Yuan sotto stress e ostacoli nella corsa per sfidare il dollaro: cosa succede alla moneta cinese

giu 16, 2023 0 comments


Di Andrea Muratore

Il dollaro sta conoscendo una serie di sfide nella corsa al ruolo di valuta di riferimento degli scambi internazionali, ma la principale divisa concorrente, lo yuan cinese, si trova in una fase in cui diversi problemi strutturali rischiano di incespicarne la corsa. Sfidare una moneta capace di fare sentire il suo peso mondiale in quanto riferimento del primo e (almeno percepito) più affidabile debitore mondiale è difficile quando a farlo è la valuta di un Paese come la Cina che fa della proiezione commerciale e dell’export il suo fattore d’influenza globale.

Può sembrare controintuitivo rispetto alla tradizionale grammatica economica: ma prima e dopo la globalizzazione gli Stati Uniti sono riusciti a imporre l’egemonia del dollaro anche – se non soprattutto – per mezzo di deficit commerciali e aumenti del debito e dei prodotti finanziari denominati in dollari acquistati in Paesi terzi che hanno fatto della sostenibilità dell’economia americana un fattore di vita o di morte economica per decine di Paesi, migliaia di fondi e banche e milioni di investitori d’alta fascia in tutto il mondo. Lo stesso non si può dire dello yuan, che è ancora soggetto alla volatilità legata all’andamento dell’economia interna cinese.

Questo è quanto è successo nelle ultime settimane. Il dollaro ha accelerato il suo sentiero di rafforzamento nei confronti dalla moneta cinese raggiungendo i valori massimi da cinque anni se escludiamo la fiammata di ottobre, quando il varo dei nuovi lockdown a Shanghai fece precipitare per alcuni giorni nel panico i mercati della Repubblica Popolare. A inizio anno un dollaro valeva 6,70 yuan, ora il cambio è di circa 7,13 yuan per un dollaro. Il rafforzamento del 6% del biglietto verde sulla valuta cinese è considerevole se pensiamo che nel contesto odierno Pechino vive una fase di massiccia riapertura della sua economia e soprattutto una fase di potenziamento dell’uso della sua moneta come fattore di scambio per le materie prime. Il calo dei profitti delle imprese cinesi del 20,6% nel primo quadrimestre dell’anno segnala che una frenata della ripresa è sicuramente in atto.

A Pechino, nota Morningstar“i dati sull’inflazione cinese più deboli del previsto hanno indicato la debolezza sottostante dell’economia del paese. L’indice dei prezzi al consumo cinese è salito dello 0,2% su base annua a maggio, inferiore alla previsione dello 0,3%, mentre la deflazione dei produttori è continuata il mese scorso”. Nonostante iniezioni di capitali e credito, motori della crescita del Paese, Pechino non decolla e le esportazioni cinesi sono diminuite più del previsto a maggio, spingendo il surplus commerciale del paese al minimo di tre mesi. Queste cifre hanno rafforzato le speculazioni secondo cui la Banca popolare cinese potrebbe abbassare nuovamente i tassi di interesse per rilanciare la seconda economia più grande del mondo”. Il calo delle riserve di valuta estera a maggio, concomitante a questi dati, mostra che la fragilità dello yuan si riflette in un esborso maggiore della Cina per l’acquisto di materie prime fondamentali per la sua base industriale.

Per anni lo yuan ha tenuto botta perché la Cina era il motore della crescita globale e il perfetto complemento del mondo guidato dal dollaro. L’aumento della competizione geopolitica, il Covid, le varie crisi che si sono succedute sul fronte degli approvvigionamenti, l’avvio del disaccoppiamento delle economie occidentali dalla Cina nei settori critici hanno però messo in dubbio questo paradigma. E Pechino vede lo yuan subire sostanziali contraccolpi nel suo sentiero di crescita.

Questo deve insegnare molto alla Cina di Xi Jinping nella sua corsa alla graduale de-dollarizzazione degli scambi internazionali. La pressione globale del dollaro e la forza dei fondamentali di una valuta “geopolitica”, strumento di mantenimento della potenza americana che passa anche per il deficit commerciale e il ruolo di vincolo nel trasferimento di risorse dalla periferia dell’impero al centro che esso comporta, sono chiaramente difficili da eradicare completamente. L’obiettivo della Cina, il cui yuan non raggiunge ancora un valore del 10% degli scambi globali denominati nella sua unità di conto, deve essere quello di creare strumenti di compensazione che permettano alla sua moneta di essere sempre più riserva di valore indipendentemente dalle fluttuazioni dell’economia del Dragone. E in quest’ottica la strategia migliore per la Cina può essere quella del consolidamento del legame tra lo yuan e i contratti di vendita di gas, petrolio e altre materie prime prodotte da Paesi partner.

Il sistema verso cui si potrebbe andare, in quest’ottica, potrebbe creare una piattaforma monetaria globale a più livelli, col dollaro “garante” degli scambi commerciali di beni finali e servizi ad alto valore aggiunto e lo yuan sempre più presente nei Paesi in via di sviluppo. A patto, ovviamente, di capire come uscire dalle cicliche fasi di impasse con cui la Cina si trova a fare i conti quanto il mito della crescita infinita della sua economia si scontra con i vincoli di un sistema globale sempre più complesso e competitivo. In cui lo yuan è ben lungi dall’essere il numero uno.

FONTE: https://it.insideover.com/economia/yuan-sotto-stress-e-ostacoli-nella-corsa-per-sfidare-il-dollaro-cosa-succede-alla-moneta-cinese.html

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