INTERVISTA ai Piccoli Bigfoot: il personaggio, l'antirazzismo E IL PROGETTO musicale

Intervista di Salvatore Santoru a PICCOLI BIGFOOT *

Piccoli Bigfoot è un cantautore mutante con forte attitudine folk punk. Si è svegliato, dopo anni di coma, in un carcere di legno di massima sicurezza senza nessun ricordo del passato. Passa il tempo scrivendo e suonando canzoni per capire e ricordare la sua vera identità. Dal Gennaio 2019 comincia a suonare, in modalità chitarra/voce, dappertutto, per strada, nei bar, in feste e locali. Arrivando ad aprire il concerto dei Tre Allegri Ragazzi Morti in Latteria Molloy di Brescia nel Marzo del 2019. Nel Gennaio 2020 entra in studio, con la band, per registrare il suo primo EP “Tra Bergamo ed il Far West” prodotto e arrangiato da Gregorio Manenti (Pau Amma, Dente).

Prima gli immigrati è il suo primo singolo, e ne abbiamo parlato direttamente con lui. 

Chi si nasconde dietro il nome di Piccoli Bigfoot?
C’è una persona, non c’è nessuno, ce ne sono centomila. Come Diego de la Vega e Zorro, anche Piccoli Bigfoot ha la vita segreta (anche se i miei amici mi hanno riconosciuto subito). La maschera non ha solo l’obiettivo di nascondere l’identità di chi ci sta dietro ma anche e soprattutto di creare un’identità collettiva, in cui chiunque ci si può riconoscere. In un’epoca in cui regna sovrano “l’IO”, questo progetto ha a cuore il vecchio e buon “NOI”.

Come nasce il tuo personaggio?
Il pensiero di trasformarmi in un personaggio mitologico trapelava da diversi anni. L’obiettivo, appunto, era creare un personaggio che si distaccasse dal suo creatore, che incominciasse ad avere una propria vita, una propria storia, una propria dimensione tra la realtà e la fantasia. Creare un velo di mistero attorno ad un progetto artistico, credo sia interessante ed indispensabile. Poi ciò che conta veramente è la MUSICA..

E come nasce un tuo brano?
Scrivere un brano è un bisogno, se non lo facessi, starei male. E’ una decina d’anni che scrivo canzoni in svarianti gruppi punk rock. E’ una ricerca continua, 24 ore su 24, di parole e melodie. Sono molto appassionato dei giochi di parole, dei doppi sensi, delle metafore… una volta trovata la giusta connessione tra parole e melodia, il gioco è fatto. Delle volte arriva subito, a volte dopo mesi, a volte dopo anni. L’importante è scrivere, suonare, suonare, scrivere …

Forse si è smesso di parlare di razzismo per colpa del Covid?
Sicuramente il Covid ha sconvolto tutti, l’informazione stessa non parla d’altro da oltre un anno e mezzo. Ma le persone razziste hanno sempre modo di mostrare la propria ignoranza ed hanno unito le due cose: “Sai, gli immigrati ci portano il Covid!”.

Penso che bisogna sicuramente parlarne di più, ma in modo ragionevole, andando a fondo nelle storie delle persone, senza fermarci all’apparenza. In fin dei conti siamo tutti uguali e tutti alla ricerca di un miglioramento della nostra esistenza.

Come si uniscono illustrazioni e musica?

Le illustrazioni sono la linfa vitale per alimentare la storia di questo personaggio mitologico. E’ la carne, la pelle e l’identità del personaggio. La musica è lo scheletro che lo fa stare in piedi. Unire le due cose da vita ad un’opera artistica a 360 gradi. E’ amore reciproco e si sostengono a vicenda.

Quali saranno i prossimi step del tuo progetto musicale?
Lo step principale è portare in giro il più possibile questo disco. Non è facile trovare date in questo periodo, ma ce la faremo. Nel frattempo sto già provando con la Bigfoot band canzoni nuove. Per un futuro disco.

Ho in mente anche di fare un concept album che racconta delle Leggende del Bigfoot e un libretto illustrato con delle storielle che sto scrivendo.. insomma, vorrei fare tante, tante, troppe robe…

* Realizzata in collaborazione con lo staff di Astarte Agency