Breve storia dei sacrifici umani

mag 21, 2015 0 comments
Di Alessandro Girola
Ne abbiamo traccia fin dalle prime comunità nate attorno ai falò e nelle caverne e, ancora oggi, c’è chi porta avanti la macabra tradizione. Basti pensare che in Uganda vengono uccisi circa 900 tra bambini e ragazzini, venduti agli stregoni per i loro rituali di potere. Ma su questo torneremo più avanti, quindi avrete tempo per indignarvi e per raccapricciarvi.
Partiamo però da altri tempi e da altre latitudini.
Partiamo da Maya, Inca e Aztechi, veri virtuosi del settore.

L’onore del sacrificio

A diffondere la notizia furono i conquistadores spagnoli, disgustati da quanto avevano visto durante le loro spedizioni. Ma lo sgomento era tutto loro, visto che per i popoli Inca e Maya i sacrifici erano nell’ordine naturale delle cose, tanto che essere scelti come vittime designate per gli Dei era ritenuto un grande onore.
Si trattava, ancora una volta, di bambini. Dovevano essere privi di imperfezioni, in quanto destinati a raggiungere le sfere celesti e a farne parte. Spesso venivano scelti tra i rampolli delle famiglie nobili. Almeno in questo c’era un senso di uguaglianza che univa i ricchi e i poveri.
Altre volte erano le donne a venire sacrificate, purché in età fertile.
Il metodo scelto era alquanto atroce: lo strangolamento.
Il clima delle Andine ha permesso agli archeologi di ritrovare diversi cadaveri mummificati, tutti vittime di sacrifici agli Dei dei monti. Nei loro corpi sono stati individuate tracce di droghe e oppiacei vari, somministrati ai poveracci prima del rituale.
Tuttavia i veri esperti in materia, si sa, furono gli Aztechi. Arrivavano a sacrificare diverse centinaia di giovani, il cui sangue serviva a placare le divinità del loro nutrito pantheon, e a nutrire il sole con la cosiddetta “acqua sacra”, vale a dire il sangue.
A differenza di quanto avveniva nelle cerimonie Maya e Inca, non tutte le vittime azteche erano volontarie (anche se una cospicua base di spontanei offerenti c’era, eccome).
I riti venivano officiati sulle piramidi a gradoni. I sacrificati venivano squartati, il loro cuore veniva donato agli Dei ancora pulsante (veniva buttato in un braciere sacro), e il sangue scorreva copioso sui gradoni del tempio. I sacerdoti, pesantemente drogati per poter ballare anche per ore senza fermarsi, gettavano poi i corpi in una pila destinata a crescere di ora in ora. A volte, e in specifiche occasioni, venivano anche svolte pratiche di cannibalismo rituale. Del resto, con oltre duecento divinità a cui rendere omaggio, c’era un gran da fare per ammazzare giovani in nome della pace celeste.
human sacrifice 3

Sacrifici Greci e Fenici

Anche nella civilissima Grecia antica non mancavano alcune pratiche che contemplavano i sacrifici umani. Le Baccanti, sacerdotesse del Dio del vino Dioniso e del sesso, celebravano riti oscuri, che spesso terminavano con l’uccisione di alcuni animali consacrati. In alcuni casi tali animali erano sostituiti da dei bambini, sgozzati in onore del Dio.
Plutarco riferisce poi di pratiche simili nelle regioni dell’Acaia e, più raramente, in occasione di alcune battaglie dall’esito incerto, in cui ingraziarsi il favore delle divinità guerresche poteva risultare determinante per le sorti dello scontro.
I Fenici, dal canto loro, potevano vantare nel proprio pantheon la presenza di un pezzo da novanta come Moloch, divinità ingorda di sacrifici umani, legata al culto del sole e rappresentata con un’enorme statua di bronzo in cui ardeva un fuoco perenne. Moloch aveva la testa di toro e le braccia alzate, in un gesto che voleva replicare la sua propensione ad accettare i sacrifici.
I sacerdoti, ben propensi a soddisfarlo, lanciavano i bambini (sì, ancora una volta loro) nella fornace ardente, simbolicamente posta all’altezza dello stomaco del mostro.
Alcuni complottisti raccontano che il culto di Moloch è sopravvissuto fino ai giorni nostri, e che viene praticato da alcune potenti sette segrete, nel cuore dell’Occidente (in particolare in Germania e negli Stati Uniti).
Fantasie? Può essere…
Moloch

Celti, Longobardi

I Celti, tutt’altro che bonari, erano soliti celebrare sacrifici umani. Con buona pace delle interpretazioni new age che tendono a rappresentare questo popolo con un buonismo che ha dell’imbarazzante.
Nelle tribù celtiche si svolgevano sontuose cerimonie, celebrate ogni cinque anni, in cui si nutriva la Madre Terra col migliore dei concimi: l’essere umano. In tal modo ci si augurava che regalasse ricche armenti per molte stagioni a venire.
I sacrifici venivano celebrati in modo inusuale: i druidi costruivano grandi strutture antropomorfe, di legno, paglia e giunchi. Al loro interno venivano stipati uomini e bestiame, quindi si procedeva all’incendio rituale. Altre volte venivano impiegati degli arcieri, in sostituzione del fuoco.
Quando i sacrifici volontari erano numericamente insufficienti, si utilizzavano eventuali prigionieri di guerra.
Dei Longobardi si parla relativamente poco, ma anche loro avevano una discreta tradizione in merito.
Si trattava di un popolo di origine germaniche, ben noto anche nelle tradizioni italiane. I Longobardi avevano una civiltà guerriera e violenta, costituita da adoratori di divinità implacabili e da cultori di usanze alquanto grottesche: pare per esempio che re Alboino avesse la consuetudine di bere vino nel cranio del padre di sua moglie.
Human-Sacrifice-Celt-Wicker-Man

Vichinghi e affini

I Vichinghi, bontà loro, non disdegnavano affatto i sacrifici umani.
Il principale beneficiario di tali offerte era proprio Odino, padre degli Dei, signore di Asgard e Dio di grande potere e saggezza.
Gli archeologi hanno rilevato una varietà di riti sacrificali, a seconda della zona, del regno e della tribù interessata. In Svezia, soprattutto a Uppsala, le vittime venivano affogate in grandi vasche, oppure appese agli alberi e li lasciate morire.
Altrove veniva praticato il macabro rituale dell’Aquila di Sangue (taglio sulla schiena, vertebre e polmoni estratti ed esposti, finché il poveraccio non moriva dissanguato, tra atroci sofferenze).
In Islanda invece il “Cerchio del Destino” custodiva la pietra del dio Thor, sulla quale le vittime venivano brutalmente percosse fino alla morte.
viking-blood-sacrifice-blot00

Africa Nera, oggi

Torniamo al presente.
Come anticipavo in apertura di articolo, l’Africa è il continente in cui, ancora oggi, vengono celebrati sacrifici umani spietati. L’Uganda detiene questo triste primato, ma non è il solo paese a ospitare questo fenomeno.
Sciamani e stregoni sono alla ricerca costante di bambini da sacrificare nei loro rituali. La superstizione radicata in molti strati sociali di quelle lontane terre spinge infatti gli uomini, soprattutto i ricchi e i potenti, a chiedere magie propiziatorie e incantamenti di varia natura. Secondo la magia ancestrale non c’è tramite più potente del sangue umano per ottenere questi benefici.
I sacrifici praticati dagli stregoni sono, tra l’altro, molto crudeli. Si va dalle mutilazioni rituali (mani, piedi, genitali) al seppellimento delle vittime ancora vive, fino a farle morire di soffocamento.
In Tanzania e Burundi abbiamo poi gli sciamani seguaci della dottrina Muti, una forma di medicina tradizionale che prevede l’utilizzo di organi del corpo umano per realizzare balsami e pozioni. Come se non bastasse, secondo gli stregoni Muti, le urla di sofferenza rendono più efficaci e potenti tali disgustosi elisir, sicché i sacrifici rituali sono particolarmente brutali e feroci.
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