Perplessità su documento INAIL sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento contagio Covid19-COMUNICATO CNDDU

mag 18, 2020 0 comments

Il CNDDU manifesta notevole preoccupazione in relazione alla recente pubblicazione del
documento INAIL relativo al “Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di
contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione” nel
quale vengono indicate le classi di rischio per alcuni dei principali settori lavorativi.
In relazione al settore istruzione, la classe di rischio viene stranamente indicata quale medio-bassa.
Non è assolutamente comprensibile tale risultato anche in considerazione dei parametri che l’INAIL
dichiara di utilizzare, ossia:

 Aggregazione: la tipologia di lavoro che prevede il contatto con altri soggetti oltre ai
lavoratori dell’azienda.
 Prossimità: le caratteristiche intrinseche di svolgimento del lavoro che non
permettono un sufficiente distanziamento sociale per parte del tempo di lavoro o
per la quasi totalità;
 Esposizione: la probabilità di venire in contatto con fonti di contagio nello
svolgimento delle specifiche attività lavorative;

Basta confrontare i valori indicati per parrucchieri, atleti professionisti, badanti, camerieri con quelli
propri del settore dell’istruzione, per rimanere quantomeno perplessi rispetto all’elaborazione
operata dall’INAIL con riferimento al settore istruzione.
A parer nostro, c’è da chiedersi se l’INAIL abbia realmente preso in considerazione il settore
dell’istruzione, il ruolo del docente e il numero di alunni per classe.
È fatto notorio che, per il settore istruzione, il parametro “aggregazione” dovrebbe assumere un
punteggio sicuramente superiore rispetto a tante altre attività lavorative qualificate con punteggio di
rischio alto o medio alto, in quanto solo nel settore scolastico il contatto continuo con soggetti
diversi dai lavoratori è connaturato al rapporto docente – classe. Gli insegnanti ogni giorno lavorano
con alunni e, spesso, dialogano con genitori. In media, un docente entra in contatto con 150-200
persone, tra alunni propri e non, personale di servizio, personale di segreteria, dirigenza e colleghi.
Non va poi dimenticato che l’entrata e l’uscita dalle scuole rappresentano dei momenti di
aggregazione anche per i familiari degli alunni e quindi occasioni ad alto rischio di contagio. Se si
pensa che, in Italia, spesso sono i nonni ad accompagnare e prendere i propri nipoti, la situazione
assume connotati ancor più preoccupanti.
In secondo luogo, anche il parametro di “prossimità” dovrebbe assumere il punteggio molto più
elevato rispetto a tante altre attività. Nel settore scolastico italiano, esiste la più alta densità di
persona per metro quadrato. In base all’attuale dimensionamento delle classi, il distanziamento
sociale, come previsto dalle norme vigenti, non solo risulta improbabile, ma praticamente
impossibile. Se, secondo alcuni studi, il virus nei soggetti giovani sembra aver minor effetto e/o
propagarsi meno, considerando le statistiche di mortalità, i soggetti maggiormente a rischio non
potranno che essere i docenti over 40.
Quanto al parametro “esposizione”, basti pensare che la scuola è frequentata da figli di camerieri, di
badanti (RISCHIO INAIL ALTO), di atleti professionisti (RISCHIO INAIL ALTO), di parrucchieri
(RISCHIO INAIL ALTO), di forze dell’ordine (RISCHIO INAIL ALTO), di personale sanitario
(RISCHIO INAIL ALTO), di farmacisti (RISCHIO INAIL ALTO), etc. È sufficiente che in uno dei
citati settori si verifichi il contagio, per poi estendersi inesorabilmente attraverso il settore istruzione
al resto della popolazione. In altri termini, il settore istruzione è il più delicato dei settori, in quanto
espone al rischio di contagio diffuso senza alcuna possibilità di distinzione tra professioni e attività.

Un solo alunno affetto da Covid-19 può essere causa di una catena di contagio che influenzi
tutti gli alunni della scuola che frequenta e, in conseguenza, delle corrispondenti famiglie. Se il
contagiato è un docente, poi, l’estensione del virus è tale da poter interessare l’intero territorio
nazionale. Basta anche un solo giorno di lezione: si pensi al docente precario che si reca fuori
regione e che dopo aver contratto inconsapevolmente il virus, rientra - in treno o in autobus - alla
propria residenza. Il docente, infatti, per la ridotta disponibilità economica è tra la tipologia di
soggetti che maggiormente usa mezzi di trasporto collettivi.
Il CNDDU, considerata l’evidenza delle dinamiche scolastiche italiane, invita l’INAIL a rielaborare
i dati o a correggere l’eventuale errore, modificando il rischio del settore istruzione da MEDIO-
BASSO a ALTO, precisando in modo articolato la criticità del settore oppure spiegando
dettagliatamente in che termini sia stato possibile assegnare un rischio medio-basso al settore in
questione.
Il CNDDU invita, altresì, il Ministero dell’Istruzione a considerare i rischi derivanti dagli
spostamenti dei docenti fuorisede e non e ad approntare quanto prima una corretta disciplina della
sicurezza sui luoghi di lavoro.
Sottovalutare i rischi del settore dell’istruzione significa mettere a repentaglio l’intero sistema
sanitario nazionale, generare un danno erariale incalcolabile e, soprattutto, compromettere la salute
degli studenti, dei lavoratori del settore istruzione e di tutte le famiglie senza alcuna distinzione.

prof. Alessio Parente
Segretario generale CNDDU

 prof. Romano Pesavento
 Presidente CNDDU

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