Di Enrico Verga
La Cina sta lentamente rosicchiando pezzi di Africa. La cosa non è un
segreto. Noi occidentali abbiamo “acquisito risorse” dal continente
nero per decenni: schiavi, animali (interi o a pezzi), risorse naturali
di varia natura.
La guerra delle commodity
(materie prime) è in pieno svolgimento. Ogni nazione del mondo utilizza
tutte le armi a sua disposizione per acquisire più risorse naturali
possibili. Gli investimenti
cinesi in Africa sono enormi, sia per qualità che per quantià. La Cina
ha massicce partecipazioni nelle banche africane e spesso ospita le loro conferenze sul suolo cinese.
Ora si sta consumando l’ultimo atto del processo di espansione cinese in Africa. La colonizzazione culturale è un passo fondamentale per plasmare gli africani, renderli più mansueti, più aperti nei confronti dell’impero.
Ci sono almeno due livelli di colonizzazione culturale. Il
primo livello possiamo definirlo morbido: adatto alle menti più erudite
dei politici, economisti e liberi pensatori. Queste persone acculturate
devono essere “sedotte” da loro eguali, magari che possano vantare
esperienze e titoli di fama internazionale.
È il caso della famosa Dambisa Moyo
(una economista mondiale di tutto rispetto che, tra le realtà private o
pubbliche con cui si relaziona, puo’ vantare collaborazioni con Goldman
Sachs). Miss Moyo, nel suo primo bestseller “Dead aid” scriveva che la
Cina puo’ essere un ottimo partner per l’Africa. Alcuni non la pensano allo stesso modo…
Il secondo livello di colonizzazione culturale è più popolare. Per
“intrigare” le masse africane, i cinesi stanno utilizzando strumenti
più terra terra. Per far felici i milioni di neri sottopagati e poveri
che vivono nelle “unformal settlement” ( definizione very british per
chiamare una bidonville) finalmente è arrivata la tv cinese. Stando alle notizie riportate dal China Daily oltre 1,4 milioni di “felici” famiglie africane ora possono godere dei servizi di tv digitale.
Non si confonda questo nuova strategia cinese con mero atto di nazionalismo culturale. L’investimento
cinese per questi progetti di tv digitale è rilevante: la China
Development Bank ha offerto un prestito di 400 milioni di dollari per
finanziare questa iniziativa tecnologica, con un aggiuntivo
finanziamento di altri 400 milioni. Perché darsi tanto affanno,
per un po’ di tv? Dopo tutto in Cina non tutti i cinesi possono vedere
in digitale la loro versione del Grande Fratello.
Credo che vi siano 2 ragioni.
A breve termine
La
predominanza cinese in Africa, e la relativa percezione dell’impero
celeste come “buon investitore” (parafrasando Miss Moyo) è fondamentale
per lo sviluppo futuro della Cina. È quindi importante “educare” la popolazione africana.
Il modo più rapido per educare una popolazione che vanta un elevato
numero di persone con basso livello di studi è ovviamente la tv, meglio
se dinamica e digitale. Per le persone colte, come detto, ci pensa Miss Moyo & Co.
A lungo termine
La
Cina sta investendo in un continente dove la classe media crescerà
intermini quantitativi ma soprattutto qualitativi. In pratica la medio
borghesia africana sarà entusiasta di comprare tutti quei servizi e
prodotti che possono affermare un nuovo “status sociale”. Vista
in questi termini la strategia dell’impero celeste denota una percezione
del futuro cinese in Africa che va oltre la semplice acquisizione di
materie prime.
Le scelte della Cina di penetrare un mercato strategico
come quello delle comunicazioni digitali è di rilievo. Una simile
azione sta avendo luogo, quasi in parallelo, nel mercato Brasiliano e
latino americano ( per certi aspetti simile, nella bilancia delle
esportazioni di materie prime, a quello Africano).
Vi
è da aggiungere che le telecomunicazioni e le infrastrutture
tecnologiche di oggi, saranno le radici per la crescita economica di un
paese domani. Se la Cina riesce a divenire il maggior fornitore di
servizi e prodotti digitali in Africa, tale posizione la renderà in
grado di poter influenzare le masse e quindi, tramite i media, la
politica africana. Per comprendere cosa questo significhi è bene
ricordare che, in alcuni stati, vi sono persone che, possedendo delle
tv, sono state elette sindaci, o addirittura primi ministri.
Fonte:il Fatto Quotidiano
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