La condizione della donna nel Terzo Reich secondo la storica Claudia Koonz

set 5, 2015 6 comments


Di Luca Leonello Rimbotti

La studiosa Claudia Koonz, qualche anno fa, rivelò la sua sorpresa allorché, dovendosi occupare del ruolo della donna sotto il Terzo Reich, scoprì che questo non corrispondeva affatto all’immagine comune di sudditanza e relegazione nell’ambito familiare, ma si presentava come una vera e propria rivendicazione storica della femminilità, da punto di vista sociale e politico. E anche sessuale, dato che in molti casi la giovane donna venne liberata dai moralismi di un tempo, legati al matrimonio o alla verginità.





Il Nazionalsocialismo non parlava, come oggi si fa, di “quote rosa”, come se la donna fosse una specie minorata da proteggere per legge. Più semplicemente, istituì addirittura un Frauenministerium, un Ministero delle donne, a capo del quale fu posta la Führerin Gertrud Scholtz-Klink.


Klink e Hitler, http://flashbak.com

Secondo il principio nazionalsocialista dell’autogoverno – del tipo “i giovani comandano i giovani”…- le donne furono messe nella condizione di comandare a se stesse, dotandosi di strutture proprie di aggregazione, di lavoro, di volontariato, di militanza. La Koonz non ha esitato a confessare il suo stupore quando, passando dai “si dice” ai fatti, si trovò davanti ad una realtà storica per molti versi imprevista: «Durante i miei studi sul ruolo della donna nel nazionalsocialismo soprattutto un paradosso mi aveva avvinto: nella Germania nazista le donne avevano avuto l’opportunità di costruire la più grande organizzazione femminile della storia, e questo con la benedizione del Partito nazista, del tutto maschilista e sciovinista. Era la realizzazione, sotto forma di un incubo, dei sogni di molte femministe del XIX secolo».


http://propagander2.tripod.com

Un’organizzazione propria, comandata da sole donne, significava dare a tutte – soprattutto ai milioni di donne normali – la possibilità di veder riconosciuto il loro ruolo sociale. Se l’emancipazione femminile liberale ha permesso soltanto a poche eccezioni, le “donne in carriera”, di incrinare l’egemonia maschile, le donne nazionalsocialiste volevano molto di più: volevano l’emancipazione e la mobilitazione di tutte le donne, comprese quelle semplici del popolo, quelle mai affacciatesi oltre le mura di casa, e alle quali mai nessun regime precedente aveva dato la possibilità di misurarsi con la realtà esterna. «Non abbiamo mai avuto interferenze maschili – ha affermato la Scholtz-Klink – potevamo fare ciò che volevamo».

Image
Klink, http://forum.christogenea.org


 E così, prima e dopo il 1933, nacquero per le donne inedite possibilità di lavoro, di attività per i poveri e di soccorso sociale, nuove occasioni di conoscere la società e di muoversi liberamente in essa, attraverso forme di attivismo e di volontariato, fino all’istituzione di un anno di lavoro per le giovani e alla militanza politica: le donne scendevano in strada insieme agli uomini, sfilavano, tenevano riunioni politiche con o senza uomini. È noto il fatto che Hitler andò al potere soprattutto grazie al voto femminile e che trovò sostegno, sin dagli esordi, proprio nelle donne: «Senza l’aiuto delle donne – confessò un giorno il Führer – quando uscii di prigione non avrei potuto riorganizzare il partito».
E tuttavia, pur entrando in massa nel Partito, dopo la presa del potere le donne nazionalsocialiste non si inserirono nei ranghi esistenti, ma crearono una propria gerarchia. Questo permise all’elemento femminile di non entrare in competizione con la preponderante presenza maschile, ma di combattere la propria battaglia di emancipazione con strutture proprie, spesso in parallelo, ma altrettanto spesso in alternativa alle strutture maschili. Ad esempio, la potente Frauenwerk, l’organizzazione femminile del lavoro, godendo di notevole autonomia, pensava solo a difendere gli interessi delle donne: posti di lavoro, carriera, assistenza sociale, sostegno alle famiglie in difficoltà…cose concrete, poca propaganda, molti fatti: «Le donne del Frauenwerk non si sarebbero mai limitate a fare tappezzeria: intendevano conseguire risultati importanti per tutto il popolo. Anziché eseguire i desideri degli uomini, esse avrebbero adempiuto alla loro missione con una notevole autonomia e tenendo presenti gli interessi specifici delle donne».


https://www.pinterest.com

Insomma, se da un lato l’ideologia veicolava l’immagine della donna tedesca custode della stirpe, madre di una schiera di figli sani e rubizzi, sacrario tradizionale della genealogia, dall’altro il dinamismo nazionalsocialista e la sua modernità permisero alle donne una vera fuoriuscita in massa dalla mentalità conservatrice precedente, mettendo l’elemento femminile in un ruolo di protagonismo sociale. Dal Partito nazionalsocialista, si arrivava persino ad incoraggiare le ragazze della BDM (organizzazione di massa femminile) a intraprendere una vera “contestazione” dell’antiquata mentalità borghese dei genitori, avviando processi di socializzazione e di responsabilizzazione mai visti prima.

BDM, https://www.warhistoryonline.com
Vecchi pregiudizi vennero ben presto superati: dai campus paramilitari tra ragazzi e ragazze della Hitlerjugend, con campeggi, sport, gare di tiro e vita promiscua (che attirò scandalizzati commenti borghesi specialmente nelle cattoliche Baviera e Austria), sino agli anni di guerra, che videro le donne tedesche sostituire gli uomini in fabbrica, negli uffici, nei servizi pubblici, poi nell’antiaerea e alla fine anche in trincea, quando si trovarono migliaia di donne e di ragazze cui non tremò il cuore nell’impugnare il panzerfaust davanti ai carri armati sovietici.

Combattente volontaria norvegese delle SS,http://demdeutschenvolke.tumblr.com

Commenti

  1. Quindi erano già alcuni passi avanti, rispetto a molti Paesi europei, primi fra tutti l'Italia.
    Molto interessante questo articolo, che fa anche capire perchè le donne furono grandi sostenitrici del Terzo Reich.
    Cristiana

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    1. Concordo, su certe cose nella Germania del periodo,sia di Weimar che nello stesso 3 Reich (nonostante tutto il male del regime nazista), erano assai più avanti rispetto ad altri paesi europei e non ...

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Sinceramente non ho capito quali sono i passi avanti che avrebbe fattola donna nel periodo del nazismo. Qualcuno me lo può riassumere in poche parole?

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    1. Erano alcuni passi avanti nella Germania del periodo, sia in quella di Weimar che,nonostante tutto, nel III Reich... rispetto alla stessa Italia ma anche ad altri diversi paesi occidentali, per il fatto che il loro ruolo non era solo quello di casalinga, ma potevano svolgere attività politiche,sportive,lavorative e anche militari, e in linea di massima non erano considerate inferiori e sottomesse all'uomo in sé e di per sé, come invece capitava in parti dell'Italia e di altri paesi...

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  4. Nella Germania nazionalsocialista la donna, per ammissione dello stesso Hitler :"E' stata sempre la più fedele compagna di vita e di lavoro dell'uomo". I diritti sociali introdotti sono il ""sintomo"" della visione del rapporto uomo-donna per i nazisti, quella della suddivisione dei lavori e della complementarità dei due sessi all'interno della società stessa.
    Dopotutto la società veniva vista come forma espansa del concetto di famiglia, e cioè un ambiente dove ogni elemento ha voce in capitolo ma hanno ruoli e compiti diversi.

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