Fumetti ribelli

nov 30, 2019 0 comments

Di Jacopo Colò

Da quando, negli anni Cinquanta, i comics statunitensi venivano accusati di «fare male ai ragazzi», istigando violenza tra gli adolescenti e nascondendo sottotesti omosessuali, il fumetto è sempre stato un medium ribelle. Lo è perché ha il coraggio — e la possibilità — di raccontare storie che nessun altro racconterebbe. Perché riesce a trovare tra i suoi autori voci che non troverebbero spazio altrove. E perché, anche quando viene assorbito dalla cultura popolare e normalizzato, il fumetto trova sempre un nuovo sottobosco di autori underground, che ne rinnovano linguaggio e stile, che ricominciano il percorso in una continua staffetta di rinnovamento. Spesso, questa ribellione entra fin dentro le storie dei fumetti e dentro i suoi personaggi. Anti-eroi che, nel personale o nell’universale, non lottano perché tutto vada a finire bene ma perché non c’è niente che va bene. Il più famoso di questi è sicuramente V, di V per Vendetta, la cui maschera (dopo il successo di un blockbuster di Hollywood, va detto) si è trasformata nel simbolo di un intero movimento di protesta. Ma non è di certo l’unico…
 

Kaneda, Tetsuo e i Capsule, da Akira di Katsuhiro Otomo

Una banda di motociclisti che scorazzano a Neo-Tokyo, una città-isola costruita a fianco di Tokyo, distrutta da una enorme esplosione atomica nel 1982. Hanno sedici anni, odiano la scuola, si drogano con delle pastiglie colorate e di notte si prendono a sprangate con una banda di motociclisti rivali: i clown (indovinate un po? Esatto, nella migliore tradizione cyberpunk, vanno in moto travestiti da clown). Manco a dirlo, vengono coinvolti in una faccenda parecchio più grande di loro, vedono i loro amici morire o trasformarsi in mostri e devono diventare adulti, molto, molto in fretta. Akira: un romanzo di formazione post-apocalittico.

Massimo “Zanna” Zanardi, da Zanardi di Andrea Pazienza

La verità è una: a Zanardi non importa niente di niente. Non gli interessano le regole, non gli interessano le persone, non gli interessano nemmeno gli amici. L’unica cosa che gli importa è sé stesso. La sua ribellione è contro tutto e tutti, ma completamente priva di ideali. È il personaggio più cattivo — e triste — di Andrea Pazienza e l’essenza, dicono alcuni, della generazione bolognese a cavallo tra gli anni Settanta e gli Ottanta. «La caratteristica principale di Zanardi è il vuoto. L'assoluto vuoto che permea ogni azione», disse Pazienza del suo personaggio.
 

Asterix, Obelix e gli altri, da Asterix di René Goscinny e Albert Uderzo

«Nel 50 avanti Cristo tutta la Gallia è occupata dai Romani… Tutta? No! Un villaggio dell'Armorica, abitato da irriducibili Galli resiste ancora e sempre all’invasore». Asterix e i suoi amici sono l’ultimo baluardo di resistenza nella Francia invasa, attorno a loro ci sono romani per centinaia di chilometri. Ma, va detto, sono ribelli placidi. Con la loro pozione magica potrebbero tranquillamente sgominare gli invasori romani ma non lo fanno mai. Difendono il loro villaggio, cacciano i romani a calci nel sedere fuori dallo steccato e finita lì.
 

Tank Girl, da Tank Girl di Alan Martin e Jamie Hewlett

Tank Girl è… difficile da definire. E più che il personaggio a essere ribelle, è il fumetto di cui è protagonista ad esserlo. Le pagine di Tank Girl sono spesso anarchiche, disorganizzate, profondamente influenzate dall’estetica punk e dal fumetto underground. E le trame non sono da meno, tenute insieme con poco più che un filo narrativo e spesso completamente surreali (Tank Girl è fidanzata con un canguro mutante e vive dentro un carro armato).
Se lo stile di Tank Girl vi ricorda qualcosa è perché Jamie Hewlett è il disegnatore che ha dato una faccia ai Gorillaz, la band a cartoni animati di Damon Albarn.
 

Spawn, da Spawn di Todd McFarlane

Spawn è un ribelle per due motivi: prima di tutto perché è un anti-eroe che si contrappone a tutto quello che i supereroi statunitensi sono diventati nel tempo. Una specie di Batman molto più cattivo e molto più violento, che ha fatto un patto con l’inferno pur di poter tornare sulla Terra. Spawn, prima di diventare Spawn, era Al Simmons, un agente segreto statunitense afroamericano, finito all’inferno per i tanti innocenti che ha ucciso nella sua vita. Qualcosa di molto diverso dal classico giovane eroe bianco protagonista di tutti i fumetti di supereroi. E poi Spawn è anche il personaggio simbolo della Image Comics, la casa editrice ribelle che dall’inizio degli anni Novanta cerca di combattere lo strapotere dei due giganti che si contendono il fumetto statunitense: Marvel e DC. Nel dicembre del 1991, un gruppo di autori Marvel — capeggiati da Todd McFarlane e Rob Liefeld, due degli autori di maggior successo di quegli anni — chiesero alla dirigenza della casa editrice maggiore controllo sulle proprie opere e un compenso più alto per i propri disegni, specialmente quando usati in prodotti di merchandising. Quando Marvel rifiutò di soddisfare le loro richieste, gli autori si licenziarono in blocco e fondarono Image Comics.
 

V, da V per Vendetta di Alan Moore e David Lloyd

Un ribelle, un terrorista, un’icona. V è ispirato a Guy Fawkes, un anarchico che il 5 novembre («remember remember the 5th of novembre») 1605 tentò di far esplodere la camera dei lord e di uccidere il re d’Inghilterra. Fawkes fallì, ma V vuole fare la stessa cosa, scatenando una rivoluzione popolare contro il governo fascista dell’Inghilterra distopica del fumetto. Ha il grande merito di aver detto una delle migliori frasi ad effetto della storia: «le idee sono a prova di proiettile».
 

Naruto, da Naruto di Masashi Kishimoto

La versione giapponese del ribelle dal cuore d’oro. È un ragazzino emarginato (per ottimi motivi, dentro di lui è sigillata una bestia mitica capace di enormi distruzioni, ma lui questo non lo sa) che ha un grande sogno: diventare il più grande ninja di tutti i tempi. Gli manca la disciplina ed è assolutamente incapace di seguire le regole, ma compensa con coraggio e spericolatezza. Naruto continua a fare di testa propria, a mettersi in pericolo e a buttare il cuore oltre l’ostacolo finché tutto il villaggio — e tutto il mondo — non si convince che alla fine ha ragione lui.
 

Jesse Custer, da Preacher di Garth Ennis

Jesse Custer è il Martin Lutero dei fumetti. Solo che, a differenza del suo parallelo nel mondo vero, non si mette contro la chiesa ma contro Dio stesso. In Preacher Custer — che è un predicatore — viene posseduto da un essere figlio di un’unione proibita di un angelo e di un demone, Genesis, capace di rivaleggiare col potere di Dio stesso. Per tutta risposta, Dio se ne va dal paradiso, abbandonando tutto il creato a sé stesso. E Custer decide di trovarlo e di metterlo di fronte ai suoi errori.
 

Hellboy, da Hellboy di Mike Mignola

Hellboy è stato richiamato sulla Terra dai nazisti nel 1944, sperando di poterlo usare come arma per ribaltare le sorti della guerra. Ma durante l’evocazione, un gruppo di soldati statunitensi interviene, ferma i nazisti e adotta il piccolo mostro. Il vero nome di Hellboy, però, non è Hellboy ma Anung Un Rama, demone dell’inferno destinato a portare la distruzione sul mondo. Hellboy, naturalmente, si ribella al suo destino. In uno dei più bei volumi della serie, Il risveglio del demone, il ragazzo dell’inferno incontra Ecate, la dea delle streghe, che lo mette davanti a una scelta: morire o prendere corona demoniaca che gli spetta e diventare una bestia dell’apocalisse. Lui le risponde: «fottiti. Scelgo la busta numero tre. È la mia maledetta vita e ci faccio quelle che voglio». E, in uno degli atti di ribellione più fighi del mondo, si spacca le due enormi corna da demone che ha sulla testa.
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