Si chiamava Libia

apr 8, 2015 0 comments
Carta di Laura Canali

Di Laura Canali *

“Il teatro prossimo venturo di un intervento militare internazionale sarà forse la Libia.

Siamo sulla Quarta Sponda, alle porte di casa. In questo immenso spazio frammentato, conteso fra milizie, contrabbandieri e banditi indigeni o d’importazione, molti dei quali sponsorizzati da attori esterni che trattano i resti della nostra ex colonia nel contesto delle loro dispute regionali, è spuntato nello scorso autunno il vessillo dello Stato Islamico. A Derna, Bengasi, Sirte, Sabrata, Tripoli e in qualche centro minore, jihadisti locali, talvolta in combutta con i gheddafiani – incarnazione libica dello «Stato profondo» – hanno scelto il marchio del «califfo » per guadagnare pubblicità, carisma e influenza.

Inizialmente qualche centinaio di armati, oggi forse un paio di migliaia, i neo adepti di al-Baghdadihanno occupato i media globali con l’attentato del 27 gennaio di quest’anno all’hotel Corinthia, nel cuore di Tripoli, poi con la decapitazione di ventuno egiziani copti – ammesso che il video fatto circolare in febbraio non sia una fabbricazione. Il rebranding minaccia di fungere da pretesto per un nuovo intervento armato contro i terroristi islamici.

Se il mondo che conta era parso indifferente alla guerra per bande scoppiata nell’autunno 2011 subito dopo la liquidazione di Gheddafi per mano della coalizione fra ribelli, ex coloniali europei (francesi, britannici, italiani) appoggiati senza convinzione dagli americani, e sceiccati del Golfo, appena l’ombra dell’Is si è profilata in Cirenaica è squillato l’allarme generale. Obiettivo proclamato: sradicare lo Stato Islamico prima che s’impadronisca della Libia e dei suoi tesori energetici.

Ma gli interventisti, arabi od occidentali, seguono ciascuno la propria agenda. Per loro la comparsa del marchio «califfale» nelle terre libiche è una vera manna. Da gustare nel contesto della corrente rappresentazione geostrategica del caso libico.”

* Carta e citazione da “È l’economia criminale, stupido!”, editoriale di Chi ha paura del califfo, in edicola,libreriaebook e su iPad.

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