Zeev Sternhell:“Netanyahu non rispetta i diritti umani, non parli di illuminismo”
Di Zeev Sternhell
Haaretz
Del lungo discorso pronunciato dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu all’Assemblea generale dell’Onu, i mezzi d’informazione israeliani si sono limitati a pubblicare la parte in cui veniva illustrata la bomba nucleare iraniana. In tal modo hanno fatto un grosso favore all’oratore. Qualora infatti avessero inteso recargli danno, sarebbe bastato che del discorso pubblicassero il testo integrale, che aveva l’aria d’essere rivolto a qualche finanziatore di Las Vegas.
In verità, con il suo tentativo di impartire all’uditorio lezioni di storia disseminate di rozze descrizioni e di analogie primitive, Netanyahu non ha certo guadagnato punti a proprio credito. È assai probabile che ― diversamente dagli allievi usciti dalle scuole della maggior parte dei Paesi occidentali ― il Primo Ministro, che ha fatto cenno al Medio Evo e alle sue oscurità, non abbia mai sentito illustrare la cultura di quel periodo, vuoi la cultura ebraica vuoi la cultura in generale; che nessuno gli abbia mai menzionato la letteratura, la poesia, l’arte, la filosofia, le università e le cattedrali gotiche.
Probabilmente, poi, egli doveva essere fuori dall’aula anche quando le lezioni erano dedicate alla storia del 20° secolo: Netanyahu è convinto che, se a Hitler si fossero imposte delle linee rosse, la Seconda Guerra mondiale sarebbe stata evitata. Il fatto è che linee di quel tipo si sarebbero potute imporre soltanto nel caso in cui le classi dirigenti dell’Inghilterra e della Francia fossero state disposte a concludere con il dittatore sovietico, Giuseppe Stalin, una solida alleanza. Ma chi mai, in Occidente, voleva ciò? Coloro che preferivano i dittatori di destra piuttosto che cooperare con i comunisti pesavano molto di più. Ed è anche per questo che lasciarono che la Spagna repubblicana cadesse a rotoli.
Tuttavia, l’aspetto più interessante del discorso del Primo Ministro è il modo in cui egli ha cercato di collegarsi con l’illuminismo e con la modernità. Netanyahu sembra ignorare che nel mondo occidentale l’illuminismo ha dato la sua impronta ai diritti umani, alla laicità, al razionalismo e all’universalismo. L’illuminismo, che ha preso corpo ben prima della rivoluzione industriale, è andato a identificarsi con la rivoluzione della condizione degli uomini nel mondo, e non con la tecnologia. Secondo tali parametri, l’Israele dei coloni e dei rabbini che incitano all’odio verso i gentili; l’Israele della variegata gamma dei movimenti messianici, l’Israele del leader dello Shas Eli Yishai, di Rabbi Ovadia Yosef e dei loro seguaci, di coloro che pregano sulle tombe dei saggi: quell’Israele dista anni luce dalla laica Europa. Lo Stato d’Israele ― con l’enfasi che qui si suole dare alla religione nel definire la nazionalità, nel produrre le leggi e nella vita di tutti i giorni; e con il potere che i partiti religiosi esercitano nella politica ― fa parte in realtà del Medio Oriente e non dell’Europa.
In effetti le tre grandi rivoluzioni dell’illuminismo ― la Gloriosa Rivoluzione in Inghilterra, la Rivoluzione Americana e la Rivoluzione Francese ― furono rivoluzioni dei diritti umani. Su tale base, alla fine del 18° secolo gli ebrei negli Stati Uniti e in Francia divennero cittadini in condizioni di eguaglianza rispetto a tutti gli altri. Le tre rivoluzioni posizionarono al centro del mondo l’uomo quale essere autonomo, che dà forma alla propria esistenza mediante la ragione. Ma qui in Israele il termine “diritti umani” è un’ingiuria, e le organizzazioni che tutelano i diritti umani vengono perseguitate. Secondo il modo di vedere tipico della destra, si battono per i diritti umani soltanto i nemici di Israele, poiché quel principio offre agli arabi palestinesi esattamente i medesimi diritti alla libertà e all’auto-determinazione di cui godono gli ebrei israeliani.
Tradotto nella realtà, il significato dell’illuminismo è proprio questo: esso trova la sua definizione nella tensione verso la libertà e l’eguaglianza e non nelle conquiste del high tech. Anche un regime non-illuminato può disporre di tecnologie avanzate: come l’Iran, per esempio. Possiamo concordare che gli arabi israeliani e gli arabi palestinesi debbano godere esattamente degli stessi diritti che hanno gli ebrei?
Tutte le considerazioni che precedono non mirano a disconoscere in via di principio i benefici delle linee rosse. Nel caso dell’Iran è anche possibile che sia desiderabile mettere in campo una simile imposizione. Ma accanto al caso iraniano vi sono anche altri casi. Perché non tracciare linee rosse per l’occupazione e gli insediamenti israeliani? Se linee di tale tipo si fossero tracciate già negli anni Settanta e Ottanta, oggi con i palestinesi potrebbe forse esservi la pace. Ma meglio tardi che mai. Anche l’attuale annessione strisciante è disperatamente bisognosa di linee rosse.
Traduzione di Bruno Segre
Fonte:http://www.haaretz.com/opinion/netanyahu-the-representative-of-enlightenment.premium-1.468597
http://www.linkiesta.it/netanyahu-onu-illuminismo
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione