Dalla Finlandia ha inizio la nuova era atomica europea

apr 21, 2023 0 comments


Di Francesca Salvatore

Mentre in Germania si chiude l’era atomica, con lo spegnimento delle centrali di Isard 2, Neckarwestheim ed Emsland, la Finlandia diventa protagonista di una vera rivoluzione copernicana in fatto di reattori nucleari. Un passaggio oltre il Rubicone avviatosi con l’era Merkel e che il conflitto in Ucraina ha soltanto finito per accelerare, scatenando nuovo dibattito in Europa.

La scelta della Finlandia: i reattori ad acqua pressurizzata

Il reattore finlandese di Olkiluoto3, dopo un test durato oltre un anno dovrebbe restare in funzione per almeno sei decadi e forse anche più. Con i suoi 1600 megaWatt sarà il più potente reattore europeo e avrà come obiettivi dichiarati quello di stabilizzare il prezzo dell’elettricità, coadiuvare la transizione verde finlandese nonché il viaggio verso l’autosufficienza energetica del Paese scandinavo, quasi orfano della produzione russa, come il resto d’Europa. Trattandosi del primo nuovo reattore europeo in quasi 20 anni, Olkiluoto 3 suscita molto interesse per via della tecnologia sulla quale è basato: si tratta infatti di un Epr (European Pressurized Reactor), figlio del connubio tra la francese Areva e la tedesca Siemens.

Questo tipo di reattori di nuova generazione promette di aumentare non solo la produzione, ma anche gli standard di sicurezza in un’Europa ancora tituba e memore dell’incidente di Chernobyl. Tecnicamente, un reattore ad acqua pressurizzata riscalda l’acqua normale pressurizzata in bobine sottili. Questa interagisce con l’acqua a bassa pressione al fine di creare vapore che alimenta le turbine. La normale acqua, nei vecchi reattori, era sostituita dall’acqua “pesante”, ovvero contenente un pesante isotopo dell’idrogeno. Questo tipo di reattore possiede quattro sistemi di raffreddamento di emergenza autonomi che possono raffreddare fino a tre anni dopo l’arresto del reattore. I difensori di questo tipo di tecnologia sottolineano che gli Epr sono a prova di perdite attorno al reattore (a proposito del fantasma di Chernobyl), ma soprattutto sono dotati di contenitori di riserva e area di raffreddamento in caso di perdita di materiale nucleare al di fuori del reattore. Il primo Epr è entrato in funzione nel 2018, per paradosso fuori dall’Europa: si tratta del cinese Taishan 1, seguito un anno dopo da Taishan 2.

Immagine panoramica del reattore Olkiluoto 3 in Finlandia. Foto: Epa/Tvo

Le scelte di Londra e Parigi

La scelta di Helsinki, e la concomitante svolta tedesca pongono l’Europa ad un bivio politico e tecnologico. Al contempo, infatti, Paesi come Gran BretagnaFrancia e Svezia pianificano nuovi sviluppi. Londra, ad esempio, guarda ormai al nucleare come fonte sostenibile per l’ambiente a cui destinare fondi e incentivi come per le rinnovabili. Non a caso, il cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt si è fatto portavoce del rilancio del Great British Nuclear che dovrebbe portare la Gran Bretagna alla produzione di un quarto della sua energia elettrica via nucleare entro il 2050. Da qui, il conseguente impegno nel chiudere le vecchie centrali entro il 2030. Parallelamente a questo si lavora al fine di accendere la competizione tecnologica per la produzione di piccoli reattori modulari, gli Smr, (la Rolls Royce è principale protagonista di questo passaggio) che possano coadiuvare addirittura le missioni spaziali del futuro.

Parigi non è da meno in questa scelta, attingendo per il 70% dal nucleare per la produzione di energia elettrica. Lo scorso anno, la Francia ha optato per sei nuovi reattori ai quali dovrebbero aggiungersene altri otto. Una scelta politica che vuole fare del governo Macron il promotore di una svolta decisiva nel Paese che ad oggi è il più grande esportatore netto mondiale di elettricità per via del suo bassissimo costo, da cui ricava 3 miliardi di euro l’anno. Non solo, ma Parigi detiene un altro grande primato, ovvero quello del riciclo virtuso: il 17% della sua elettricità viene, infatti, da combustibile nucleare riciclato. L’obiettivo prossimo è quello di mantenere una quota del 50% della produzione attraverso il nucleare almeno fino al 2050. Proprio nel gennaio 2023 il Senato francese ha approvato un disegno di legge che (239 contro 16) ha come obiettivo l’accelerazione della produzione di nuovi impianti e di nuovi Epr entro il 2050; esenzioni urbanistiche per la realizzazione di nuovi reattori, facilitando l’acquisto di nuovi terreni per realizzare impianti. Nel marzo scorso, poi, lo stanziamento di 52 miliardi di euro per sei nuovi Epr in tre siti, dei quali si spera di avviare la costruzione entro la fine del mandato di Macron, nel maggio 2027.

La Svezia e i reattori modulari

Anche la Svezia sembra aver inaugurato un nuovo corso, all’indomani dello scoppio del conflitto in Ucraina. Stressato dalla crisi energetica, il sistema svedese ha avviato una revisione della legge sul nucleare che dal 1980, nella fase post referendaria, aveva optato per un uso limitato ai siti di Forsmark, Ringhals e Osakrshamn, per un totale di dieci reattori che attualmente assicurano il 40% del fabbisogno elettrico di Stoccolma. Sebbene l’incidente di Fukushima abbia causato uno stop significativo e il conseguente spegnimento di alcuni reattori, ora nel Paese è in corso un vivace dibattito politico che vuole ridisegnare la strategia energetica nucleare svedese, passando anche per un sorpasso dei tradizionali impianti e optando per i reattori modulari.

Proprio questi ultimi sembrano infatti rappresentare il futuro del nucleare europeo: essendo modulari e modulabili vengono costruiti in azienda, riducendo tempi e costi di realizzazione. Il combustibile utilizzato in questo caso può durare almeno 25 anni, a differenza dei normali reattori che necessitano di combustibile rigenerato o sostituito ogni 3-7 anni. Minori i problemi di sicurezza (i sistemi di sicurezza sono passivi, ovvero esulano dalla presenza/intervento umano), nessuna emissione di CO2. Tuttavia, su questo tipo di tecnologia pendono i dubbi tradizionalmente legati al nucleare: non si tratta di sistemi infallibili e i disastri, sebbene siano meno probabili, restano disastri nucleari a tutti gli effetti. Da Bruxelles sembra però sia proprio questa la via scelta: è di questo parere la Commissaria Ue all’Energia Kadri Simson che nel marzo scorso ha annunciato il ritorno in grande stile del nucleare mondiale ed europeo.

FONTE: https://it.insideover.com/tecnologia/dalla-finlandia-ha-inizio-la-nuova-era-atomica-europea.html

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