Due grandi periodici statunitensi, il Wall Street Journal e il New York Times, hanno svolto un ruolo di grande rilevanza nell’orientare l’opinione pubblica e le scelte politiche dell’amministrazione governativa in relazione al ruolo dell’Iran nell’attuale conflitto tra Israele e Palestina.
Un articolo del WSJ pubblicato l’8 ottobre aveva indicato nell’Iran un ruolo primario nella gestione di questo conflitto, secondo informative provenienti da fonti iraniane e da Hezbollah. Al contrario, secondo la CIA, il coinvolgimento dell’Iran appare tutt’oggi improbabile, e in base a tali dichiarazioni il New York Times il 10 ottobre ha sostenuto che i leader iraniani fossero stati sorpresi dall’azione offensiva di Hamas. L’articolo includeva anche affermazioni di alti funzionari israeliani secondo i quali non c’erano prove che questo attacco fosse stato coordinato proprio dall’Iran.
Proprio il 10 ottobre Jack Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Biden, in una conferenza stampa ha informato i giornalisti che la CIA non poteva confermare il coinvolgimento iraniano nell’attacco.
Tuttavia già il 13 ottobre il New York Times ha pubblicato un articolo, basato su fonti presso la Guardia rivoluzionaria islamica e da Hezbollah, in cui si affermava come possibile il coordinamento da parte dell’Iran.
In ultima analisi quale può essere il peso che questi periodici possono esercitare sulla pubblica opinione americana ed internazionale? Una narrazione mediatica che stabilisca con certezza l’esistenza di un coordinamento da parte dell’Iran in questo attacco legittimerebbe l’intervento di Israele contro l’Iran, scatenando una guerra regionale in Medio Oriente dagli esiti assolutamente imprevedibili.
FONTE: https://www.notiziegeopolitiche.net/usa-la-stampa-il-coinvolgimento-delliran-si-no-forse/
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