“La terra non gira, o bestie!” – La tragicomica storia di Giovanni Paneroni

gen 20, 2021 0 comments

Di Andreas Massacra

Il Paneroni nacque a Rudiano, in provincia di Brescia, il 23 gennaio 1871 da una famiglia di commercianti di frutta e verdura (o di dolciumi). Il padre Battista lo reputava il più intelligente dei suoi tre figli e dopo gli studi elementari, che all’epoca erano già un successo, lo avviò agli studi in seminario, che a quel tempo rappresentava forse l’unica possibilità di studiare gratuitamente. Al collegio vescovile di Bergamo trascorse solo 2 anni, sufficienti per imparare geografia e i rudimenti della scienza. Lasciò il seminario per evidente mancanza di vocazione e si trovò un impiego come garzone in una bottega dolciaria a Bergamo, per poi aiutare il padre nei suoi affari. Nel frattempo, frequentò un anno di scuola serale. Raggiunta l’età del militare, si arruolò nel corpo dei Carabinieri per cinque anni trascorsi, sempre con ruolo da scrivano, tra Fiorenzuola (2) e Ravenna (3).

Quelli precedenti la Prima Guerra Mondiale furono anni di duro lavoro e di “riflessione” per Paneroni. Acquistò un carretto per gelati e girava tutte le fiere della bergamasca e del bresciano e se già la fisica e l’astronomia, a detta dei suoi diari, gli parevano anti-intuitive e contro il senso comune, il dover cercare costantemente l’ombra d’estate, il vedere muoversi la luna di notte, durante i viaggi a Brescia per comprare il ghiaccio, lo convinsero che l’intero apparato astronomico e cosmologico andava rivisto. E così conduceva le sue dilettantesche osservazioni, componendo delle tavole astronomiche anche dettagliate ma del tutto prive di fondamento.

 Allo scoppio della Prima guerra Mondiale, dopo parecchi anni trascorsi a pianificare la teoria, Paneroni iniziò a divulgarla attraverso opuscoli che auto-pubblicava a proprie spese: insieme ai gelati, nei mercati e nelle fiere, si improvvisava maestro di astronomia attraverso brevi lezioni e volantini che regalava a studenti e gente comune. La sua genuinità e la sua onestà facevano sì che le persone si fermassero ad ascoltarlo.

La scienza ufficiale veniva da lui considerata falsa, conservatrice e altezzosa e per sconfiggerla, si mise in testa che non erano sufficienti le piazze di paese ma che doveva recarsi nelle grandi città, per contestare convegni, università, osservatori e scuole.

Paneroni fece stampare delle enormi carte geografiche ricoperte di frecce, di indicazioni, di simboli figurati di sua invenzione; i figli gli acquistarono, per trecentocinquanta lire, una lanterna magica e con quella sotto il braccio, una quarantina di lastre e qualche migliaio di manifesti il “Divinator di Mondi”, come si faceva chiamare, partì alla conquista di Milano, Cremona, Piacenza, Pavia, Genova, Bologna, Firenze, Roma.

Gli studenti delle università, in maniera evidentemente goliardica, lo ospitavano negli atenei e gli facevano tenere conferenze, gli accademici lo cacciavano dai convegni. Gli impresari teatrali lo facevano esibire, anche dileggiandolo, dando (come accadde al Teatro Lirico nel 1921) al pubblico cappellini a forma di cono con su scritto “astronomo”.

 E lui? E lui niente, persuaso fino in fondo di aver ragione, fondò perfino una “Rinascentibus Scuola Universitatis”, presidio postale delle sue teorie: inviando 30 lire si aveva diritto a un libro illustrato e alla sua prestigiosa e “stupefacente geografia completa di cinque disegni, due poesie e due discussioni”. E le spediva per davvero.

I suoi bersagli preferiti erano Galileo, Copernico e Newton. Di città in città imbrattava i muri delle università con scritte ingiuriose del tipo: “Galileo scemo”, “Galileo fa schifo alla Ragione”, e la sua più famosa “La Terra non gira, o bestie!”.

Ma vediamola, questa sua astronomia alternativa: secondo lui la Terra era piatta e infinita, con il polo nord posto al centro. Il Sole e la Luna giravano sopra di essa descrivendo una spirale continua e concentrica al polo nord (ma la Luna era più lenta, percorreva la spirale in 25 ore anziché 24 e in senso inverso, spiegando così le eclissi e le fasi lunari).

Il Sole aveva un diametro di 3 metri, distava 12000 km, era fatto di puro argento vivo, pesante 14 kg, era inconsumabile e aveva un valore di 100 miliardi di lire. Riceveva il suo calore dalle stelle e dai fuochi terrestri (i quali non per niente tendevano sempre verso l’alto) che contrastavano l’azione delle nuvole che se non ostacolate avrebbero spento il Sole. La Luna era più piccola, con 1 metro di diametro ma il suo spostamento era l’origine dei venti. Tecnicamente Sole e Luna non tramontavano mai, ma si spostavano ora verso l’Europa ora verso l’America, causando l’alternanza del giorno e della notte.

La sua astronomia nasceva dalla sua incapacità di comprendere le basilari nozioni scientifiche ed era concepita per rispondere alle perplessità dell’uomo comune: se la terra fosse tonda, gli uomini starebbero a testa in giù e le acque cadrebbero, il sole era visto chiaramente muoversi, se la terra si muovesse allora il suo movimento sarebbe percepito, ecc… Alla astronomia si accompagnava anche una fisica rudimentale e campata per aria: la gravità non esisteva, la pressione neppure e gli atomi erano solo granelli di polvere finissima, depositata su strumenti non adeguatamente puliti ed erano la stessa cosa dei microbi.

Dovette prendersi una pausa nel 1922, quando una frase da lui scritta su un muro “L’era fascista senza quella di Paneroni fa schifo”, gli valse qualche problema, ma riprese quasi subito la sua attività di disturbatore e tra il 1923 e il 1938 fu, in Italia settentrionale, un personaggio abbastanza noto, anche alle autorità di polizia, finendo 12 volte in carcere, di cui due a Milano (nel 1927 per alcuni giorni e nel 1933 per 2 mesi). Le accuse erano disturbo della quiete pubblica, vendita abusiva, atti vandalici, interruzione di convegni e lezioni universitari. La sua notorietà raggiunse gli ambienti accademici allorquando, giunto a Genova a piedi, interruppe un convegno, proponendo un metodo di misurazione empirica della distanza terra-sole: “Si prendono dei tubi, vi si infilano i raggi e poi non resterà che misurare la lunghezza dei tubi”, così sostenne. Nacque in tal modo l’espressione, coniata dagli astronomi “C’est una Paneronnade”.

Oltre ad opuscoli di astronomia distribuiva anche odi e poesie su eventi di cronaca, molto sagaci e pungenti, talora ai limiti dell’offensivo e del dileggio all’autorità. Se la vide brutta nel 1938, quando a Roma dal 19 maggio al 2 agosto venne internato in manicomio, dopo l’ennesima azione di disturbo. Per farlo rilasciare dovettero intervenire oltre ai suoi familiari (famiglia composta da una moglie e 10 figli che viveva in ristrettezze per sostenere i vaneggiamenti del Paneroni) anche il Pretore di Chiari, il parroco e il podestà di Rudiano che garantirono che quell’uomo eccentrico, bizzarro e a tratti sconclusionato non era però soggetto violento e pericoloso. Il suo successo declinò, sia per gli arresti sopracitati che per il cambio delle preoccupazioni del paese, con la Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1941 fece pubblicare il suo testo “Primitive primizie di nuovi profondi studi di Geografia e Miteorologia” e provò a scrivere anche a Mussolini, chiedendo la possibilità di poter esporre le sue teorie, nel 1943, poco prima del tracollo italico. In quel periodo stese anche poesie contro la guerra, lui, affabile pacifista convinto, che in quel conflitto perse uno dei suoi figli in Grecia. Terminate le ostilità, sperò che la Repubblica prendesse in considerazione la sua novella fisica e inviò lettere a giornali, accademie e sindaci (nel 1947 scrisse all’allora sindaco di Milano Antonio Greppi per avere il permesso di tenere all’università una relazione sulla bomba atomica) e nel 1948 perfino al ministro della Pubblica istruzione Guido Gonella pregandolo di acquistare i suoi testi e di adottarli per le scuole.

Tutti tentativi senza successo. Poi una piena dell’Oglio si portò via il suo Osservatorio amatoriale. Malgrado i lazzi, gli arresti, i dileggi, talora le percosse, i bandi da città, licei e università, ha nel corso della sua vita continuato imperterrito a cercare ascolto e divulgare la sua stramba fisica qualitativa, venendo apprezzato, almeno umanamente, dalla gente comune, perché era una brava persona, onesta, simpatica, gioviale, e soprattutto non era né un approfittatore né un ciarlatano. Ormai anziano, morì il 2 gennaio 1950, rimanendo convinto fino all’ultimo che delle sue teorie, prima o poi, se ne sarebbe parlato seriamente nelle Accademie e nelle Università.

FONTE E ARTICOLO COMPLETO: http://osservatorioglobalizzazione.it/dossier/ritratti/la-terra-non-gira-o-bestie-la-tragicomica-storia-di-giovanni-paneroni/

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