Vitalizi, ecco cosa prevede la delibera approvata da Camera e Senato sull'abolizione per i parlamentari condannati

mag 7, 2015 0 comments
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Di Claudio Paudice
Vitalizi aboliti per i parlamentari condannati in via definitiva, ma non per tutti. Le identiche delibere approvate dagli uffici di Presidenza di Camera e Senato prevedono infatti alcune "eccezioni" che possono permettere a deputati e senatori che hanno avuto guai con la giustizia di non rinunciare, per forza, alla pensione a vita. Il risultato viene comunque festeggiato come un "bel segnale" dai presidenti dei due rami del Parlamento, Pietro Grasso e Laura Boldrini. Tuttavia non hanno votato le delibere Ap (alla Camera), Forza Italia e Movimento 5 Stelle. I grillini hanno attaccato la "delibera farsa perché salva la stragrande maggioranza dei politici condannati, tutti i loro amici di tangentopoli e colpisce solo una piccola cerchia".
Con le nuove norme c'è lo stop al vitalizio per i parlamentari condannati in via definitiva per reati di mafia, terrorismo e contro la pubblica amministrazione, con pene superiori ai due anni. Nell'ultima fattispecie è però escluso l'abuso d'ufficio. Inoltre, la cessazione del vitalizio viene meno nel caso il politico condannato in via definitiva si serva della riabilitazione, istituto dell'ordinamento penale che consente, decorsi almeno 3 anni, di ottenere l’estinzione degli effetti penali della condanna e delle pene accessorie. È il caso, per esempio, di Marcello de Angelis, condannato a 5 anni per banda armata e associazione sovversiva come elemento di spicco del gruppo neofascista Terza Posizione, ma riabilitato.
Rientra invece nell'abolizione Paolo Pillitteri, ex sindaco di Milano, condannato in via definitiva per ricettazione e finanziamento illecito dei partiti nella vicenda Tangentopoli. Pochi mesi fa disse che se "dovessero abolire il vitalizio non arriverò alla fine del mese".
Non solo: le norme si applicano in caso di condanne in via definitiva a più di due anni per reati comuni che prevedano un massimo edittale non inferiore ai sei anni. Tuttavia, lo stop al vitalizio non può essere applicato nel caso di assegni e pensioni di reversibilità, laddove il parlamentare sia deceduto prima dell'entrata in vigore della delibera.
Rientrano a pieno titolo nell'abolizione del vitalizio Marcello Dell'Utri, condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa; Cesare Previti, condannato a 6 anni per corruzione in atti giudiziari; Totò Cuffaro, condannato a 7 anni per favoreggiamento alla mafia; Toni Negri, condannato a 12 anni per complicità con le Brigate Rosse; Massimo Abbatangelo, condannato a 6 anni per detenzione di esplosivo. Rientra anche Silvio Berlusconi che, comunque, dal 2018 potrà fare richiesta per la riabilitazione penale.
IL TESTO
La delibera approvata dall'Ufficio di presidenza della Camera prevede all'articolo 1: "E' disposta la cessazione dell'erogazione dei trattamenti previdenziali erogati a titolo di assegno vitalizio o pensione a favore dei deputati cessati dal mandato che abbiano riportato, anche attraverso" il patteggiamento a) condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione per i delitti, consumati o tentati, previsti dall'articolo 51, commi 3-bis e 3-quater del codice di procedura penale (mafia e terrorismo) e dagli articoli da 314 a 322-bis, 325 e 326 del codice penale (reati contro la P.A. come peculato e concussione); b) "condanne definitive con pene superiori a due anni di reclusione per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a sei anni, così determinata ai sensi dell'articolo 278 del codice di procedura penale".
Le norme contenute nella delibera "non si applicano agli assegni e pensioni di reversibilità spettanti ai familiari superstiti, laddove il deputato cessato il suo mandato sia deceduto in data anteriore all'entrata in vigore" della delibera. Infine, le misure "sono adottate dall'Ufficio di presidenza previo accertamento dei relativi presupposti" e "non si applicano qualora sia intervenuta la riabilitazione". Se riabilitato, al deputato viene ripristinata l'erogazione dei vitalizi "con decorrenza dalla data dell'istanza di riabilitazione".
Il M5S attacca: "Ecco chi si salva". Il grillino Riccardo Fraccaro attacca sulla sua pagina Facebook e fa un elenco dei parlamentari che invece la "fanno franca". "Paolo Cirino Pomicino - scrive Fraccaro - percepirà ogni mese 5.573 euro nonostante la condanna per corruzione finanziamento illecito (pena inferiore ai due anni e riabilitato, ndr). Idem Enzo Carra, ex deputato Pd condannato per false dichiarazioni sulle mazzette, ben 3.979 euro. Per gentile concessione del Pd, i cittadini pagheranno i vitalizi a vecchi e anche nuovi tangentisti: come Salvatore Sciascia, attuale parlamentare forzista già condannato per corruzione, che a fine legislatura potrà riscuotere l’assegno (anche lui riabilitato, riporta oggi il Fatto Quotidiano)". Un altro parlamentare che potrà contare sul vitalizio, scrive sempre Fq, sarà Giuseppe Ciarrapico.

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