Il popolo Erasmus dimostra quanto è bello avere vent'anni in ogni angolo del pianeta

mar 21, 2016 0 comments
Di Lisa Di Giuseppe
Ho seguito gli Erasmus degli altri dai racconti, dalle foto e dai selfie su Facebook, anche, devo ammetterlo, con una certa invidia. Di tutta la cronologia social, pubblicata da ogni parte del mondo, una cosa mi ha colpito: il senso di appartenenza a una comunità unica formata dagli studenti in scambio. Non mi aspettavo tanta capacità di superare le barriere di provenienza dallo stesso paese o dalla stessa università, in particolare quando si tratta di un legame forte come quello che coinvolge gli studenti dell'università che frequento.
Invece, ho assistito al formarsi progressivo di una nuova specie, di una comunità di persone democratica ed eterogenea, un popolo Erasmus che dimostra come in fondo vent'anni si hanno in ogni angolo del pianeta alla stessa maniera e non c'è ragione di porre una staccionata tra la tua esperienza e quella dell'altro.
Le ragazze che hanno perso la vita nell'incidente stradale appartenevano a questa comunità di cui si entra a far parte per un periodo minimo, giusto il tempo di un Erasmus. Si muovevano in quella situazione, nella quale la provenienza ha un valore relativo e si riduce a essere solo la cornice in cui iscrivere il vissuto precedente, e in cui si è solo una parte di un tutto in cui vita ed esperienza sono condivise senza nessun tipo di barriera.

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