Il vero crimine รจ la guerra, non il suo rifiuto

nov 26, 2011 0 comments
 Di Nicola Sessa
L'ex membro della Raf Inge Viett, รจ stata condannata per aver "moralmente sostenuto" il sabotaggio di mezzi militari tedeschi
"Questa sentenza รจ frutto di un processo politico". Cosรฌ Inge Viett subito dopo la lettura delle motivazioni per la condanna a ottanta giorni di carcere o, alternativamente, 1200 euro di multa. Inge Viett, ex membro della Raf (Rote Armee Fraktion), รจ stata processata e condannata per apologia di reato.
Durante la conferenza pubblica dell'8 gennaio 2011 organizzata dal giornale di sinistra Junge Welt, Viett aveva legittimato le dieci e piรน operazioni di sabotaggio contro mezzi militari verificatesi tra il 2009 e il 2010: "Se la Germania รจ in guerra - aveva affermato la combattiva sessantasettenne - allora รจ legittimo, quale azione dimostrativa contro la guerra, incendiare gli equipaggiamenti militari". E poi ancora: "I mezzi militari dati alle fiamme in Germania avrebbero potuto portare morte e oppressione nel mondo".
Per il procuratore Matthias Weidling, quelle di Inge Viett sono parole incendiarie e chiede alla corte che sia punita con tre mesi di carcere.
Seduta al fianco del difensore Sven Richwin, Viett - capelli corti e orecchino al lobo sinistro - รจ apparsa serena e ha dispensato sorrisi e saluti ai suoi amici e simpatizzanti presenti in aula per mostrarle solidarietร . Sul banco degli imputati, l'ex Raf tiene aperto, alla pagina tre, il quotidiano Junge Welt: Der Krieg ist das Verbrechen, la guerra รจ (il vero) crimine. Perchรฉ questo, in fondo, รจ stato - tra le righe - in discussione nel processo del 23 novembre: รจ reato manifestare la propria opinione (contraria) sul piรน grande crimine umano? A quanto pare Inge Viett non ha la stessa libertร  di parola garantita agli altri cittadini. In questo ha ragione, quando afferma che la sentenza รจ politica e per la veritร  il giudice Hammer non ne ha fatto mistero. Considerato il suo passato (nocciolo duro della Raf), il suo carisma e sรจguito (il regista Schlรถndorff ha costruito il film "Il silenzio dopo lo sparo" sulla sua biografia), le parole di Viett hanno un peso diverso: avendo sostenuto "moralmente" quegli atti criminosi - si legge nella sentenza - l'imputata Viett ha, di fatto, promosso l'emulazione di tali reati creando un senso di insicurezza nella societร  tedesca.
Fuori al tribunale di Berlino c'รจ un piccolo gruppo di sostenitori, alcuni dei quali hanno viaggiato diverse ore per essere presenti: "Bisogna raccontare cosa sta accadendo in Germania", dice un uomo sulla cinquantina e che vive a un centinaio di chilometri dalla capitale. "Qui รจ in pericolo la libertร  di parola". L'uomo, che preferisce non dire il proprio nome, racconta di altri due processi: Thies Gleiss, portavoce del partito di sinistra Die Linke nel Nord Reno-Westfalia, sarร  alla sbarra per aver definito assassini i soldati tedeschi in Afghanistan (vale la pena di ricordare che il colonnello Klein, colui che ordinรฒ l'attacco aereo e l'uccisione di oltre cento civili afgani a Kunduz, non รจ stato ritenuto responsabile di quella strage). Anche il direttore del Junge Welt รจ stato processato - ma assolto - per aver riportato il discorso di Viett dell'8 gennaio 2011. Il giudice, nell'assolverlo, ha ricordato quanto sia pericoloso mettere in discussione la libertร  di stampa.
Il processo Viett puรฒ costituire uno spartiacque nella futura gestione degli estremismi: la Germania ha sempre prestato piรน attenzione al terrorismo rosso che metteva nel mirino gli uomini dell'establishment, meno al terrorismo bruno che invece punta a immigrati e persone di colore. In molti si aspettano, ad esempio, la cancellazione del Rock for Germany festival di Gera, una sagra per neonazisti, dove si inneggia alla caccia e all'uccisione degli immigrati. O quegli inviti sono forse tutelati dalla libertร  di espressione?

Da Peace Reporter

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