Secondo Thom Yorke non ci sono differenze tra quel che fa Youtube e i furti d’arte nazisti e inglesi della II guerra mondiale e quel che fa YouTube

dic 3, 2015 0 comments
Thom Yorke YouTube nazista
Di Francesca Vuotto
Negli anni Thom Yorke ha ribadito più volte la sua posizione decisamente negativa verso le nuove modalità di condivisione della musica, e di contenuti più in generale, offerte da piattaforme  come Spotify o YouTube e ha rincarato la dose proprio in questi giorni, paragonando l’attività di YouTube e Google a quanto facevanoi Nazistidurantela Seconda Guerra Mondiale. 
Intervistato da Repubblica.it il cantante dei Radiohead si è scagliato contro il colosso di Mountain View per le modalità con cui si appropria di qualsiasi tipo di contenuto, ricavandone guadagni, corrispondendo poco o nulla ai proprietari. Nel caso di contenuti artistici come le canzoni, quello che mettono in pratica secondo lui è un vero e proprio furto, in nulla differente da quelli compiuti dai Nazisti (e non solo loro), che hanno depredato opere d’arte in mezza Europa.
«La gente continua a ripetere che siamo nell’era della musica e del cinema gratuiti, ma non è vero. Le persone che stanno dietro a servizi come Google e YouTube fanno soldi, una montagna di soldi, come nella pesca al traino prendono tutto quello che c’è. “Ah scusa, questo era tuo? Ora è nostro“… Hanno preso il controllo, come è successo con i Nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Quello che fanno – come hanno fatto i Nazisti e gli Inglesi durante il conflitto – è rubare l’arte altrui. Non vedo differenze» si legge in un passaggio.
Quel che è ancora più paradossale è il fatto che non solo gli utenti vengano defraudati di ciò che gli appartiene, ma viene persino limitata la loro libertà  – così come quella di chiunque voglia fruire di ciò che hanno condiviso – di eliminare, tramite estensioni dei browser come AdBlocker, le pubblicità di cui vengono infarciti i contenuti. «La cosa divertente è che YouTube ha detto che non è giusto. Hai capito? Dicono che non è giusto, loro che riempiono di pubblicità ogni minimo contenuto e ci fanno un sacco di soldi, mentre gli artisti non vengono pagati o ricevono compensi ridicoli. E questo invece è giusto per loro. Per loro è sbagliato ciò da cui non riescono a trarre profitto» prosegue.

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