Il disastro Iraq (visto da Londra) vent’anni dopo

lug 23, 2023 0 comments


Di Lorenzo Ferrara

Alham è un’anziana signora irachena alla quale periodicamente taglio l’erba del prato. La donna parla malvolentieri del suo paese, durante i rari accenni per la sventura che lo ha colpito e ancora lo affligge esprime pudore e tristezza, domandandosi “perché tutti quei morti? a chi è servita l’invasione?…a nessuno” conclude amaramente. Darle torto è impossibile. 

Infatti su The Times del 18 marzo 2023 Catherine Philp, da Baghdad, titola: “20 anni dopo, le cicatrici della guerra in Iraq devono ancora rimarginarsi.” Nel testo: “L’invasione è vista come una follia che ha smorzato la capacità e credibilità di intervento dell’Occidente. Ahmad ricorda chiaramente il misto di eccitazione e terrore che provò quando gli americani iniziarono a bombardare la sua città. “Eravamo solo ragazzini ma entusiasti nel sapere che ci saremmo sbarazzati di Saddam”. Ahmad e i suoi fratelli si nascosero sotto i mobili quando iniziò il bombardamento “shock and awe”: ovvero colpisci e terrorizza, meravigliandosi del “fuoco rosso apparso nel cielo” mentre i missili colpivano i loro obiettivi la mattina del 20 marzo 2003. Tre mesi dopo suo padre giaceva morto, ucciso per errore quando alcuni soldati americani, alquanto nervosi aprirono il fuoco a un posto di blocco a Sadr City…L’anno successivo, la loro casa fu distrutta da un carro armato americano durante i combattimenti con l’Esercito del Mahdi… Vent’anni dopo, l’invasione dell’Iraq è diffusamente riconosciuta come un fallimento, atto di follia arrogante basato su false informazioni che suonerebbe campane a morto per l’idea dell’intervento occidentale come forza del bene…e per l’Iraq stesso per cui l’invasione ha messo in moto eventi che avrebbero ucciso centinaia di persone della sua gente, costringendo milioni di persone a fuggire all’estero. Era il 2007 e Baghdad si stava rapidamente balcanizzandosi mentre bande sunnite e milizie sciite terrorizzavano le strade, uccidendo e cacciando quelli della setta avversaria…Decine di civili venivano trovati morti ogni giorno, per lo più sunniti uccisi dagli squadroni della morte sciiti affiliati ai ministri del governo, i loro corpi mutilati scaricati all’ammasso in pubblico. Gli obitori di Baghdad si sono riempiti così rapidamente che sono state allestite proiezioni di diapositive dei morti per consentire alle famiglie di identificare i loro cari piuttosto che farle rovistare tra pile di cadaveri (…)” Penso che basti. 
A patrocinare e a sollecitare l’intervento a fianco degli USA un uomo, Tony Blair, che avrebbe firmato una sorta di patto di sangue con George.W. Bush e che a stento è sfuggito a una condanna.
Nel dettaglio: Il 7 luglio, 2016 la pubblicazione di Iraq Inquiry, ovvero: Dodici volumi che mettono nero su bianco ciò che tutti ormai sanno e cioè che l’invasione dell’Iraq sferrata da Regno Unito e Stati Uniti nel 2003 non solo è stata illegittima ma anche inutile. Con gravi ripercussioni sulla popolazione civile colpita duramente dal conflitto ma anche sulla sicurezza mondiale perché anche da lì è proliferato il terrorismo internazionale. Dopo sette anni di lavoro, lo scrive Sir John Chilcot (nominato dall’ex Primo Ministro Gordon Brown che nel 2009 aveva voluto una commissione di inchiesta) nel rapporto pubblicato il 6 luglio punta chiaramente il dito contro la scellerata decisione dell’allora Primo Ministro Tony Blair di affiancare l’ex Presidente degli Stati Uniti George W. Bush nell’attacco all’Iraq.
Su BBC news di luglio 2016 un sommario recita: Il Regno Unito è entrato in guerra prima che le opzioni pacifiche fossero tutte sondate e l’azione militare “non fosse l’ultima risorsa”, afferma il rapporto Chilcot. 

L’invasione nel 2003 si basava su “informazioni e valutazioni imperfette” che non sono state contestate. La minaccia rappresentata dalle armi di distruzione di massa irachene è stata “presentata con certezza ingiustificata”. L’ex premier Tony Blair afferma che la decisione per l’azione è stata presa “in buona fede” e si assume “la piena responsabilità per eventuali errori”. Le famiglie dei britannici uccisi durante la guerra in Iraq affermano che il conflitto è stato “un fiasco” e non escludono un’azione legale. David Cameron afferma che “queste lezioni devono insegnare qualcosa”… Mentre Jeremy Corbyn sostiene che la guerra è stata “un atto di aggressione militare lanciato con un falso pretesto.”

Cosa risponde il diretto interessato al rapporto Chilcot?   “Mi sento profondamente e sinceramente addolorato, in un modo che nessuna parola può esprimere correttamente per coloro che hanno perso i propri cari in Iraq, siano esse le nostre forze armate, le forze armate di altre nazioni o gli iracheni.

Le valutazioni dell’intelligence fatte al momento dell’entrata in guerra si sono rivelate sbagliate, le conseguenze si sono rivelate più ostili, prolungate e sanguinose di quanto avessimo mai immaginato…e una nazione il cui popolo volevamo liberare dal male di Saddam è diventato invece vittima del terrorismo settario. Per tutto questo, esprimo il massimo dolore, rammarico e scuse”. E ancora: “non c’erano bugie, il Parlamento e il Gabinetto non sono stati fuorviati, non c’era alcun impegno segreto per la guerra, l’intelligence non è stata falsificata e la decisione è stata presa in buona fede”. Tony Blair si è scusato per eventuali errori commessi, ma non per la decisione di andare in guerra.

Scrive Vittorio Sabadin il 5 Gennaio 2022 su La Stampa: “L’ex primo ministro inglese Tony Blair fece bruciare un memo che dichiarava “illegale” la guerra in Iraq. L’ex primo ministro britannico Tony Blair è stato insignito dalla regina Elisabetta del titolo di Sir, ma i sudditi non sono d’accordo: le bugie che ha raccontato nel 2003 per fare guerra all’Iraq sono imperdonabili ed è lui il responsabile della morte di decine di soldati britannici. La petizione per privarlo del cavalierato ha quasi raggiunto le 700.000 firme e, ad aggravare la sua posizione, si è scoperto che Blair ordinò di bruciare un memo nel quale la più alta autorità giuridica del governo diceva che la guerra in Iraq era illegale.
A rivelare l’esistenza della memoria e l’ordine di distruggerla è stato lo stesso ex ministro della Difesa di Blair, Geoff Hoon, ritornato sulla vicenda nel suo libro di memorie “See How They Run”, anticipato dal Daily Mail…Nella moderna Gran Bretagna, a quanto pare, un così manifesto atto di trasgressione non preclude l’offerta di un riconoscimento di alto livello…
La Regina aveva aspettato 14 anni a concedere a Blair il cavalierato, un onore accordato invece a tutti i primi ministri subito dopo la conclusione del loro mandato. Non si sa che cosa o chi l’abbia spinta a cambiare idea, ma si è trattato indubbiamente di una decisione infelice…”
Che si riapra per Tony Blair di nuovo il nefasto capitolo iracheno?…

Che gli Inglesi considerino la guerra uno strumento da cui trarre vantaggi è risaputo. L’Afghanistan, loro vecchia e mai domata preda, insegna, (il giovane ufficiale Winston Churchill nelle sue memorie narra di quando incendiava villaggi e ammazzava i ribelli “ostili” e scriveva alla mamma, che non faceva nulla di cui vergognarsi). Il resto è noto.

Sono andato ancora a sistemare il giardino di Alham, l’irachena, e ho “osato” chiederle se mai un giorno sarebbe tornata a Baghdad. “No. Non abbiamo più casa noi, ce l’hanno buttata giù.” Ho evitato chiederle chi è stato.

FONTE: https://www.barbadillo.it/110405-il-disastro-iraq-visto-da-londra-ventanni-dopo/

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