UNDICI SETTEMBRE, UN DECENNIO DOPO: ABBIAMO IMPARATO QUALCOSA?

ago 29, 2011 0 comments
DI PAUL CRAIG ROBERTS
Global Research

Fra pochi giorni ricorrerà il decimo anniversario dell’11 settembre 2001. Ha resistito bene il racconto ufficiale del governo di quegli eventi dopo un decennio?
Non molto bene. Il direttore, il vicedirettore e il primo consulente legale della Commissione sull’1 settembre hanno scritto testi in cui si dissociano parzialmente dal resoconto della commissione. Hanno riferito che l’amministrazione Bush ha posto ostacoli sul loro cammino, che le informazioni non erano condivise, che il Presidente Bush acconsentì a testimoniare solo se accompagnato dal vicepresidente Cheney e non fu mai posto sotto giuramento, che il Pentagono e i funzionari dell’FAA mentirono alla commissione e che la commissione stessa pensò di deferire con l’accusa di falsa testimonianza nel corso dell’indagine per ostruzione al corso della giustizia.

Nel loro libro il direttore e il vicedirettore, Thomas Kean e Lee Hamilton, hanno scritto che la Commissione sull’11 settembre era stata “formata per fallire”. Il primo consulente John Farmer Jr., ha riferito che il governo statunitense prese “la decisione di non dire la verità di quello che era successo” e che “i nastri del NORAD raccontavano una storia radicalmente diversa da quello che era stato riferito a noi e al pubblico.” Kean invece disse: “Fino a questo momento non sappiamo perché il NORAD ci ha detto quello che ci ha detto, che era davvero molto distante dalla verità.”
La gran parte delle domande poste dalle famiglie dell’11 settembre non sono state soddisfatte. Non sono stati convocati testimoni importanti. La commissione ha ascoltato solo quelli che sostenevano il racconto del governo. La commissione è stata un’operazione politica controllata, non un’indagine degli eventi e delle prove. I suoi membri erano tutti ex politici. Nessun esperto riconosciuto si è aggiunto alla commissione.
Un membro della Commissione sull’11 settembre, l’ex senatore Max Cleland, rispose ai limiti posti alla commissione dalla Casa Bianca: “Se questa rimarrà la decisione, io, in quanto membro della commissione, non potrò guardare nessun cittadino americano negli occhi, specialmente le famiglie delle vittime, e dire che la commissione sia stata esaustiva. Questa indagine è ormai menomata.” Cleland rassegnò le dimissioni per non vedere la sua integrità compromessa.
A dire il vero, né Cleland e neppure altri membri della commissione hanno suggerito che l’11 settembre sia stato un inside job per rafforzare l’agenda bellicista. Ciò malgrado, né il Congresso né i media si sono chiesti, almeno in modo non forte, perché il Presidente Bush non sia voluto apparire davanti alla commissione sotto giuramento o senza Cheney, perché il Pentagono e i funzionari dell’FAA abbiano mentito alla commissione o, se i funzionari non hanno mentito, perché la commissione avesse creduto diversamente, o perché la Casa Bianca si sia opposta così a lungo alla formazione di una commissione d’indagine di qualsiasi tipo, persino una sotto il suo controllo.
Si potrebbe pensare che se una manciata di arabi sia riuscita a sbaragliare non solo la CIA e l’FBI ma tutte le sedici agenzie di intelligencestatunitensi, tutte le agenzie di intelligence dei nostri alleati - tra cui il Mossad - , la National Security Council, il Dipartimento di Stato, il NORAD, la sicurezza negli aeroporti per quattro volte in una mattinata, il controllo del traffico aereo, e così via il Presidente, il Congresso e imedia si dovrebbero domandare come sia potuto accadere un evento del genere. Invece, la Casa Bianca ha eretto un muro per le indagini e il Congresso e i media hanno mostrato ben poco interesse.
Nel corso del decennio trascorso si sono formate numerose associazioni per la verità sull’11 settembre: Architects and Engineers for 9/11 TruthFirefighters for 9/11 TruthPilots for 9/11 TruthScholars for 9/11 TruthRemember Building 7.org e un nuovo gruppo di New York che comprende le famiglie delle vittime dell’11 settembre. Questi gruppi chiedono una vera indagine.
David Ray Griffin ha scritto dieci libri di ricerca approfonditi documentando le problematiche presenti nel racconto del governo. Alcuni scienziati hanno evidenziato che il governo non ha spiegazione per l’acciaio fuso. Il NIST è stato costretto ad ammettere che il WTC 7 era in caduta libera per parte della sua discesa e una squadra scientifica guidata dal professore di nano-chimica all’Università di Copenhagen ha riferito di aver rintracciato nano-termite nella polvere degli edifici.
Larry Silverstein, che aveva l’affitto degli edifici del World Trade Center, disse nel corso di una trasmissione della PBS che nel tardo pomeriggio dell’11 settembre fu presa la decisione di “sgomberare” (ndt: il termine “pull” ha, tra gli altri significati, quello di “evacuare” e quello di “abbattere”) l’edificio 7. Gli alti ufficiali dei pompieri hanno riferito che non era stata fatta alcuna indagine forense sulla distruzione degli edifici e che l’assenza di indagini era una violazione di legge.
Sono stati fatti vari sforzi per dare forza ad alcune delle prove contrarie al racconto ufficiale, ma la gran parte di questi sono stati ignorati. Rimane il fatto che lo scetticismo di un gran numero di esperti riconosciuti non ha avuto alcun effetto sulla posizione del governo eccetto un membro dell’amministrazione Obama che ha suggerito che il governo avesse infiltrato le organizzazioni sulla verità dell’11 settembre per screditarle.
La pratica diffusa è stata quello di etichettare gli esperti non convinti della posizione del governo come “teorici della cospirazione”. Ma si può dire che la teoria del governo sia già una teoria cospiratrice, una ancor meno probabile una volta che si comprende l’implicazione dei fallimenti dell’intelligence e di tutte gli enti preposti. Gli insuccessi implicati sono incredibilmente numerosi; e di questo nessuno è stato ritenuto responsabile.
Inoltre, cosa hanno da guadagnare 1.500 architetti e ingegneri dall’essere ridicolizzati come teorici della cospirazione? Sicuramente non firmeranno mai più un contratto con il governo e molti hanno sicuramente perso lavori per il loro atteggiamento “anti-americano”. I loro concorrenti avranno sicuramente approfittato dei loro “dubbi anti-patriottici”. E devo dire che la mia ricompensa per aver parlato del punto in cui siamo dieci anni dopo l’evento saranno solamente alcune mail in cui mi si dirà che, siccome odio tanto l’America, dovrei trasferirmi a Cuba.
Gli scienziati hanno ancora meno incentivi a esprimere i propri dubbi, il che probabilmente spiega perché non esiste “1.500 Fisici per la Verità sull’11 settembre”. Pochi fisici hanno carriere indipendenti dai fondi o dai contratti governativi. È stato un insegnante di fisica alle superiori che costrinse il NIST ad abbandonare la propria versione del crollo dell’Edificio 7. Il fisico Steven Jones, che per primo riportò di aver trovato tracce di esplosivi, ha subito pressioni da parte del governo per primo ha riportato di aver scoperto tracce di esplosivi, si è visto sospendere l’incarico dalla BYU, che senza dubbio avrà ricevuto pressioni da parte del governo.
Potremmo ritenere le prove contrarie coincidenze e errori e concludere che solo il governo ci ha visto giusto, lo stesso governo che per il resto non ne ha combinato una buona.
A dire il vero, il governo non ha spiegato proprio niente. Il resoconto del NIST è solamente una simulazione di quello che potrebbe aver causato il crollo delle torri se le ipotesi del NIST programmate nel modello computerizzato fossero corrette. Ma il NIST non porta alcuna prova per evidenziare che le sue ipotesi siano corrette.
L’Edificio 7 non è stato menzionato nel 9/11 Commission Report e molti americani sono ancora ignari che tre edifici sono venuti giù l’11 settembre.
Fatemi chiarire il mio punto di vista. Non sto dicendo che qualche gruppo per le operazioni segrete dell’amministrazione neo-con di Bush abbia fatto saltare in aria gli edifici per poter promuovere l’agenda neoconservatrice della guerra in Medio Oriente. Se ci sono prove di un mascheramento, potrebbe essere che il governo stia mascherando la sua incompetenza e non la complicità nell’evento. E anche se ci fossero prove definite della complicità del governo, non sono sicuro che gli americani le accetterebbero. Gli architetti, gli ingegneri e gli scienziati vivono in una comunità che si basa sui fatti, ma per la gran parte delle persone i fatti non possono competere con le emozioni.
La mia domanda è perché i vari corpi dell’esecutivo, - comprese le agenzie di security - il Congresso, i media e gran parte della popolazione non siano stati avidi di indagare sull’evento determinante della nostra epoca.
Non ci sono dubbi che l’11 settembre sia un evento fondamentale. Ci ha portato un decennio di guerre sempre più allargate, una costituzione fatta a pezzi e uno stato di polizia. Il 22 agosto Justin Raimondo ha riportato che lui e il suo sito, Antiwar.com, erano monitorati dall’Electronic Communication Analysis Unit dell’FBI per determinare se Antiwar.com fosse “una minaccia alla Sicurezza Nazionale” che lavorasse “su mandato di una potenza straniera”.
Francis A. Boyle, un professore riconosciuto a livello internazionale e avvocato di legge internazionale, ha riferito che, quando rifiutò una richiesta congiunta FBI-CIA di violare le prerogative avvocato/cliente e diventare un informatore sui suoi clienti arabi-americani, fu messo nella lista nera dei terroristi del governo statunitense.
Boyle è stato critico con l’approccio del governo statunitense al mondo musulmano, ma Raimondo non ha mai sollevato, né consentito agli articolisti di sollevare, alcun sospetto sulla complicità del governo nell’11 settembre. Raimondo si oppone semplicemente alla guerra e questo per l’FBI è già sufficiente per decidere che sia necessario controllarlo in quanto possibile minaccia alla sicurezza nazionale.
Il racconto del governo sull’11 settembre è la base delle guerre infinite che stanno esaurendo le risorse degli Stati Uniti e distruggendo la sua reputazione e costituisce le fondamenta dello stato di polizia che alla fine taciterà tutte le opposizioni ai conflitti. Gli americani sono prossimi al racconto dell’attacco terroristico musulmano dell’11 settembre, perché è quello che giustifica il massacro delle popolazioni civili in molti paesi musulmani e lo stato di polizia come soli mezzi per mettersi al sicuro dai terroristi, che già si sono trasformati in “estremisti interni” come gli ambientalisti, i gruppi per i diritti degli animali e gli attivisti contro la guerra.
Oggi gli americani sono insicuri, non a causa dei terroristi e degli estremisti interni, ma perché hanno perso le loro libertà civili e non hanno protezione dall’incommensurabile potere del governo. Si potrebbe pensare che il come si sia arrivati a questo punto possa essere degno di un dibattito pubblico e di audizioni al Congresso.

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24.08.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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