Il diritto della castità volontaria nelle relazioni in un mondo fondato sulla sessualità obbligatoria, il parere controcorrente dello psicanalista Claudio Risé

giu 4, 2015 0 comments

Di Claudio Risé
Ciao Claudio, quando con le ragazze si ha fretta e la relazione si allarga  anche al sessose poi il rapporto termina (per incompatibilità, visione di vita o altro), tutto finisce malissimo. Amicizia compresa. Dopo: amarezza, desolazione, frustrazione, accuse di uso reciproco. Rabbia.
Ciò si  eviterebbe   aspettando e conoscendosi meglio, svelandosi una po’ alla volta,  vedendo cosa sarebbe bene per sé e per l’altroFermandosi, se necessario. Farebbe bene a tutti. Invece, quanto poco Amore di solito! Ho visto che i rapporti sessuali dopo poco legano, e se qualcosa nella relazione non funziona, lo strappo poi è molto più doloroso.
Una relazione più casta sarebbe meglio. Sembra fuori dal tempo, ma è così e la desidero. Alessandro.
 
Ciao Alessandro, se un comportamento diventa “obbligatorio”, come oggi il sesso, si ammala. Il racconto tuo, e di altri, pone un tema attualissimo, ma tabù per il mainstream: la castità come scelta di libertà, nella vita e nelle relazioni.
La sessualità “obbligatoria” nel rapporto sentimentale  genera ansie spesso distruttive. Il senso di “legame”, associato e conseguente al rapporto sessuale, suscita sensi di colpa e responsabilità non proporzionate  allo sviluppo affettivo ( e spesso sessuale) dei partner, e spinge alla fine della relazione. Ma ora sentiamo gli altri, e anche te, ciao Claudio.

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