Un avvocato di Cagliari denuncia i vertici dello Stato

apr 10, 2012 0 comments
Provocazione politica? A buon diritto, c’è molto di più: un Belpaese che va a rotoli, consegnato alle oligarchie finanziarie straniere, con il sistema “Giustizia”, o meglio “IN-GIUSTIZIA” che colpisce solo i poveracci ed i pericolosi non allineati. Solo una donna poteva osare tanto, nel silenzio assordante degli addomesticati mass media tricolore, mentre gran parte degli individui di sesso maschile (sulla mera carta d’identità), tremano solo all’idea di esprimere verbalmente un’idea non allineata alla melassa dominante.  Infatti, qualche giorno fa, precisamente il 2 aprile, il giovane avvocato Paola Musu ha sporto denuncia nei confronti del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nonché del Presidente del Consiglio Mario Monti, ed infine dei ministri in carica compresi i docili membri del Parlamento.
Il punto nodale della denuncia riguarda la «sottrazione al Popolo italiano della sovranità in materia di politica monetaria, economica e fiscale» che si risolve in una deprivazione «della facoltà di determinare il proprio destino, il suo essere e in una compromissione della sua stessa esistenza». I reati ravvisabili nell’operato di Napolitano che la denuncia indica sono: «241 c.p   Attentato contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato;  270 c.p.  Associazioni sovversive; 283 c.p   Attentato conto la Costituzione dello Stato;  287 c.p.  Usurpazione del potere politico; 289 c.p   Attentato contro gli organi costituzionali; 294 c.p.  Attentato contro i diritti politici del cittadino; 304 c.p.  Cospirazione politica mediante accordo; 305 c.p.  Cospirazione politica mediante associazione».
La denuncia è scattata a seguito delle vicende degli ultimi mesi, conseguenza della crisi economica e del diktat della Bce che hanno suggerito al Presidente della Repubblica la formazione di un nuovo governo, cosiddetto “tecnico”, a guida di Mario Monti. Un governo non legittimato dal voto popolare. Infatti si legge nell’atto della Musu:  «in un chiaro ed evidente sovvertimento dello impianto repubblicano e democratico dello Stato, in quanto la sovranità popolare ed il Parlamento ne risultano totalmente svuotati di contenuto ed il cui culmine è stata la recente destituzione di un governo, ultima espressione di una sovranità popolare di cui è rimasto solo il nome, avvenuta in modo del tutto “anomalo” e totalmente al di fuori dai principi e dalle norme previste nel nostro ordinamento, nonché in aperta violazione dell’art.94 della Costituzione, oltre che illegittimamente sostituito con un “soggetto” che rappresenta, già solo nella persona del Presidente del Consiglio, una chiara espressione della già citata oligarchia».
La prima violazione, secondo l'avvocato Paola Musu, sarebbe all’articolo 1 della Costituzione: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».
E ancora: «Contenuto essenziale della sovranità di un popolo è dato dalla propria sovranità in materia di politica monetaria, economica e fiscale: è con essa, ed attraverso i suoi strumenti, che un popolo determina le sue sorti. Svuotare un popolo e la sua sovranità di quello specifico contenuto significa, e comporta, privarlo della sovranità stessa, in quanto lo si priva dalla facoltà e dal potere di determinare il proprio destino ed il proprio stesso "essere, compromettendone la sua stessa esistenza».
La sovranità monetaria oggi non appartiene più al popolo italiano, ma effettivamente alla Banca Centrale Europea che ha dettato, negli ultimi mesi, le politiche economiche del Governo Monti.
Sorprese annunciate - Purtroppo, la denuncia non avrà alcuna conseguenza pratica. Sei anni fa, infatti, con la legge numero 85 del 24 febbraio 2006 ("Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione") - 40 giorni prima delle elezioni, con il Governo Berlusconi agli sgoccioli, ed un’opposizione di carta velina - il Parlamento introduce modifiche al codice penale, nella parte in cui si difende lo Stato democratico da reati che possono sovvertirlo: sin dal primo articolo ci si rende conto che i mutamenti  più importanti apportati dalla normativa hanno ben poco a che vedere con i reati di opinione.
Infatti vengono modificati gli articoli 241 (attentati contro l’indipendenza, l’integrità e l’unità dello Stato); 283 (attentato contro la Costituzione dello Stato); 289 (attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali), ovvero le figure di attentato alle istituzioni democratiche del paese.
Certo sono stati anche cambiati, e abrogati, alcuni articoli che incidono sulla libertà di espressione (vilipendio, propaganda e apologia). Tali modifiche, però, non hanno la rilevanza di quelle apportate agli articoli che concernono le figure di attentato. Prima della modifica operata dalla legge 85/2006, per integrare una delle fattispecie di attentato contro la personalità dello Stato, trattandosi di delitti posti a presidio di beni di rango particolarmente elevato (Integrità, indipendenza ed unità dello Stato; Costituzione ed organi Costituzionali), era sufficiente un qualsiasi atto intenzionalmente diretto a ledere il bene protetto, indipendentemente dalla sua idoneità a raggiungere lo scopo.
Il legislatore, però, si è spinto ben oltre perché sia integrata la fattispecie, che gli atti, oltre ad essere idonei e diretti, debbano essere anche violenti. E, ad oggi, non ci pare di aver mai visto Giorgio Napolitano con un detonatore in mano, pronto a far esplodere qualche sede istituzionale. Tale ulteriore restrizione della fattispecie, non giustificata da esigenze costituzionali (l’articolo 25 della Costituzione subordina la sanzione penale ad un fatto e non ad un fatto violento), espone le istituzioni democratiche del paese ad un grave rischio, privandole, nei fatti, di qualsiasi tutela. Ci siamo: è arrivato il giorno in cui avremmo dovuto pentirci di una legge che, apparentemente, aveva lo scopo di favorire la libertà di offesa della Lega Nord.
In sostanza: depistare, mentire ed occultare prove allo scopo di impedire alle istituzioni di svolgere i propri compiti (quant’anche ciò comporti una minaccia per la stessa sopravvivenza dello Stato democratico) non costituisce più reato ex art. 289 del codice penale. Oggi chiunque attenti agli organi costituzionali con atti diretti violenti ed idonei non rischia praticamente nulla. Ma supponiamo, per assurdo, che venisse in qualche modo dimostrata la caratterizzazione violenta in termini legislativi del presunto attentato  del Presidente Napolitano contro gli organi Costituzionali: vediamo a quale sanzione dovrebbe sottostare. Oggi attentare agli organi costituzionali con atti idonei, diretti e violenti (la cui previsione di pena massima è 5 anni) viene punito meno gravemente del furto di un oggetto (la cui pena massima è 6 anni).
Singolari coincidenze - Sempre nel 2006 con 543 voti, al quarto scrutinio, il Parlamento italiano elegge Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica. In quello stesso anno, a Corleone (di cui è cittadino onorario l’attuale presidente del Senato, Renato Schifani,  al soldo negli anni ’80 della Sicula Brokers), i poliziotti della squadra mobile di Palermo arrestano il capo della cupola mafiosa, ossia la manovalanza del sistema di potere imperante, Bernardo Provenzano (73 anni) dopo una latitanza spudoratamente favorita da organi ed alte cariche dello Stato per mezzo secolo.
Basta dare un’occhiata alla voce trattativa Mafia & Stato, comprese alcune stragi come Capaci e via D’Amelio, che hanno eliminato due magistrati (Falcone  Borsellino) nettamente al di sopra della media nazionale nella rispettiva categoria, non succubi del potere e neppure addomesticabili come altri ripugnanti togati. Come è, noto, più recentemente lo stesso Napolitano ha nominato senatore a vita Monti (già dipendente di multinazionali USA oltreché membro di associazioni occulte), senza alcun merito, e poi in tutta fretta gli ha conferito l’incarico di presiedere il Consiglio dei ministri, calpestando in un colpo solo  la Costituzione Repubblicana ed Antifascista.Mario Monti (membro del gruppo Bilderberg e della Trilateral Commission, compreso l’Aspen Institute) non è stato eletto dal Popolo Italiano, eppure sta facendo a pezzi il nostro Paese, senza alcun mandato elettorale.
La denuncia dell’avvocato Musu contiene anche un’accorata difesa della Costituzione Italiana e si rivolge non solo al Governo e alle Istituzioni attualmente in carica, ma a tutti coloro che, dal 1992 ad oggi, secondo l’avvocato hanno «consegnato la sovranità del popolo italiano in materia di politica monetaria, economica e fiscale (…) e, con essa, la sostanza essenziale ed intangibile della sovranità popolare, nelle mani di organismi esterni alla Repubblica (BCE, SEBC, Commissione), di struttura e composizione prettamente oligarchica e privi di alcun fondamento democratico e, tanto meno, repubblicano e senza che il popolo vi abbia mai manifestato espresso e formale consenso».
Basta poltrone - L’associazione Alba Mediterranea aveva depositato fin dal 21 giugno 2010  ben dieci diverse denunce contro le più alte cariche dello Stato, tra cui ben tre  per alto tradimento. Ecco la loro esortazione: «DA ORA BASTA LIMITARSI A FARE CLIC COL MOUSE…. BASTA DARE SEGNI APPREZZAMENTO… BASTA CONDIVIDERE LE CONGRATULAZIONI …. DA ORA IN POI INCOMINCIATE ANCHE VOI AD ASSUMERVI LA VOSTRA PERSONALE DOSE DI RESPONSABILITÀ … NON POTETE RIMANERE IN PANTOFOLE DAVANTI AL COMPUTER MENTRE QUELLI COME NOI E LA PAOLA MUSU FANNO LA RIVOLUZIONE PER VOI».
Denuncia in Procura Del 2 Aprile 2012

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