È giusto imporre il crocifisso nelle scuole? Secondo l'arcivescovo cattolico Reinhard Marx no

mag 5, 2018 0 comments
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Di Alessio Mannino
Quante volte abbiamo dovuto subire la polemica sul crocifisso nelle aule scolastiche e nei luoghi pubblici in Italia? Un’infinità. E’ una diatriba tutta simbolica e tutta italiana che gli opposti estremismi, cattolico e laico, ci infliggono da quando è nata la Repubblica. Nella cui Costituzione, va ricordato, sono stati recepiti quei Patti Lateranensi di mussoliniana memoria che poi, nel 1984, Craxi, aggiornò ai tempi.
Ma in altre nazioni europee, i pastori del gregge di Santa Romana Chiesa non ne hanno mai fatto un motivo dirimente di scontro politico-religioso. Prendiamo la Germania, in cui i cattolici convivono coi protestanti. Là il presidente della Conferenza Episcopale tedesca, Reinhard Marx, in un’intervista alla Süddeutsche Zeitung ha attaccato il presidente del Land della Baviera, il cristiano-sociale Markus Söder, che la settimana scorsa ha varato una direttiva che impone di appendere il crocifisso in ogni locale pubblico: «chi lo vede solo come un simbolo culturale – ha dichiarato il prelato – non ne ha compreso il significato. La croce viene espropriata in nome dello Stato».
Parole chiarissime. Ma se non fossero abbastanza chiare, proviamo a tradurle: la Croce, immagine iconica del Cristianesimo, non è solo e non è tanto l’emblema di una civiltà storicamente sviluppatasi sotto la sua ombra, perché ciò sarebbe riduttivo e svilente rispetto al suo significato più autentico e profondo, che è di più e al tempo stesso di meno.
Di più, poichè a chi lo guarda con gli occhi della fede parla della fede in un Dio che si sarebbe fatto uomo prendendo su di sé la sofferenza di tutti gli altri uomini. Non certo, quindi, una generica trasfigurazione del sentimento sacro così come si è sedimentato nei secoli in Europa, ma l’adesione ad un mistero e ad una buona novella che è, o meglio dovrebbe essere, interiore, personale, spirituale, e non semplicemente esteriore, sociale, civile.
Ma, messo a confronto con la concezione che ne fa una bandiera, il crocifisso significa anche di meno, nel senso che si rivolge a chi, la suddetta fede, la possiede e la coltiva davvero, e non indiscriminatamente a chiunque abiti in un certo punto cristianizzato della Terra.
Non può essere, in ogni caso, il marchio, l’allegoria, la metafora visiva di uno Stato. Perché altrimenti, sembra dire Marx, si finirebbe col confondere paganamente Cesare e Dio, tornando al cesaropapismo che ha caratterizzato nel male i rapporti fra potere temporale e potere ecclesiale per tanto, troppo tempo.
Fonte e articolo completo: http://www.lintellettualedissidente.it/cartucce/reinhard-marx-crocifisso-scuola/

Titolo articolo originale: "È giusto imporre il crocifisso nelle scuole?"

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