Elezioni Umbria, i flussi: “Un elettore del M5s su due si è astenuto"

ott 28, 2019 0 comments

Elezioni Umbria, i flussi: “Un elettore del M5s su due si è astenuto. Disorientamento e distacco per l’alleanza con il Pd”

Il laboratorio Umbria ha prodotto una disfatta. Non solo per il Pd, che qui governava da cinquant’anni, ma anche per il Movimento 5 stelle che fa segnare “il livello più basso mai raggiunto dal M5s dal 2013 ad oggi”. Lo certifica l’istituto Cattaneo, in un’analisi del voto che sembra confermare il commento di Luigi Di Maio. “Tutta la teoria per cui si diceva che se ci fossimo alleati con un’altra forza politica saremmo stati un’alternativa non ha funzionato. Il M5s va meglio quando va da solo”, ha detto il capo politico dei 5 stelle, confermando il post del Movimento pubblicato nella note. “Pd o Lega”, ha sottolineato Di Maio fanno “male lo stesso ai 5 stelle“. Parole che lasciano aperte una domanda: il patto civico con i dem sarà ripetuto dopo l’esperienza dell’Umbria? “Farò un incontro con i consiglieri di Emilia Romagna e Calabria e decideremo il percorso. Per le prossime Regionali la terza via il Movimento la può creare fuori dai due poli, il patto civico era un esperimento che non ha funzionato”, ripete il capo politico. Una posizione leggermente diversa da quella di Giuseppe Conte, secondo il quale l’appoggio congiunto di dem e 5 stelle a Vincenzo Bianconi è stato “un esperimento partorito tardi, ci si è mossi tardi. Si presta a varie valutazioni, lascio ai leader delle varie forze di fare le valutazioni, ma dico anche di prendersi del tempo, se un esperimento non è andato bene ci si può fermare a valutarlo, c’è tempo per fare riflessioni, ci sono altre competizioni regionali che ci aspettano”.

“Da M5s disorientamento e distacco per alleanza Pd” – Le analisi dell’istituto Cattaneo sembrano dare più ragione a Di Maio. “L’elettorato cinquestelle non sembra aver aderito alla nuova alleanza: in prevalenza manifesta disorientamento e distacco“, scrive il ricercatore Rinaldo Vignati in un’analisi sui flussi che si concentra sui dati di Perugia. La valutazione estesa all’intera regione certifica come “il bilancio dell’operazione giallo-rossa si presenta nettamente in perdita. Le forze di centrosinistra sommate a quella del M5s nel 2015 avevano raccolto 203mila voti, cioè quasi 50mila voti in più rispetto a quelli ottenuti domenica scorsa degli stessi partiti (153.784). In termini percentuali, l’esperimento giallo-rosso ha perso 21 punti, vedendo scendere i loro consensi dal 57,9% al 36,8%”, ragionano Marco Valbruzzi, Davide Pellegrino e Matteo Pascale Guidotti Magnani. A livello numerico alle ultime regionali del 2015 “il partito di Di Maio aveva ottenuto circa 51mila voti ed oggi si è arrestato sulla soglia dei 31mila, con un calo che in termini percentuali corrisponde a 7,2 punti. In pratica, nel giro di cinque anni il M5s ha dimezzato i suoi consensi, passando dal 14,6% al 7,4% dei voti”.
“Alla Lega 1/5 dei voti del M5s” –
Dove sono finiti gli elettori dei 5 stelle che non si sono astenuti? Semplice: hanno votato soprattutto Salvini. “È la Lega la principale beneficiaria dei voti in uscita dal M5s (il flusso verso il partito di Salvini è al 3,6% del corpo elettorale, circa 1/5 dell’originario bacino cinquestelle)”. Addirittura “dall’ampio bacino di consensi accumulato nel 2018, la quota che si dirige verso il partito di Salvini è persino superiore a quella di chi conferma il voto per le cinque stelle. Il Pd e gli altri simboli della coalizione di centrosinistra beneficiano in misura trascurabile di voti ex grillini”. È soprattutto il patto col Pd ad aver fatto male ai grillini. “Di certo – conclude il ricercatore Rinaldo Vignati – l’elettorato cinquestelle non sembra aver aderito alla nuova alleanza: in prevalenza manifesta disorientamento e distacco. Nemmeno nel centrosinistra la nuova alleanza sembra aver suscitato entusiasmo: le perdite che i flussi stimano verso il centrodestra potrebbero essere il segno che una parte degli elettori di questo partito non si riconosce in questa alleanza”. Concetto confermato anche dell’istituto Swg, secondo il quale il 54% degli elettori M5S non ha approvato l’accordo con il Pd. Tra i dem, i numeri sono più contenuti: il 38%. Secondo l’analisi rispetto alle europee il 76% degli elettori del Pd ha confermato la loro scelta, mentre solo il 61% degli elettori di M5s ha fatto altrettanto.

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