La storia segreta degli ospiti speciali di Hitler in Italia

nov 27, 2015 0 comments
http://www.beniculturali.it
Di Giuseppe Fantasia
Ci vuole poco ad immaginare lo stupore che provarono gli abitanti di Villabassa, una località dell'Alta Pusteria, il 28 aprile del 1945, quando assistettero all'improvvisa interruzione della loro quotidiana tranquillità - fatta di lavori, occupazioni e abitudini modeste - dopo l'improvviso arrivo in paese di ben cinque pullman carichi di uomini, donne e persino una bambina scortati dalle SS naziste. Erano tutti sconvolti dall'arrivo di "tanta umanità", come li definì il parroco, dei "fantasmi emersi dalle fitte brume" con indosso la divisa a strisce degli internati nei campi di concentramento o vestiti di tempi lontani che sembravano tirati fuori dalla naftalina, con scarpe sfondate e con il loro unico bene, un fagotto da cui pendevano pentole e gamelle che accompagnavano con il tintinnio l'incerta camminata. Difficile riconoscere tra quelle persone prive di ogni eleganza - con i vestiti consunti, i visi tristi e lo spavento negli occhi stanchi - principi, gerarchi, capi di Stato, e funzionari di mezza Europa.
Quando uno dei contadini ebbe il coraggio di chiedere come mai tutta quella gente fosse arrivata fin lì, l'ufficiale Bader iniziò a gridare spazientito che si trattava di prigionieri illustri, di Sonderhaeftlinge, di "ospiti speciali", una designazione che fino a quel momento gli abitanti del paesino alpino non avevano mai sentito pronunciare. Centotrentanove prigionieri illustri provenienti da tutti i Paesi d'Europa e rinchiusi nei lager del Reich, poi riuniti in quel convoglio segreto approdato nella valle del Sudtirolo "in quell'aprile di guerra e di sterminio che stava cedendo il passo a un maggio triste ma pieno di speranza".
La storia di quei prigionieri speciali che riuscirono a sopravvivere al lager, ci viene raccontata da Mirella Serri nel suo ultimo libro, "Gli invisibili", grazie al quale possiamo conoscere le storie inedite degli oppositori e dei politici che Hitler aveva risparmiato per poterli usare come merce di scambio in ipotetiche trattative con gli Alleati. La loro vicenda incarna quella della nuova Europa e dei modi in cui angloamericani e governi dell'Italia antifascista hanno assolto e aiutato figure ambigue. Ma, soprattutto, la loro "è anche la storia dei lager, della loro gestione, dell'ignominia e della ferocia, dell'estrema codardia e della corruzione dei loro comandanti, che dilagò tra i capi nazisti e a Salò", scrive la Serri che dopo il successo editoriale di "Un'amore partigiano", è tornata a scrivere su un nuovo episodio oscuro della Seconda guerra mondiale.
Di quegli invisibili, in quanto tali, sapevamo pochissimo o nulla e siamo grati alla Serri di averceli fatti conoscere, almeno sulla carta. Leggendo questo libro, scoprirete infatti che tra quelle 139 persone provenienti da Dachau, c'erano uomini come Alexandros Papagos, il ministro greco della Guerra che aveva fermato e respinto l'esercito italiano oltre i confini dell'Albania; Fritz Thyssen, l'industriale che era stato ribattezzato "prigioniero personale del Fuehrer"; Leon Blum, ex primo ministro francese del Fronte Popolare; Vassilij Kokorin nipote del ministro degli Esteri sovietico Molotov; Mario Badoglio, figlio di Pietro; Sante Garibaldi, nipote dell'eroe dei due mondi. E, ancora, Kurt Alois von Schuschnigg, l'ultimo cancelliere austriaco antinazista prima dell'Anschluss con la Germania, di cui si erano perse le tracce dal 1938; i gerarchi fascisti Tullio Tamburini e Eugenio Apollonio, rispettivamente ex capo della polizia di Stato di Salò e il suo fidato braccio destro, il partigiano di Savona Enrico Ferrero, diversi congiurati dell'attentato contro Hitler del 20 luglio 1944 e Filippo d'Assia, genero del re d'Italia. C'erano, poi, anche capitani, sindaci, agenti segreti britannici, contesse, giornalisti, teologi, cabarettiste e professori provenienti da sedici diversi Paesi, raccontati da Serri nel loro lato più privato prima che pubblico.
Storie diverse le une dalle altre ma accomunate da un contesto in cui le linee di confine tra bene e male erano molto sottili e dove l'instaurarsi di alleanze impensabili era all'ordine del giorno. Del resto, come disse la baronessa Fey von Hassel - figlia del diplomatico Ulrich che partecipò al fallito attentato a Hitler - scomparsa cinque anni fa, "nessun rapporto umano è più intenso di quello che si instaura nella sofferenza e nella comunanza della sorte in tempi oscuri".

Commenti

Related Posts

{{posts[0].title}}

{{posts[0].date}} {{posts[0].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[1].title}}

{{posts[1].date}} {{posts[1].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[2].title}}

{{posts[2].date}} {{posts[2].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[3].title}}

{{posts[3].date}} {{posts[3].commentsNum}} {{messages_comments}}

Search

tags

Modulo di contatto