AltaForte fuori dal Salone del Libro: l’esclusione decisa da Comune e Regione

mag 8, 2019 0 comments

Di Andrea Rossi

Il Comune di Torino e la Regione Piemonte hanno deciso: la casa editrice AltaForte è fuori dal Salone del Libro. Una svolta maturata dopo l’esposto presentato martedì contro il suo responsabile Francesco Polacchi, contro cui oggi la procura di Torino ha aperto una inchiesta per apologia di fascismo. Se martedì la sindaca Appendino e il governatore Chiamparino avevano scelto di rivolgersi alla magistratura ma di non bandire l’editore legato a CasaPound dalla kermesse, il giorno dopo sono arrivati a una decisione diversa.

Dopo lunghe riunioni hanno rotto gli indugi e scritto alla associazione “Torino, la città del libro”, al Circolo dei Lettori e al Comitato di indirizzo del Salone di rescindere il contratto con la casa editrice AltaForte. «La situazione che si è venuta a creare, rende impossibile lo svolgimento della lezione agli studenti di Halina Birenbaum, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, e alla forti criticità e preoccupazioni espresse dagli espositori in relazione alla presenza e al posizionamento dello stand di AltaForte». Così è maturata la svolta. «Per come si erano messe le cose rischiava di essere uno sfregio alla storia del Salone», spiega il direttore Nicola Lagioia, «oltretutto nell'anno in cui cade il centenario della nascita di Primo Levi».


Gli organizzatori hanno dunque rescisso il contratto con la casa editrice. «Pensiamo che il Salone del Libro debba mandare messaggi coerenti con la sua storia, che è quella della Città di Torino e della Regione Piemonte», spiega Chiamparino. Molto ha pesato la decisione di Halina Birennaum, testimone dell’Olocausto invitata dal Salone del Libro a tenere una lezione agli studenti, di non entrare al Lingotto ma di incontrare i ragazzi all’esterno. «Abbiamo lavorato tutto il pomeriggio - spiegano Appendino e Chiamparino - per trovare una mediazione, ma non è stato possibile, e io aggiungo comprensibilmente, per cui abbiamo preso l’unica decisione in linea con la trazione e i valori di Torino e del Piemonte».
Una «scelta politica», spiegano rivendicandone la responsabilità: «Altaforte farà causa? Noi siamo pronti a sostenerla».

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