Promessa mantenuta. Il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump ha firmato un ordine esecutivo per declassificare i file relativi agli omicidi dell’ex presidente John F. Kennedy e dell’icona dei diritti civili Martin Luther King Jr. Trump aveva promesso di rendere pubblici questi documenti classificati durante la sua campagna elettorale presidenziale, ribadendo il suo impegno per la trasparenza al fine di fare luce sui momenti più oscuri della storia americana. “Tutto sarà rivelato,” ha dichiarato Trump ai giornalisti, firmando l’ordine nello Studio Ovale della Casa Bianca.
Il caso JFK
Il presidente Kennedy fu assassinato il 22 novembre 1963 a Dallas, Texas, e più di sessant’anni dopo, molte domande rimangono senza risposta. Durante la sua prima amministrazione, Trump aveva promesso di rilasciare tutto il materiale disponibile, ma una parte significativa dei documenti è rimasta classificata. All’epoca, Trump aveva bloccato il rilascio di centinaia di documenti dopo aver accolto le richieste della CIA e dell’FBI, che sostenevano che la divulgazione avrebbe potuto arrecare gravi danni alla sicurezza nazionale, alle forze dell’ordine e alle relazioni internazionali.
Nel 1963, il presidente Lyndon B. Johnson istituì la Warren Commission, presieduta dal giudice Earl Warren, per investigare sull’assassinio di John F. Kennedy e sull’uccisione dell’assassino presunto. La commissione doveva valutare tutti i fatti e presentare un rapporto conclusivo. Nel 1976, il Congresso degli Stati Uniti creò il House Select Committee on Assassinations per riaprire l’indagine, poiché si riteneva che le precedenti inchieste non avessero ottenuto piena collaborazione da parte delle agenzie federali.
Luce anche sugli omicidi di Robert Kennedy e Martin Luther King
Oltre ai file su JFK, Trump ha promesso di rendere pubblici i dossier top secret sugli omicidi di Martin Luther King Jr. e dell’ex procuratore generale Robert F. Kennedy, fratello di John F. Kennedy. L’assassinio di King, avvenuto il 4 aprile 1968 a Memphis, Tennessee, e quello di Robert Kennedy il 5 giugno dello stesso anno a Los Angeles, rimangono anch’essi avvolti da molti lati oscuri.
L’assassinio di Martin Luther King Jr. è ancora oggetto di dibattito e controversie. La famiglia King ritiene che James Earl Ray, condannato per l’omicidio, fosse innocente e vittima di un complotto. Le indagini sul ruolo di Ray, condotte anche dopo la sua morte, non hanno portato a una prova definitiva di una cospirazione governativa o mafiosa, nonostante il forte sospetto della famiglia e di alcuni leader dei diritti civili.
Coretta Scott King, moglie di King, e i loro figli, tra cui Bernice King, hanno spesso sottolineato che il clima ostile creato dall’FBI, guidato da J. Edgar Hoover, abbia contribuito all’assassinio. L’FBI aveva infatti monitorato King, diffuso disinformazione contro di lui e tentato di screditarlo pubblicamente.
Nel 1999, un tribunale civile di Memphis concluse che “il governo e la mafia” avevano avuto un ruolo nella morte di King, ma l’indagine non portò a cambiamenti significativi. William Pepper, avvocato e attivista, ha dedicato decenni a investigare, sostenendo che Ray fosse stato manipolato e che un cecchino, presumibilmente un agente di polizia di Memphis, avesse sparato a King. Tuttavia, indagini ufficiali successive non hanno confermato queste affermazioni. Ora i dossier declassificati da Trump potrebbero contribuire a fare luce su tre episodi tragici ed enigmatici della storia americana e mondiale.
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