Noemi Durini, il fidanzato: “Se mi ammazzavo io era meglio, avrei evitatato questo casino”

set 14, 2017 0 comments
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Noemi Durini è morta e il fidanzato non si dà pace. Il ragazzo di 17 anni ha confessato l’omicidio, continua ad essere confuso nella struttura protetta dove è rinchiuso e alterna stati di depressione ad agitazione. “Ho sbagliato, potevo uccidermi io e avrei evitato questo casino”, dice in preda alla disperazione.
Il giovane si trova in una struttura protetta e per il suo stato psico-fisico c’è apprensione da parte dei responsabili della ‘casa’ in cui è stato rinchiuso in stato di fermo su disposizione della Procura per i minorenni. La direttrice della struttura – a quanto si apprende – avrebbe espresso la sua preoccupazione e avrebbe disposto che all’interno non trapeli alcun particolare sul clamore mediatico prodotto dal delitto. Il giovane è in attesa dell’interrogatorio di convalida del fermo da parte del giudice.
Intanto il padre del fidanzato e killer di Noemi racconta il momento in cui il figlio gli ha confessato l’omicidio:
“Non sapevo nulla e mai avrei aiutato mio figlio a commettere un simile gesto. Lucio mi ha detto dell’omicidio la sera prima del ritrovamento del corpo di Noemi e mi ha comunicato anche la sua decisione di volersi costituire ai carabinieri. Io gli ho risposto: ‘Se hai le palle ci devi andare da solo'”, cosa che il minorenne ha fatto il 13 settembre. É quanto avrebbe detto il padre ad alcuni famigliari commentando le indagini a suo carico per sequestro di persona e occultamento di cadavere.
La vicenda d’altronde si fa complicata. La famiglia di Noemi aveva denunciato alle autorità la violenza del giovane, ma anche la famiglia del fidanzato aveva denunciato la ragazza, accusandola di atti persecutori. La denuncia, secondo quanto si apprende, sarebbe stata fatta alcuni mesi fa e 15-20 giorni dopo quella presentata invece dalla madre di Noemi.
Imma Durini nella denuncia accusava il ragazzo di lesioni nei confronti della figlia. Il referto medico allegato parla di una prognosi di 2-3 giorni per un colpo al volto, probabilmente uno schiaffo.
Intanto il Consiglio superiore della magistratura promette verifiche per stabilire se ci siano stati problemi e omissioni da parte della Procura e delle autorità. A confermarlo è il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, che il 14 settembre è a Bari dove si tiene una riunione straordinaria della Sesta Commissione del Csm e un incontro con i magistrati del distretto dopo la strage mafiosa di Foggia:
“Non possiamo fornire, allo stato, una risposta a questa terribile domanda – risponde a chi gli chiede se la tragedia poteva essere evitata -. La prima commissione consiliare del Csm – ha spiegato Legnini – ha espressamente chiesto al comitato di presidenza di aprire un’attività di accertamento su questa vicenda. Il Comitato si riunirà martedì mattina, esaminerà questa richiesta e lo farà alla luce dei fatti che sono noti, cioè di un appello accorato della mamma della povera ragazza barbaramente uccisa, per verificare se ci sono stati problemi, omissioni oppure no. Eviterei adesso di anticipare o affrettare il giudizio di qualsivoglia genere. Ciò che è certo è che ce ne occuperemo”.

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