I CARRIERISTI

ago 22, 2012 0 comments
Di Chris Hedges
I più grandi crimini della storia sono stati commessi dagli esseri umani più incolori. Sono gli uomini in carriera. I burocrati. I cinici. Mettono a punto quegli accorgimenti che rendono realtà vasti e complicati sistemi di sfruttamento e morte. Collezionano e leggono i dati personali raccolti su decine di milioni di noi dai servizi di sicurezza e di sorveglianza. Custodiscono gli account di BP e Goldman Sachs. Costruiscono o pilotano droni. Lavorano nelle agenzie pubblicitarie ed in quelle di relazioni pubbliche. Emettono moduli. Sbrigano pratiche. Negano aiuti alimentari ad alcuni ed assicurazione medica ad altri. Impongono la legge. E non fanno domande.

Buono. Cattivo. Queste parole non significano niente per loro. Sono al di là della morale. Sono lì per far si che il sistema corporativo funzioni. Se le compagnie di assicurazioni abbandonano decine di milioni di malati e li condannano a soffrire e morire, così sia. Se le banche e la polizia sfrattano famiglie dalle loro case, così sia. Se le società finanziarie rubano ai cittadini i loro risparmi, così sia. Se il governo chiude scuole e biblioteche, così sia. Se i militari uccidono i bambini in Pakistan o in Afghanistan, così sia. Se gli speculatori gonfiano il prezzo del riso, del mais e della farina in modo da renderli inaccessibili a centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, così sia. Se il Congresso e le Corti deprivano i cittadini delle loro liberta civili fondamentali, così sia. Se l’industria dei combustibili fossili sta trasformando la terra in una serra di gas tossici che gravano su di noi, così sia. Loro servono il sistema. Il dio del profitto e dello sfruttamento. La forza più pericolosa nel mondo industrializzato non è quella che proviene da coloro che agitano le bandiere del radicalismo religioso, che sia islamico o cristiano, ma da legioni di burocrati senza volto che si fanno largo fra le maglie del governo e delle aziende. Servono qualsiasi sistema che soddisfi le loro patetiche necessità.

Questi manager del sistema non credono in nulla. Non posseggono lealtà. Sono senza scrupoli. Non vanno oltre il loro piccolo, insignificante ruolo. Sono ciechi e sordi. A stento conoscono le grandi idee e percorsi della civiltà e della storia, sono quasi illetterati. E noi li sforniamo dalle università. Avvocati. Tecnocrati. Businessman. Manager finanziari. Esperti di tecnologia. Consulenti. Ingegneri petroliferi. “Psicologi positivi”. Esperti in comunicazione. Cadetti. Rappresentanti. Programmatori di computer. Uomini e donne che non conoscono la storia, non conoscono le idee. Vivono e pensano in un vuoto intellettuale, in un mondo di minuzie che stordiscono. Sono gli “uomini vuoti” di Eliot, “gli uomini imbottiti”, “silouhettes senza forma, ombre incolori”, come scrisse il poeta. “Forze paralizzate, gesto senza movimento”.

E’ stato l’uomo in carriera a rendere possibile i genocidi, dallo sterminio dei Nativi d’America a quello turco degli armeni all’Olocausto nazista alle liquidazioni staliniane. Erano quelli che facevano partire i treni. Quelli che compilavano i documenti e presiedevano alle confische dei beni. Razionavano il cibo quando i bambini morivano di fame. Costruivano pistole. Gestivano le prigioni. Comminavano divieti di viaggio, confiscavano passaporti, bloccavano conti bancari e segregavano persone. Applicavano la legge. Facevano il loro lavoro.

I carrieristi politici e militari spalleggiati dai profittatori, ci hanno condotto a guerre inutili, comprese la Prima Guerra Mondiale, il Vietnam, l’Iraq e l’Afghanistan. Ed in milioni li hanno seguiti. Dovere. Onore. Patria. Carnevali di morte. Ci sacrificano tutti. Nelle futili battaglie di Verdun e Sommes nella Prima Guerra Mondiale, 1,8 milioni in entrambi gli schieramenti furono uccisi, feriti o dispersi. Nel luglio del 1917 il Feldmaresciallo Douglas Haig, nonostante il mare di morti, si impantanò ancora di più nel Passchendaele. A novembre, quando fu chiaro che avrebbe fallito, ritrattò l’obiettivo iniziale- come abbiamo fatto noi in Iraq quando abbiamo scoperto che non c’erano armi di distruzione di massa ed in Afghanistan quando al-Qaida lasciò il paese- ed optò per una semplice guerra d’attrito.

Haig vinceva se morivano più tedeschi che truppe alleate. La morte come segnapunti. Passchendaele inghiottì 600,000 altre vite da entrambi i fronti prima che finisse la guerra. Non è una novità. I generali sono quasi sempre dei buffoni. I soldati seguirono John the Blind che aveva perso la vista una decade prima, nella risonante sconfitta della battaglia di Crécy nel 1337, durante la Guerra dei Cent’anni. Ci rendiamo conto che i leader sono mediocri solo quand’è troppo tardi.

David Lloyd George, primo ministro inglese durante la campagna di Passchendaele, scrisse nelle sue memorie: “[Prima della battaglia di Passchendaele] Lo staff del comparto carri armati preparò delle mappe per mostrare come un bombardamento che avrebbe devastato la rete fognaria avrebbe inevitabilmente creato delle pozze , ed individuò i punti esatti dove l’acqua si sarebbe raccolta. L’unica risposta ottenuta fu un ordine perentorio di non inviare più “altre ridicole mappe” e che le mappe devono conformarsi ai piani e non i piani alle mappe. Tutto ciò che interferiva con i piani erano incongruenze”.

Questo ci spiega perché le nostre élite dirigenti non fanno nulla in merito al cambio climatico, si rifiutano di rispondere razionalmente al disastro economico e sono incapaci di rimediare al collasso della globalizzazione e dell’imperialismo. Queste sono circostanze che interferiscono con la fattibilità e sostenibilità del sistema. Ed i burocrati sanno solo servire il sistema. Hanno solo le abilità manageriali apprese alla West Point o alla Harvard Business School. Non possono pensare da soli. Non possono mettere in discussione assiomi e strutture. Non possono capire emotivamente ed intellettualmente che il sistema potrebbe implodere. E così hanno commesso quello che Napoleone riteneva il più grande errore che un generale potesse compiere- formarsi un’immagine falsata della situazione e crederla vera.

Ma noi ignoriamo allegramente la realtà insieme a loro. La mania del finale felice ci acceca. Non vogliamo credere a ciò che vediamo. E’ troppo deprimente. Così ci ritiriamo tutti in un’illusione collettiva.

Nel monumentale film documentario di Claude Lanzmann “Shoah,”, sull’Olocausto, lui intervista Filip Müller, un ebreo ceco che era riuscito a sopravvivere alle cremazioni di Auschwitz come membro delle squadre di sorveglianza. Müller racconta:
“Un giorno del 1943 ero già nel Crematorio 5, arrivò un treno da Bialystok. Un prigioniero della sorveglianza vide una donna nello spogliatoio, era la moglie di un suo amico. Le andò incontro e le disse: “state per essere sterminati . In tre ore sarete cenere.” La donna gli credette perché lo conosceva. Corse ad avvertire le altre donne. “Ci uccideranno, ci soffocheranno con il gas”. La madri che portavano i bambini in braccio non volevano sentire ciò. Decisero che la donna era pazza. La cacciarono via. Così andò dagli uomini. Senza esito. Non che non le credessero. Avevano sentito indiscrezioni nel ghetto di Bialystok, o a Grodno o altrove. Ma chi voleva sentire cose del genere? Quando vide che nessuno le avrebbe dato ascolto si graffiò tutta la faccia. Disperata. Sotto shock. Ed iniziò a gridare.” Blaise Pascal scrisse nei “Pensées,” “Corriamo a rotta di collo verso l’abisso dopo aver messo qualcosa davanti a noi che non ce lo faccia vedere.”

Hannah Arendt, nello scritto “Eichmann a Gerusalemme,” notò che Adolf Eichmann era motivato principalmente da una straordinaria diligenza nel “promuovere il suo successo personale”. Si unì al partito nazista perché era una buona mossa dal punto di vista della carriera. “il problema con Eichmann”, scrive, “era che moltissimi erano come lui, e che quei molti non erano ne perversi né sadici, erano e sono ancora terribilmente e spaventosamente normali.”

“Più a lungo lo si ascoltava più diventava chiaro che la sua inabilità nel parlare era strettamente collegata ad un’inabilità a pensare, ossia, pensare immedesimandosi in qualcun altro”, scrive Arendt. “non era possibile comunicare con lui, non perché mentisse ma perché era circondato dalla più forte diffidenza per le parole e la presenza degli altri, quindi per la realtà come tale.”

Gitta Sereny fa le stesse considerazioni nel suo libro “Into That Darkness,” su Franz Stangl, il comandante di Treblinka. La designazione alle SS era una promozione per il poliziotto austriaco.
Stangl non era un sadico. Parlava dolcemente ed era gentile. Amava molto sua moglie ed i suoi figli. Diversamente da molti capi nazisti, non ebbe mai donne ebree come concubine. Era efficiente e molto organizzato. Era orgoglioso di aver ricevuto un riconoscimento ufficiale come “miglior comandante in campo polacco”.
I prigionieri erano semplicemente oggetti. Beni. “Quella era la mia professione”, disse. “Mi piaceva. Mi appagava. E si, ero ambizioso, non lo nego”. Quando Sereny chiese a Stangl come in qualità di padre potesse uccidere dei bambini, rispose che “raramente li vedeva come individui. Era sempre un’enorme massa… Erano nudi ed ammassati, tenuti insieme a suon di frusta.” Successivamente disse a Sereny che quando leggeva di greggi e pecore gli ricordavano Treblinka.

Nella sua collezione di saggi, “The Path to Genocide,” Christopher Browning nota che erano i “moderati”, i “normali” burocrati che resero possibile l’Olocausto, non gli zelanti. Germaine Tillion mise in rilievo “la tragica fatalità, durante l’Olocausto, con la quale le persone ‘decenti’ potevano diventare i più accaniti boia senza che notassero cosa gli stava succedendo”. Il romanziere russo Vasily Grossman nel suo libro “Forever Flowing” osservò che “il nuovo stato non richiedeva vuoti apostoli, fanatici, costruttori ispirati, fedeli e devoti discepoli. Il nuovo stato non aveva neanche bisogno di schiavi- solo di impiegati.

“Il tipo più nauseante di SS era per me personalmente quello dei cinici che non credevano più nella loro causa, ma continuavano a collezionare crimini di sangue fini a loro stessi”, scrisse Dr. Ella Lingens-Reiner in “Prisioners of Fear”, le sue virulente memorie di Auschwitz. Quei cinici non erano sempre brutali con i prigionieri, il loro comportamento cambiava con il loro umore. Non prendevano niente sul serio- neanche loro stessi, né la loro causa, né noi né la situazione. Uno dei peggiori fra di loro era dr. Mengele, il Dottore del campo summenzionato.

Quando un gruppo di nuovi ebrei veniva classificato in quelli buoni a lavorare e quelli buoni a morire, fischiettava una melodia e ritmicamente muoveva il pollice al di sopra della sua spalla- il che significava o “gas” o “lavoro”. Credeva che le condizioni del campo fossero pessime e fece anche qualcosa per migliorarle, ma allo stesso tempo commetteva omicidi in maniera recidiva, senza nessuno scrupolo.”

Queste armate di burocrati servono il sistema corporativo che ci ucciderà letteralmente. Sono freddi e disconnessi come Mengele. Hanno piccoli compiti da portare a termine. Sono docili. Accomodanti. Obbediscono. Trovano il loro riconoscimento nel prestigio e potere dell’impresa, nella loro posizione, nelle loro promozioni di carriera. Si rassicurano della loro bontà attraverso gli atti privati come mariti, mogli, madri e padri. Si siedono sui banchi di scuola. Vanno al Rotary. Vanno a messa. E’ una schizofrenia morale. Erigono muri per creare una coscienza isolata. Rendono realtà gli obiettivi letali di ExxonMobil o Goldman Sachs o Raytheon. Distruggono l’ecosistema, l’economia e la politica e rendono i lavoratori dei servi impoveriti. Non sentono nulla. L’ingenuità metafisica porta sempre all’assassinio. Frammenta il mondo. Piccoli atti di gentilezza e carità mascherano il mostruoso demone di cui sono complici. Ed il sistema continua a funzionare. I poli si sciolgono. La siccità minaccia i raccolti. I droni consegnano morte dal cielo. Lo stato procede inesorabilmente ad ingabbiarci. I malati muoiono. I poveri muoiono di fame. Le prigioni si riempiono. Ed il carrierista, sgobbando, fa il suo lavoro. 

Fonte:http://www.truthdig.com/report/item/the_careerists_20120723/

Da Come Don Chisciotte

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