La comunicazione dell'ISIS: un’analisi semiotica

mar 21, 2016 0 comments
Di Giovanna Cosenza
Per capire ciò che oggi accade nel mondo in nome dell’IS Stato Islamico(come dal 2014 si fa chiamare ciò che molti preferiscono ancora identificare come ISIS), è necessario approfondire non solo la sua storia e la sua ideologia, ma soprattutto la sue strategie mediatiche. Come ha evidenziato Bruno Ballardini nel fondamentale ISIS®. Il marketing dell’apocalisse(Baldini&Castoldi 2015), l’IS segue infatti con grande consapevolezza le logiche più avanzate del marketing contemporaneo, grazie a una efficiente media-factory che vanta un numero crescente di conversioni all’Islam da parte di giovani, anche americani, australiani, canadesi, europei e italiani. In questa prospettiva di approfondimento, ho cominciato ad assegnare alcune tesi di laurea. Pubblico qui quella di Alessandra Maria Stella Milani, discussa il 7 marzo scorso e molto ben fatta.
Alessandra analizza con metodo semiotico tre video prodotti e distribuiti dallo Stato Islamico: il primo, A message to America, spicca per la figura del celebre mujaheddin Jihadi John, il secondo e il terzo sono due puntate delle serie Lend me your ears – messages from the british detainee John Cantlie e Al-Ghuraba, I Pochi Prescelti da Altre Terre, che vantano la presenza di John Cantlie, un prigioniero britannico diventato l’anchorman ufficiale dell’ISIS, e di Abu Muslim, un giovane musulmano canadese che sceglie di partire per il jihad.
Scarica da qui la tesi di laurea triennale in Scienze della comunicazione di Alessandra Maria Stella Milani: A message to America and all world.

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