di
uomini può essere in accordo con tali finalità. L’uomo contiene in se
stesso la possibilità della propria evoluzione, ma l’evoluzione dell’umanità
nel suo insieme, cioè lo sviluppo di questa possibilità in tutti, gli
uomini o nella maggior parte di essi, o anche in un grande numero,
non è necessaria ai disegni della terra o del mondo planetario in generale:
questo anzi potrebbe essere pregiudizievole o persino fatale all’umanità.
Vi sono di conseguenza speciali forze, di carattere planetario,
che si oppongono all’evoluzione di grandi masse umane e che le
mantengono al livello in cui esse devono restare.
[…] “Ma, allo stesso tempo, le possibilità di evoluzione esistono e possono
essere sviluppate in individui distinti, con l’aiuto di conoscenze
e metodi appropriati. Tale sviluppo può soltanto avere luogo nell’interesse
dell’uomo, in opposizione alle forze e, si potrebbe dire, agli interessi
del mondo planetario. Una cosa l’uomo deve ben comprendere:
la sua evoluzione non è necessaria che a lui. Nessun altro vi è interessato,
ed egli non deve contare sull’aiuto di nessuno; infatti, nessuno
è tenuto ad aiutarlo e neppure ne ha l’intenzione. Al contrario, le forze
che si oppongono all’evoluzione di grandi masse umane, si oppongono
anche all’evoluzione del singolo. Spetta a ciascuno di eluderle. E se un
uomo può sottrarsi ad esse, l’umanità non lo può. Comprenderete più
tardi come questi ostacoli siano utili; se non esistessero bisognerebbe
crearli intenzionalmente, poiché soltanto vincendo degli ostacoli l’uomo
può sviluppare in sé le qualità di cui ha bisogno.
“Queste sono le basi per una visione corretta dell’evoluzione umana.
Non esiste evoluzione obbligatoria, meccanica. L’evoluzione è il risultato
di una lotta cosciente. La natura non ha bisogno di tale evoluzione;
anzi non la vuole e la combatte. L’evoluzione può essere necessaria
soltanto a colui che si renda conto della sua situazione e della possibilità
di cambiarla, e si renda conto che ha dei poteri che non usa e
delle ricchezze che non vede. Ed è nel senso della presa di possesso
di questi poteri e di queste ricchezze che l’evoluzione è possibile; ma
se tutti gli uomini o la maggior parte di essi comprendessero questo
e desiderassero di ottenere quello che loro spetta per diritto di nascita,
l’evoluzione, lo ripeto, diverrebbe impossibile. Ciò che è possibile
per il singolo è impossibile per le masse.

FONTE E ARTICOLO COMPLETO:http://statoquantico.it/levoluzione-secondo-gurdjieff/

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