Elizabeth Warren: la pacifica rivoluzionaria che potrebbe sfidare Hillary Clinton alle primarie dei Democratici del 2016

nov 24, 2013 0 comments

Di Dan Roberts
Non molte “rock stars” politiche ispirano il loro pubblico ad unirsi, ma, anche per i tranquilli standard di Washington, la lady della nuova sinistra americana è una pacifica rivoluzionaria.
La Senatrice Elizabeth Warren, ex professoressa di Harvard trasformatasi nel flagello di Wall Street, è una di quelle che può dare speranza a coloro che sono rimasti delusi dai convenzionali democratici.
Ore prima di una delle sue rare apparizioni pubbliche tenutasi la scorsa settimana, una delle più grandi stanze del Congresso ha iniziato lentamente a riempirsi di persone provenienti da vari gruppi: sgobboni della politica, smanettoni della finanza, attivisti di Occupy, e sì, è stata il tipo di conferenza politica che ha spinto il pubblico ad unirsi.
Warren ha declamato in maniera calma e tranquilla numeri che avrebbero ispirato alla rivoluzione anche i bibliotecari. Il crollo di Wall Street è costato all’economia americana 14 trilioni di dollari, ha detto, ma le sue più grandi istituzioni sono più grandi del 30%, possiedono metà degli asset bancari del Paese e hanno ricevuto un sussidio di 30 miliardi in un anno da parte dei contribuenti perché sono considerate “too big to fail”.
“Dobbiamo restituire il Paese agli americani, non lasciarlo in mano alle istituzioni finanziarie”, ha concluso la Warren, prima di puntualizzare quanto poco abbia fatto il Presidente Barack Obama per ottenere questo risultato.
Quando lo stesso messaggio fu consegnato ai leader dell’Unione lo scorso Settembre, loro non si sono minimamente smossi. Ma per la prima volta dal crollo delle banche, l’argomento è legato alle prossime tornate elettorali.
Le elezioni sindacali di Boston e New York di due settimane fa hanno avuto come protagonisti candidati progressisti che, portando avanti avanti un messaggio simile sull’ineguaglianza economica, hanno ottenuto una vittoria schiacciante.
Nel frattempo, Terry McAuliffe, ex sostenitore di Clinton, ha visto il vantaggio decretato dai sondaggi in Virginia evaporare a causa degli attacchi dei populisti di destra.
Mentre il Tea Party ha lavorato senza sosta dal crack finanziario per rifondare il partito Repubblicano improntando una pesante sfida a Wall Street, Democratici come Obama e Hillary Clinton confidano nei loro sostenitori finanziari e scappano dal confronto. Ma la popolarità di Senatori come la Warren in Massachusetts e Sherrod Brown in Ohio sono collegate con le recenti vittorie di De Blasio a New York e Marty Walsh a Boston e incrementano la possibilità che la sinistra potrebbe esercitare la stessa pressione sui Democratici.
“Le sfide che il partito democratico ha fronteggiato a partire dal 2009 sono il risultato della percezione della popolazione che il partito non sia abbastanza dalla loro parte” , ha affermato Damon Silvers, direttore politico di AFL-CIO. “I Repubblicati hanno sfruttato la situazione abilmente, anche se sono totalmente sotto il controllo della classe finanziaria”.
“Quello che stiamo vedendo attualmente è l’emersione di politici – De Blasio e Walsh sono solo I due esempi più recenti – che non sono più interessati solo a questo tipo di politica”, ha aggiunto Silvers. “E queste persone stanno avendo successo. Stanno entrando in un vuoto politico che è basato sull’autenticità nel relazionarsi a questi problemi di ineguaglianza e potere degli interessi finanziari”.
Anche se le similitudini continuano, il condiviso interesse della nuova sinistra americana e dei conservatori del Tea Party nello sfidare lo status quo economico mostra anche come figure come Elizabeth Warren possono attrarre un supporto ampio e che va oltre i classici elettori democratici.
David Collum, sostenitore della Warren,è professore di chimica alla Cornell University e investitore “dilettante” con un entusiasmo per il libero mercato che lo ha portato a sostenere il libertario repubblicano Ron Paul. Collum ha scambiato una serie di email con la Warren sin dall’inizio della crisi e ha raccontato che la senatrice ha catturato la sua attenzione perché il suo marchio di intelligente populismo trascende i tradizionali confini politici.
“Se osservate lei e Ron Paul, è la stessa cosa: loro sembrano parlare col cuore” ha spiegato Collum.
“C’è la Warren che dice che le banche sono criminali, lei supporta i consumatori che hanno un inclinazione verso la sinistra, ma non credo sia un liberalismo fine a se stesso,io penso che lei sia un avvocato dei cittadini”.
Il rumore attorno alla Warren ha raggiunto un livello febbrile la scorsa settimana grazie ad un articolo pubblicato sulla rivista New Repubblic che predice che lei potrebbe sfidare Hillary Clinton nelle primarie democratiche per scegliere il candidato alle elezioni presidenziali nel 2016. Molto letto, se non sostenuto, nei dintorni di Washington, il pezzo intitolato “l’incubo di Hillary” è stato seguito da un’analisi molto simile su Politico che descrive la prospettiva come “l’incubo di Wall Street”.
Come molti eventuali candidati, Elizabeth Warren ha affermato di non voler correre per la Casa Bianca e la cosa ha causato lo scetticismo di molti membri di Washington.
Ma la domanda importante è un altra. Se la Warren o uno degli altri emergenti leader di sinistra sfiderà l’ortodossia della Clinton nel 2016, questo potrebbe portare il Team di Hillary a stabilire un nuovo assetto riguardante la sua chiacchierata dipendenza dai sovvenzionatori di Wall Street ed aiutare il partito ad allontanarsi dal grande business.
Gli opinionisti politici dei mass media sono stati spesso lenti a catturare i cambiamenti del pubblico, ignorando il movimento Occupy Wall Street per mesi, per esempio, ma sono anche stati colti di sorpresa anche dalla vittoria di De Blasio a New York.
L’uomo che ha riportato la città più grande d’America sotto il controllo dei Democratici per la prima volta in 20 anni non era neanche appoggiato dal quotidiano liberale New York Times, che ha optato per un altro candidato, Christine Quinn.
Il New York Post di Rupert Murdoch è stato ancora più brusco, chiamando De Blasio “comunista pro-cubano”, mentre il Washington Post ha scritto in una rubrica che “persone con una visione convenzionale” in altre condizioni avrebbero “represso un riflesso faringeo” tenendo in considerazione che era sposato con un’ omosessuale afro – americana.
Alla fine, De Blasio ha vinto con il 73% dei voti grazie ad una campagna di sinistra poco apologetica: parlando di aumento di tasse sui ricchi per finanziare scuole migliori e sfruttando il figlio dai capelli “africani” per promuovere una campagna contro le molestie della polizia contro i giovani di colore.
Alcuni dirigenti politici pensano che discorsi come questo si tradurranno fuori daì bastioni liberali come New York e la cosa appare sempre più probabile.
Ma quello che è cambiato è che i tradizionali democratici e repubblicani presenti a Washington sembrano sempre meno popolari.
Sia il partito di Obama che quello repubblicano hanno raggiunto livelli bassissiminei sondaggi seguenti allo shutdown e hanno messo insieme una riforma della sanità esacerbando il sentimento nazionale che a Washington qualcosa si sia rotto.
“Io penso che la leazione che dovremmo trarre da questi sondaggi è che il popolo americano non è soddisfatto” ha detto il portavoce della Casa Bianca Jay Carney. “ Non siamo soddisfatti, nessuno di noi lo è e dovremmo focalizzarci su quello che conta per il popolo perché non stiamo ottenendo i risultati che loro vogliono”.
In un atmosfera del genere, chiunque non appaia come parte dell’establishment di Washington viene definito populista.
Ma mentre la sfida del Tea Party può contare sull’insoddisfazione nei confronti di Washington, di Wall Street e del Governo, costruendo un grande messaggio anti –establishment, i radicali di sinistra hanno una linea più sottile su cui camminare, specialmente dopo che la riforma sanitaria ha prodotto un’enorme sfiducia nei loro confronti.
Elizabeth Warren ha sottolineato il bisogno di una maggiore regolamentazione, sia per salvare il capitalismp da se setesso, sia per far ripartire la mobilitazione sociale del sogno Americano.
Altre stelle nascenti come il governatore del Maryland Martin O’Malley – anch’egli considerato un possibile sfidante della Clinton nel 2016 – hanno fatto la stessa scelta, sposando una politica liberale che ha avuto un buon successo a livello statale.
L’ex sindaco di Baltimora ha introdotto una legge sul controllo delle armi, abolito la pena di morte e legalizzato i matrimoni omosessuali, tutto ciò mentre il governo ha investito massicciamente sui trasporti, incrementando il proprio successo tra la popolazione.
Tuttavia, paragonati a Hillary Clinton, O’Malley e Warren rimangono virtualmente sconosciuti sul territorio americano e potrebbero affrontare un’enorme sfida per vincere le primarie democratiche senza il supporto della Casa Bianca.
Elizabeth Warren descrive la sua battaglia con le banche come una “lotta tra Davide e Golia. Se Davide potesse contare sull’appoggio di Golia e cioè del partito democratico, sarebbe tutta un’altra cosa .

Traduzione libera a cura di Vittoria Patanè

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