10 cose su Oliver Sacks che vale la pena ricordare

set 1, 2015 0 comments



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1. IL PRIMO GRANDE AMORE. Fu quello per la Chimica, primo vero interesse dell'infanzia, che avrebbe tenuto vivo per tutta la vita. Sacks lo descrisse in Zio Tungsteno - Ricordi di un'infanzia chimica (2001), un'autobiografia che narra anche dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, della sua fuga da Londra a causa degli attacchi aerei nazisti, del bullismo e delle severe punizioni subiti nella nuova scuola.

Le carriere dei genitori (due influenti medici ebraici) lo avrebbero poi convinto a scegliere Medicina, ma l'amore per la Chimica lo ha accompagnato fino alle ultime settimane di vita, con le riflessioni sulla Tavola periodica degli elementi - vista come emblema del concetto di eternità - affidate al New York Times.






2. UNO DEI SUOI FRATELLI, MICHAEL, ERA SCHIZOFRENICO.Questa malattia, insieme al rifiuto della famiglia ad accettare la sua omosessualità, spinsero Oliver lontano da Londra, prima in Canada e poi negli Stati Uniti, sua patria adottiva. I sensi di colpa per essersi allontanato dal fratello lo avrebbero accompagnato per tutta la vita.

3. L'INCONTRO PIÙ FOLGORANTE DELLA SUA CARRIERA. Fu forse quello avvenuto, nel 1966, con alcuni invalidi neurologici cronici, presso il Beth Abraham Hospital, nel Bronx. Pazienti simili a statue, bloccati da anni in una condizione di torpore e immobilismo cronico che Sacks riconobbe come una conseguenza dell'encefalite letargica, una malattia infiammatoria dell'encefalo comparsa come epidemia nel 1916-17.

Sacks ottenne dalla Food and Drugs Administration il permesso di testare il levodopa (L-dopa), un nuovo farmaco che stava dando buoni risultati contro la malattia di Parkinson, su questi pazienti, con risultati tanto imprevedibili quanto entusiasmanti, che descrisse nel saggioAwakenings (Risvegli), nel 1973. Dal libro fu tratta la popolare versione cinematografica con Robin Williams, con il quale Sacks instaurò una profonda amicizia.

4. SAPEVA TRASFORMARE I CASI CLINICI IN CASI LETTERARI, una forma di divulgazione a cavallo tra scienza e poesia che lo rese celebre e fruibile anche al grande pubblico, ma che gli costò anche qualche critica (l'accusa era, in buona sostanza, quella di strumentalizzare i sintomi dei suoi pazienti).

Uno dei suoi più celebri saggi, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello (1985) descrive i comportamenti imprevedibili e dolorosi allo stesso tempo di una serie di pazienti affetti da lesioni al cervello: tra questi, un musicista colpito da una forma di agnosia che gli rendeva difficile distinguere oggetti, forme e persone (e che durante un colloquio, scambiò la moglie per un cappello, e provò a "indossarla").



Oliver Sacks nel maggio 2015. | BILL HAYES
5. EGLI STESSO SOFFRIVA DI PROSOPAGNOSIA, una condizione neurologica che impedisce di riconoscere i volti delle persone, anche dopo anni di frequentazione. Fu lui stesso a scriverne sul New Yorkernel 2010, raccontando di non aver riconosciuto il suo analista, che pure incontrava un paio di volte alla settimana, né la sua storica assistente Kate (ma in certe occasioni aveva anche difficoltà nel riconoscersi allo specchio).
6. ERA UN GRANDE APPASSIONATO DI MUSICA. E del rapporto che questa forma d'arte può avere col cervello. In Musicofilia (2007) descrive la perfetta sintonia ritmica raggiunta da una trentina di pazienti affetti da Sindrome di Tourette, un disordine neurologico caratterizzato dalla presenza di insistenti tic motori, durante l'esecuzione di un pezzo ritmico, in cui i tic, come per incanto, scompaiono. Anche il suo ultimo tweet, un video con un flashmob animato dell'Inno alla gioia di Beethoven, riguarda la musica.

7. ERA CIECO DA UN OCCHIO, per colpa della terapia laser e radio contro un melanoma all'occhio destro. Anche in questo caso trasformò la sua esperienza in un saggio, The Mind's Eye (L'occhio della mente, 2010), in cui ripercorre la strada della perdita parziale della vista anche attraverso altri casi neurologici (come quello di Sue Barry, incapace di visione stereoscopica, che vedeva il mondo con un occhio alla volta).

8. "SALVATO DAI MIEI PAZIENTI". Lo scrisse più volte, a chiosa di una vita caratterizzata da molti eccessi: fu bodybuilder estremo, motociclista amante della velocità, surfista dei mari più duri (un incidente in surf rischiò di ucciderlo), e abusò di anfetamine e LSD, raccontandone più tardi gli effetti come in una sorta di auto esperimento scientifico.

In qualche modo quell'esperienza, che Sacks descrisse come un "buco nel mezzo" della sua carriera e come una cosa molto stupida, gli permise di immedesimarsi con alcune delle allucinazioni riportate dai suoi pazienti, come egli stesso racconta in questo TED video (con sottotitoli in italiano).

9. TROVÃ’ L'AMORE A 77 ANNI. "Per amore di Dio" e in modo "inaspettato", dopo aver vissuto gran parte della propria esistenza "a una certa distanza dalla vita". Lo trovò in Billy Hayes, scrittore e autore di diverse pubblicazioni mediche, al quale Sacks ha dedicato On the Move (In Movimento), sua ultima opera, ancora inedita. Sacks veniva da una famiglia ebrea ortodossa e quando compì 18 anni, racconta lui stesso, dovette confessare al padre i suoi sentimenti sessuali.

10. IL SUO TESTAMENTO. «Non posso fingere di non avere paura. La mia attuale sensazione predominante, però, è di gratitudine. Ho amato e sono stato amato. Mi è stato dato tanto e qualcosa ho restituito. Ho letto e viaggiato e pensato e scritto. Ho avuto una relazione col mondo, quella speciale relazione tra scrittori e lettori» scriveva a febbraio, rivelando, dalle colonne del New York Times, di trovarsi nelle fasi terminali della malattia. «Soprattutto, sono stato un essere senziente, un animale pensante di questo splendido Pianeta, ed è stato un enorme privilegio e un'immensa avventura».

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