Elezioni Sardegna, exit poll: Solinas (centrodx-Lega) tra 36,5 e 40,5%, Zedda (centrosinistra) 35/39, Desogus (M5s) 13,5/17,5

feb 25, 2019 0 comments


Secondo gli exit poll dell’istituto Noto, diffusi dalla Rai, in Sardegna si potrebbe profilare un testa a testa tra il candidato governatore del centrodestra, Christian Solinas, e quello del centrosinistra, Massimo Zedda. Secondo i sondaggi all’uscita dai seggi, il senatore e leader del Partito Sardo d’Azione, sostenuto dal centrodestra e in particolare da Salvini che nelle ultime settimane ha fatto quotidianamente campagna sull’isola, sarebbe in vantaggio sul sindaco di Cagliari con una forchetta tra il 36,5 e il 40,5%. Quella di Zedda è invece tra il 35 e il 39 per cento. Staccato di parecchi punti il candidato presidente del Movimento 5 stelle, Francesco Desogus, con una forbice tra il 13,5 e il 17,5%.
Più netti i numeri, sempre in base ai primi exit poll elaborati sui dati parziali, per i voti di lista delle coalizioni che accreditano il centrodestra tra il 43 e il 47 per cento, il centrosinistra tra il 27 e il 31. Mentre i 5 stelle sono tra il 14,5 e il 18,5%. Il Pd si attesterebbe in una forchetta tra il 12,5 e 16,5%, la Lega tra il 12 e il 16. E poi Forza Italia, tra il 6 e il 10 e Fratelli d’Italia tra il 2 e il 5.

Numeri bassi (e non rilevati dagli exit poll) per gli altri quattro candidati: l’ex parlamentare e già presidente della Regione nel 2001, Mauro Pili (Sardi liberi), Andrea Murgia con Autodeterminatzione, Paolo Maninchedda del Partito dei sardi e Vindice Lecis di Sinistra sarda.
Lo spoglio delle schede (e quindi i primi dati veri) inizierà alle 7 del mattino del 25 febbraio. Alle 19 l’affluenza è stata del 43,78%, in leggero rialzo rispetto al 2014 alla stessa ora (41,02%). Cinque anni fa, alla fine andarono a votare il 52,2 per cento degli aventi diritto al voto. Anche oggi e nonostante le operazioni elettorali, i pastori sardi hanno continuato la protesta del latte e un gruppo armato ha assaltato una cisterna. Ma non sono state le uniche polemiche di giornata: il ministro dell’Interno, nonché leader del Carroccio, ha rotto il silenzio elettorale per due volte. Una violazione non sanzionabile, perché avvenuta attraverso i social network. Il voto in Sardegna, due settimane dopo quello in Abruzzo, servirà per dare una nuova fotografia degli equilibri tra la varie forze politiche.

Salvini rompe il silenzio elettorale per due volte, Di Maio: “Andate a votare” – Nel giorno delle votazioni ha fatto discutere l’intervento sui social network di Matteo Salvini che, replicando quanto avvenuto al momento del voto in Abruzzo, ha rotto il silenzio elettorale. “Se pensate anche voi”, ha scritto in mattinata su Facebook, “che sia una buona idea ripopolare la Sardegna con gli immigrati (!), come vorrebbe un assessore del Pd, oggi votate loro. Per tutti gli altri (urne aperte oggi fino alle 22) c’è solo il voto alla Lega! #oggivotoLega”. Contro di lui si sono schierati i partiti dell’opposizione. L’ex segretario democratico Maurizio Martina: “Se ne frega delle regole”, ha detto. Incurante delle polemiche, nel pomeriggio ha rilanciato il messaggio su Twitter: “Ricordo di una splendida serata a Cagliari, che porterò sempre nel cuore! C’è tempo fino alle 22, Amici Sardi: andate a votare e insieme vinciamo!”. In contemporanea il vicepremier M5s Luigi Di Maio ha invece invitato, sempre con un post su Facebook, ad andare alle urne: “Buon voto a tutti i sardi! Oggi deciderete chi deve governare la regione, ma sono contento che l’affluenza sia in aumento rispetto al 2014. Andate a votare! Così si vince tutti!”.
Resta il fatto che la violazione di Salvini non può essere sanzionata. “Il divieto di fare campagna elettorale a ridosso delle elezioni c’è e il principio che difende è sempre valido”, ha spiegato a Tgcom24 il presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Flick. “L’unica cosa è che nel caso di violazioni via social non si possono applicare le sanzioni perché, quando la legge è stata scritta i social non esistevano. Il principio sancito dalla legge continua a valere ed è quello che prevede il silenzio perché l’elettore abbia un momento di pausa e non sia sommerso fin sulla soglia della cabina elettorale da messaggi che possono diventare pressioni che possono levargli la libertà”. E ha concluso: “Un principio e una legge, continua, che devono essere quindi rispettate, a maggior ragione da chi istituzionalmente è preposto a garantire la regolarità delle operazioni di voto. Se il ministro dell’interno ha violato quella legge ha una doppia responsabilità. Tuttavia non si può estendere la legge per analogia e, quindi, non possono esserci sanzioni per chi non rispetta il silenzio elettorale sui social. In questo senso la legge andrebbe adeguata ai tempi”.

I candidati in corsa – In corsa ci sono 7 candidati e 24 liste: Francesco Desogus, bibliotecario ed ex funzionario amministrativo del comune di Cagliari con la carica di direttore del servizio parchi e giardini, sostenuto dal Movimento 5 Stelle; Vindice Lecis, giornalista, outsider dell’ultimo minuto, candidato con Sinistra Sarda-Rifondazione-Comunisti Italiani; Paolo Maninchedda, ex assessore dei Lavori pubblici nella Giunta uscente di centrosinistra guidata da Francesco Pigliaru, è la scelta del Partito dei Sardi; Andrea Murgia, che ha raccolto il sostegno di diversi esponenti dell’indipendentismo sardo confluiti nella lista Autodeterminazione; – Mauro Pili, ex governatore di Forza Italia, in corsa con Sardi Liberi, una lista di ispirazione autonomista; Christian Solinas, segretario del Partito Sardo d’Azione (un partito regionale a spinta autonomista), senatore nelle file leghiste ed ex assessore ai Trasporti nella Giunta di Ugo Cappellacci dal 2009 al 2014, è il candidato di centrodestra sostenuto da 11 liste: Partito Sardo d’Azione, Lega Salvini Sardegna, Forza Italia, Fratelli d’Italia, UdC, Energie per l’Italia, Riformatori Sardi, Unione dei Sardi, Sardegna20Venti, Sardegna Civica e Fortza Paris; Massimo Zedda, sindaco di Cagliari al secondo mandato, è il candidato civico-centrosinistra sostenuto da 8 liste: Partito Democratico, Campo progressista Sardegna, Liberi e uguali Sardigna Zedda presidente, Cristiano Popolari socialisti, Progetto Comunista per la Sardegna, Sardegna in comune con Massimo Zedda, Noi la Sardegna con Massimo Zedda, Futuro comune con Massimo Zedda, Giovani sardi con Massimo Zedda.
Il sistema elettorale – La Sardegna è divisa in otto circoscrizioni (Cagliari, Carbonia Iglesias, Medio Campidano, Nuoro, Ogliastra, Olbia Tempio, Oristano e Sassari) e il consiglio regionale è composto da 60 membri. La legge elettorale in vigore è la Legge Regionale Statutaria n.1 del 12 novembre 2013, usata per la prima volta nelle elezioni regionali del 2014. Il sistema a turno unico permette di esprimere una preferenza per il candidato presidente e massimo due preferenze (in questo caso obbligatoriamente un uomo e una donna) per i consiglieri all’interno della lista scelta. È possibile esprimere anche un voto disgiunto: candidato e lista possono non essere collegati tra loro. Vincerà il candidato presidente che avrà la maggioranza relativa, cioè che prenderà il maggior numero di voti. Per garantire la stabilità della regione, se il vincitore otterrà oltre il 40 per cento delle preferenze avrà un premio di maggioranza del 60 per cento dei seggi. Tra il 25 e il 40 per cento il premio sarà del 55 per cento, mentre non ci sarà nessun premio sotto il 25 per cento. La soglia di sbarramento è del 10 per cento per le coalizioni e del 5 per cento per le liste non coalizzate. Nessuno sbarramento è previsto per le liste all’interno delle coalizioni che abbiano superato il 10 per cento.

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