Criticare Israele non รจ antisemitismo

apr 18, 2012 0 comments
 Di Ivano Marescotti
Gunter Grass critica la politica dello Stato di Israele. Opinioni opinabili ma legittime, come altre. Sulle quali, ora, non entro nel merito. Ma leggo sui giornali: “Per l’ex presidente dell’Unione delle comunitร  ebraiche italiane, Amos Luzzato, si รจ trattato di un vero e proprio proclama antiebraico”. Per il delegato dell’ambasciata israeliana a Berlino, Emmanuel Nahshon, quelle di Grass sono accuse che ricordano l’antisemitismo vecchio stampo”. Io non ho letto nulla di simile nella poesia di Gunter Grass.

Ma non c’รจ nessun politico italiano che abbia l’elementare coraggio di dire che criticare la politica di uno Stato non significa criticarne l’etnia o la religione o il colore della pelle dei suoi abitanti? Sarebbe come dire che attuare il sacrosanto diritto di criticare il nazismo, realizzato dallo Stato germanico negli anni Trenta, ma accettato dalla stragrande maggioranza della sua popolazione (“I volenterosi carnefici di Hitler”), significhi essere razzisti antitedeschi. Ed รจ pur vero che ancora oggi, fra le vecchie generazioni, gridare “arrivano i tedeschi!” fa venire la pelle d’oca. Tu dagli torto!

C’รจ un’ipocrisia insopportabile. Infatti รจ lo stesso Stato di Israele che si autodefinisce “stato ebraico”, termine accettato senza fare una piega dalla sfera politica occidentale e che assume un significato razziale, antidemocratico da Stato etico, religioso, confessionale, lontano dalla concezione europea di stato laico. Occorre essere identificato come ebreo per trasferirsi e vivere in Israele? Nutro dubbi sul carattere democratico di quel paese.

La politica di uno Stato, di qualunque Stato, รจ criticabile e chi identifica volutamente ebraismo con Israele รจ ipocrita e vigliacco se non idiota in malafede. Chi lo fa in genere non รจ chi critica quello Stato ma i suoi presunti difensori! Creare uno Stato in pochi mesi (con una direttiva ONU, dopo la guerra) in territorio altrui, assumendo la caratteristica di una classica occupazione coloniale, probabilmente รจ stato un errore fatale. E mi pare incontestabile che una tragedia irrisolta sia in atto da allora. Ma ora lo Stato c’รจ (cosรฌ come la Rhodesia, oggi Zimbabwe, e il Sud Africa nel continente africano) e quella popolazione ha tutto il diritto di vivere in pace nel proprio Paese dove รจ nato. Rimediare agli errori “tornando indietro” non รจ la scelta giusta. Non sarebbe giusto ora (eliminare lo Stato di Israele e far tornare a casa loro, in Europa, i loro abitanti quivi trasferiti dal 1948) cosรฌ come non fu giusto all’atto della creazione di uno Stato concepito come il ritorno a casa dopo duemila anni di esilio.

Quanta ragione in piรน avrebbero, allora, i neri d’America che, non duemila, ma solo duecento anni fa sono stati forzatamente, disumanamente deportati sottraendoli alla loro terra africana e venduti e comprati come schiavi in terra straniera al pari di animali? Che cosa si direbbe loro se si organizzassero (sono 30 milioni!) e pretendessero un territorio in Africa da proclamare come loro “Stato” per tornare, cosรฌ, “a casa loro”? Magari ritagliando una bella fetta di quelli piรน grandi come il Congo, la Nigeria ecc. Del resto i confini di quegli Stati erano tagliati con l’accetta dagli occidentali… Le “Black Panther” degli anni sessanta e settanta avevano anche questo obbiettivo.

C’รจ qualcuno, tra coloro che erano d’accordo con la nascita di Israele in Palestina, che sia d’accordo con questa tesi? Molti Stati del Medio Oriente, Iran e Siria soprattutto, hanno caratteristiche profondamente antidemocratiche e mentalitร  medievali, sono pericolosi, razzisti e tirannici. E fin dalla sua nascita Israele, lรฌ in mezzo, costituisce un magnifico pretesto per la loro odiosa politica oppressiva. Ma Israele non fa nulla per evitare le tensioni. Anzi provoca sviluppando, contro le decisioni ONU, l’occupazione e la colonizzazione del territorio non suo mentre al suo interno si comporta come un classico paese coloniale applicando una sorta di apartheid contro la popolazione palestinese israeliana (piรน di un milione di persone tenute in subalternitร  politica, economica e sociale). Non ha mai applicato nessuna delle direttive Onu (migliaia ormai) compresa quella di ritirarsi entro i suoi confini assegnati che sono quelli del 1948. Criticare Israele, senza essere tacciati di antisemitismo, non solo รจ un diritto ma รจ un dovere per chi ama Israele, la pace, la democrazia, e la giustizia sociale.

Per Gunter Grass come per chiunque.

Fonte:il Fatto Quotidiano

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