Silvia Romano e la conversione all’Islam: facciamo chiarezza

mag 26, 2020 0 comments

Di Salvatore Santoru

La recente liberazione di Silvia Romano ha dato adito alle più disparate prese di posizione nell’ambito della politica, così come anche e sopratutto nell’opinione pubblica.
Il rientro in Italia della giovane cooperante è stato visto in modo ‘trionfalistico’ da alcuni opinionisti, mentre altri hanno sostenuto che lo show” governativo si sarebbe comunque potuto evitare. Comunque sia, c’è da dire che due aspetti del caso hanno e stanno facendo molto discutere: il supposto pagamento del riscatto e la conversione all’Islam della ragazza.
Sulla questione del riscatto, c’è da dire che è notorio che l’Italia paghi in caso di sequestri internazionali, come d’altronde fanno anche altri Stati in maniera magari meno ‘vistosa'(1).
Tuttavia, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha sostenuto che un riscatto non sarebbe stato pagato e(2), oltre a ciò, i miliziani di Al Shabaab hanno smentito l’intervista ad un loro rappresentante che avrebbe fatto La Repubblica(3).
Comunque sia e quale che sia la verità, l’ipotesi del pagamento di un riscatto è tutt’altro che campata in aria e, tal riguardo, c’è chi parla di 4 milioni e chi anche di 10 o più(4).
Tralasciando tale aspetto, è interessante concentrarsi sinteticamente sulle reazioni dell’opinione pubblica o della politica.

Il jilbab, il “mistero” della conversione e gli opposti schieramenti

Il giorno del rientro in Italia Silvia Aisha Romano indossava un abito verde presumibilmente religioso, più specificatamente il Jilbab. Tale abito è stato, in un primo momento, erroneamente attribuito da alcuni media mainstream alla tradizione somala mentre, invece, è utilizzato da alcune donne musulmane(5).
La presenza di tale abito ha causato alcune polemiche e ha dato avvio alla discussione sul “mistero” della conversione della ragazza, o meglio della conversione a quale Islam.
Difatti, alcuni opinionisti e attivisti hanno sostenuto che tale abito sarebbe comune presso certi settori dell’Islam politico mentre, al contrario, altri opinionisti hanno insinuato che darebbe fastidio la conversione all’Islam in sé.
In linea di massima, si sono avute due prese di posizione “egemoni” sul tema, com’è succede d’altronde quasi sempre quando si affrontano tematiche affini.
Al di là delle polemiche, il punto è capire a quale corrente dell’Islam si sarebbe convertita la ragazza e se tale conversione sarebbe spontanea o meno. Per il resto, certe polemiche o gli attacchi gratuiti alla giovane ragazza sono decisamente fuori logo e certamente rischiano di ‘gettare ulteriore benzina sul fuoco’.

Islam, islamismo e jihadismo: le differenze di base

Sostanzialmente, come già accennato, serve capire a quale ‘tipo’ di Islam si sarebbe convertita la giovane cooperante milanese. Il fatto è che la religione musulmana non è un monolite e vi sono, com’è ben noto, diverse correnti all’interno di essa.
Su ciò, c’è da dire che non raramente nell’ambito dell’opinione pubblica e di certi media mainstream si tende a fare di tutta l’erba un fascio e da una parte l’Islam viene identificato con il radicalismo, se non con il terrorismo tout court, e dall’altra si sostiene invece che l’estremismo islamista non avrebbe nulla a che fare con certe interpretazioni della religione musulmana.
In linea di massima, c’è da ribadire che di per sé l’Islam non è né una religione intrinsecamente e gratuitamente violenta e/o guerrafondaia e, al contempo, non è una “religione di pace”. Il fatto è che, essenzialmente, l’Islam è una religione con lati chiari e oscuri avente diverse interpretazioni.
Su tale tematica, c’è da dire che vi sono interpretazioni diciamo più ‘positive’ e altre più ‘negative’ e poi c’è l’islamismo e la questione del jihadismo.
Entrando maggiormente nei particolari, c’è da dire che quando si parla di “islamismo” si parla sostanzialmente dell’Islam politico e sempre più spesso dell’utilizzo perlopiù ideologico della religione musulmana(6), utilizzo che a volte funzionale per determinati interessi di potenze e/o gruppi di potere che hanno l’intenzione di “riprendere” e/o continuare la ‘storica espansione islamica’ iniziata nel 622 d.C.
C’è anche da specificare che lo stesso islamismo è diviso in varie correnti, alcune pacifiche e altre decisamente meno e da queste ultime nasce, almeno parzialmente, il moderno jihadismo e il terrorismo.
Per precisare ulteriormente, c’è da ribadire che quando si parla di jihadismo si parla dell’interpretazione violenta e integralista del principio della stessa jihad, un principio importante per diverse correnti della religione musulmana in sé(7).
Su questo argomento, c’è poi da ricordare che per l’Islam il concetto di jihad è sinonimo sia di “miglioramento interiore” e di “lotta interna” che, non raramente ma non sempre, esteriore (difensivo e/o offensivo) e che le organizzazioni jihadiste rimarcano molto la seconda interpretazione in modo offensivo e “bellicista”.
Fatta questa sintetica e assai incompleta sintesi di queste differenze, la matrice della conversione di Silvia Romano risulterebbe in questo senso da chiarire, a prescindere dal ‘gossip’ sull’atto in sé.

NOTE

- ARTICOLO PUBBLICATO ANCHE SU OSSERVATORIO GLOBALIZZAZIONE.

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