SALE LA TENSIONE TRA ALGERIA E SPAGNA PER LA QUESTIONE SAHARAWI. RIPERCUSSIONI ANCHE SUL GAS EUROPEO?

giu 14, 2022 0 comments


Di Davide G. Porro

L’Algeria ha sospeso un trattato di amicizia ventennale con la Spagna che impegnava le due parti a collaborare per il controllo dei flussi migratori ed ha bandito alcune importazioni dalla Spagna, accrescendo la polemica sulla posizione di Madrid sul Sahara occidentale .

L’ULTIMA COLONIA AFRICANA IN ATTESA DELL’INDIPENDENZA

Esiste un popolo i cui territori sono stati invasi militarmente da un Paese confinante, le cui risorse sono costantemente depredate e che vede centinaia di migliaia di profughi esiliati all’interno di campi. Non stiamo parlando del conflitto in Ucraina ma del popolo Saharawi nel Sahara occidentale anche se le due questioni ora potrebbero essere legate.

Il Sahara occidentale è quella porzione di Africa che si affaccia sull’oceano e confina con Mauritania, Marocco, Algeria, già colonia spagnola, attualmente occupata militarmente dal Marocco é l’ultima colonia africana che è ancora in attesa della sua indipendenza.

L’origine dei Saharawi (che letteralmente vuol “dire gente del deserto“) può essere fatta risalire all’incontro tra le popolazioni berbere che abitavano il Sahara e gli arabi Maqil venuti dallo Yemen, attraverso l’Africa, nell’XI secolo, e stabilitisi nella regione nel XIII secolo. 

PARADIGMA DEL COLONIALISMO OCCIDENTALE

La loro storia recente è il paradigma della storia del colonialismo occidentale. 

Nel 1884 il congresso di Berlino riconosce i “diritti” della Spagna sul Sahara Occidentale, colonia abitata dal popolo saharawi, e ne definisce i confini rispetto a Marocco, Mauritania, Algeria, al tempo colonie francesi. Da li inizia la storia di resistenza di questo popolo prevalentemente contro la Francia e la Spagna che occupano l’area.

Punto di svolta è negli anni ’50 del secolo scorso quando la scoperta dei giacimenti di fosfati dà inizio ad una colonizzazione più intensa e ad una trasformazione della società tradizionale. Per le necessità dello sfruttamento economico Madrid attua una sedentarizzazione forzata; si forma così progressivamente un nucleo di lavoratori urbanizzati e la formazione di una classe operaia. La cosa non piace ne ai marocchini ne ai saharawi i quali combattono assieme per la liberazione che nel 1956 arriva con l’ottenimento della dichiarazione di indipendenza del Marocco ma non del Saharawi.

Solo nel 1965 l’Assemblea Generale dell’ONU ne riconosce il diritto all’autodeterminazione.

Dagli anni ’70 in poi la lotta diventa armata con la fondazione da parte di alcuni studenti del Fronte Polisario il cui intento è quello di combattere fino all’indipendenza e al riconoscimento della sovranità del popolo saharawi. 

Nonostante che la Corte Internazionale di Giustizia abbia affermato il diritto di autodeterminazione del Sahara Occidentale e che l’ex sahara Spagnolo non possa essere considerato ‘terra nullius’ da Marocco e Mauritania, i territori vengono invasi da queste due nazioni e lo sono tuttora.

LA PACE DEL PETROLIO

Agli inizi del nuovo millennio il consiglio di sicurezza dell’ONU si spacca in due fronti: Messico, Colombia, Russia, Cina e Mauritius propendono per la divisione del territorio o comunque per il referendum; Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Bulgaria, Camerun e Guinea optano per la soluzione dell’autonomia imposta, scelta condizionata anche dalla scoperta di ricchi giacimenti di petrolio lungo la costa del Sahara Occidentale.

Il Marocco nel 2003 ha rifiutato gli accordi di pace predisposti dal Consiglio di Sicurezza. 

UN MURO DI 2700KM E I CAMPI PROFUGHI

Nel corso di questi anni, la popolazione saharawi è rimasta nei territori occupati dal Marocco all’interno di un ‘recinto’ di 2700 km ed è tuttora, sottoposta ad un durissimo regime di polizia. Non può utilizzare la propria lingua, né indossare gli abiti tradizionali. E’ discriminata nell’educazione e nel lavoro. Ogni espressione del nazionalismo saharawi è repressa con la forza.

Attualmente circa 250 mila saharawi vivono in campi profughi nel deserto algerino, in prossimità di Tindouf, e sono distribuiti in quattro tendopoli; ogni tendopoli è una provincia, che a sua volta è suddivisa in sei comuni, con un apparato amministrativo simile al nostro, all’interno del quale le nomine avvengono in parte a livello elettivo ed in parte definite a livello centrale.

In un’intervista apparsa nel gennaio di quest’anno sul quotidiano Il Manifesto il leader del Fronte Polisario, Brahim Ghali dice:
Nonostante il blackout mediatico imposto dal Marocco per nascondere queste violenze, sono numerose le testimonianze di violenza, torture e repressione poliziesca. Anche il commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, continua a esprimere la propria preoccupazione per la costante violazione dei diritti alla libertà di espressione con arresti, detenzioni arbitrarie, molestie, intimidazioni e torture di manifestanti, giornalisti, blogger, avvocati e difensori dei diritti umani. La situazione dei prigionieri politici saharawi continua a destare grave preoccupazione a causa delle condizioni disumane all’interno delle carceri marocchine”. 

LA SCELTA SPAGNOLA E L’IRRITAZIONE DELL’ALGERIA

L’Algeria ha reagito quando la Spagna ha dichiarato a marzo di sostenere un piano marocchino per offrire autonomia al Sahara occidentale. L’Algeria sostiene il movimento del Fronte Polisario che cerca la piena indipendenza del territorio che il Marocco ha annesso.
La Spagna infatti ha dichiarato attraverso il suo premier Pedro Sanchez che:

“La proposta marocchina di autonomia è la base più seria, credibile e realistica.
Rispettiamo il fatto che altri possano pensarla diversamente, ma sbaglieremmo tutti se non riconoscessimo quello che può sembrare un’ovvietà: perché ormai dobbiamo risolvere un conflitto che dura già da troppo tempo”.

Bisogna segnalare come si inserisca anche la questione Israele nella vicenda. Infatti  Per incoraggiare il Marocco a riconoscere Israele, l’allora presidente statunitense Trump fece un’incauta promessa: impegnò gli Stati Uniti a riconoscere la sovranità del Marocco sul Sahara occidentale, cosa che ovviamente suscitò la forte opposizione dell’Algeria.

ALGERIA SECONDO ESPORTATORE DI GAS DOPO LA RUSSIA

La questione sollevata da Algeri non è solo politica: l’Algeria è uno dei grandi esportatori di gas naturale verso l’Europa e le conseguenze della vertenza potrebbero avere effetti nefasti sui grossi flussi che dall’Algeria arrivano nei paesi europei, tra cui l’Italia. La disputa potrebbe appesantire un mercato dell’energia già sconvolto dall’altra grave crisi del gas, tra la Russia e l’Europa, iniziata lo scorso anno e precipitata con lo scoppio del conflitto in Ucraina e relative sanzioni.

La scelta dello spagnolo Sanchez verso il piano marocchino di autonomia dei territori invece che di referendum sull’indipendenza potrebbe essere dettata dalla necessità di garantire il controllo dell’immigrazione da parte del Marocco dall’enclave spagnola di Ceuta.

L’Algeria dovrebbe ora rivedere i prezzi per qualsiasi nuovo contratto di gas con aziende spagnole, riferisce l’agenzia di stampa Reuters. L’attuale contratto è a lungo termine con prezzi ben al di sotto dell’attuale livello di mercato e facilmente verranno rivisti al rialzo. 

In tutto ciò L’ENI che ha un nuovo accordo con Algeri potrebbe uscirne avvantaggiata, recuperando quanto l’Algeria non manda verso la Spagna.  L’Algeria è oggi il secondo paese fornitore di gas dopo la Russia, che solo lo scorso anno aveva esportato verso l’Italia circa 29 miliardi di metri cubi.

Ma intanto il popolo Saharawi continua a soffrire.

FONTE:https://www.byoblu.com/2022/06/14/sale-la-tensione-tra-algeria-e-spagna-per-la-questione-saharawi-ripercussioni-anche-sul-gas-europeo/

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