Migranti, Ue: "Quote obbligatorie". Il Pentagono: "Crisi durerà 20 anni"

set 4, 2015 0 comments

Il mondo si stringe attorno all'emergenza dell'immigrazione ma una soluzione condivisa sembra ancora lontana. Sconvolta dalla foto del bimbo siriano, annegato con mamma e fratellino su una spiaggia turca, l'Ue cerca risposta alla sua peggiore crisi umanitaria dalla Seconda Guerra Mondiale. Dopo l'appello congiunto di Roma, Parigi e Berlino, la Commissione europea si prepara a chiedere agli Stati di dividersi l'accoglienza di altri 120mila profughi in aggiunta ai 40mila proposti a maggio. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, illustrerà le nuove misure nel discorso sullo Stato dell'Unione, mercoledì prossimo al Parlamento europeo, mentre i leader di Francia e Germania hanno preannunciato una proposta per una redistribuzione "obbligatoria e permanente" dei migranti.







Da Budapest, "fino a nuova decisione", non partiranno piu' treni alla volta dell'Europa occidentale.

Pentagono: "La crisi durerà 20 anni" Le immagini dello tsunami di disperati che tentano di raggiungere l'Europa, e da ultimo la foto, pugno nello stomaco, del bimbo curdo di 3 anni morto su una spiaggia in Turchia preoccupano ed anche molto il Pentagono. "Si tratta di un grande problema" e tra i vertici militari Usa e Nato sta aumentando la consapevolezza che si tratti "di una vera crisi", anzi, "e' trattata come il piu' notevole problema" discusso nelle riunioni ad alto livello tra i generali dell'Alleanza. Lo ha dichiarato alla Abc il capo degli Stati maggiori riuniti (il piu' alto ufficiale in grado) il generale Martin Dempsey, secondo il quale "dobbiamo affrontare sia unilateralmente che con i nostri partner questa questione come un problema generazionale, e organizzarci e preparare le risorse ad un livello sostenibile per gestire (questa crisi dei migranti) per (i prossimi) 20 anni".


Sul fronte di Budapest Da Budapest, "fino a nuova decisione", non partiranno più treni alla volta dell'Europa occidentale. L'unico treno carico di migranti partito stamane si è fermato a una quarantina di chilometri da Budapest. Il treno era diretto a Sopron, ma è stato fatto fermare a Bicske, vicino a uno dei maggiori centri di accoglienza del Paese. Molti immigrati si sono rifiutati di scendere, la polizia è intervenuta energicamente e ha isolato la zona, chiedendo ai media di allontanarsi. Il premier Viktor Orban è stato chiaro: non permetterà ai migranti di lasciare l'Ungheria senza essersi prima registrati. Ma l'emergenza, ha aggiunto, è "un problema tedesco, non europeo" perché è la Germania il luogo dove vuole andare chi arriva dall'Europa.

Dalla Germania La Germania si è detta pronta ad accogliere 800.000 richiedenti asilo nel 2015, quattro volte in più rispetto allo scorso anno. E una gara di soliderietà è scattata tra le città spagnole per accogliere i profughi: iniziative a Barcellona, Saragozza, Pamplona, Valencia, Malaga, La Coruna e Madrid. Aumenta il pressing sul premier britannico David Cameron, contestato tanto dal Partito laburista che da parlamentari conservatori, per le sue politiche, mentre 130mila persone hanno firmato una petizione on-line perché il Regno Unito fornisca asilo a un maggior numero di rifugiati.


Turchia porte aperte La Turchia continuerà a tenere le porta aperte ai rifugiati, ha assicurato il governo, accusando l'Europa di aver trasformato il Mediterraneo in un "cimitero" di migranti. La polizia ceca ha smesso di segnare i profughi con un numero scritto sulla pelle, dopo le polemiche sulle scritte a pennarello tracciate sulle braccia. Da ora in poi, le autorità utilizzeranno "braccialetti con i dati di identificazione".


La Russia Vladimir Putin è intervenuto da Vladivostock sulla "crisi dei migranti in Europa" sostendo che si trattava di un evento "prevedibile e che ci si doveva attendere. La Russia aveva avvertito della vastità del problema", causata, secondo il presidente russo, da come l'Ue ha "ciecamente seguito la politica Usa verso la Siria. I Siriani che abbandonano il loro Paese non lo fanno per il governo di Assad ma per colpa di Isis".

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