Fronte Al Nusra, che cos’è e qual è il suo ruolo in Siria

mag 31, 2018 0 comments
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Di Mauro Indelicato
Il Fronte Al Nusra è un movimento fondamentalista siriano, nato durante la guerra civile sirianaall’inizio del 2012. Il suo nome è legato soprattutto all’emersione dell’estremismo islamico all’interno dell’opposizione a Bashar al Assad. Il Fronte Al Nusra per lungo tempo, durante il conflitto, viene considerato la filiale in Siria di Al Qaeda. Il suo nome cambia più volte durante la guerra e attualmente Al Nusra è racchiusa all’interno della sigla di Tahrir Al Sham.

Chi è Abu Muhammad al-Jawlani, fondatore di Al Nusra

Per guardare alle origini di Al Nusra, è necessario fare riferimento all’Iraq post Saddam Hussein. A fondare il movimento, infatti, è Abu Muhammad al Jawlani. Nato nella provincia di Deir Ezzor, nel 2004 lascia i suoi studi in medicina a Damasco per andare in Iraq e abbracciare la causa fondamentalista.
Con lo scoppio delle prime proteste in Siria nel 2011 e, soprattutto, con l’inizio delle avanzate dell’Esercito siriano libero, il leader dell’Isil  Abu Bakr Al Baghdadi sceglie Al Jawlani per costituire una branca di Al Qaeda in Siria e combattere con gli oppositori. Nel gennaio del 2012, viene ufficialmente dichiarata la nascita del Fronte Al Nusra e Al Jawlani viene nominato “emiro”.

Le attività di Al Nusra tra il 2012 ed il 2013

Il vero e proprio “esordio” di Al Nusra si ha il  23 gennaio 2012, quando un gruppo autoproclamatosi come “Libero Fronte del Soccorso” (Jabhat Al Nusra, per l’appunto) rivendica l’attentato contro un posto di polizia ad Idlib ed esorta i siriani ad unirsi alla battaglia islamista contro Assad.
Nel giro di pochi mesi, Al Nusra intensifica le proprie attività terroristiche nel Paese: obiettivi sono soprattutto forze militari e di polizia. Il 29 maggio del 2012 ad esempio, nella provincia di Deir Ezzor viene ritrovata una fossa comune, segno di un’esecuzione di massa. A rivendicare quell’eccidio, è proprio il Fronte Al Nusra. Vengono anche rapiti ed uccisi giornalisti, come nel caso dell’attacco alla tv filo governativa di Drusha, a sud di Damasco, portato avanti il 27 giugno.
Già sul finire del 2012 le attività di Al Nusra permettono l’avanzata dell’opposizione in varie parti del Paese. Il 23 dicembre ad esempio, Al Jazeera manda in onda un documentario in cui attesta la capacità dei miliziani di Al Nusra di bloccare di fatto le attività dell’aeroporto di  Aleppo tramite l’utilizzo di cannoni antiaerei di fabbricazione straniera.
È, quello, il segnale di una differenziazione del tipo di attività svolta da Al Nusra: non più soltanto attentati di stampo terroristico, ma un vero e proprio supporto militare alle avanzate dell’opposizione. Il gruppo quindi si trasforma in una vera e propria milizia para militare, capace nel 2013 di conquistare diversi territori. Nell’attuare questi piani, il Fronte Al Nusra  è stretto alleato dell’Isil, ossia del gruppo comandato da Al Baghdadi, erede della fazione di Al Qaeda in Iraq.
All’interno dell’opposizione, Al Nusra, l’Isil ed altre sigle islamiste prendono il sopravvento sull’Esercito siriano libero: la filiale di Al Qaeda in Siria, in particolare, avanza nella provincia di  Idlib, in alcuni sobborghi di  Aleppo e porta il conflitto nell’est del Paese conquistando  Raqqaed alcune regioni lungo l’Eufrate. Al Nusra, inoltre, è impegnata a Damasco e nella Ghouta, oltre che nella provincia meridionale di Daraa. Non mancano comunque anche collaborazioni con l’Esercito siriano libero, seppur questa sigla già nel 2013 sembra quasi sparire dalla geografia dell’opposizione siriana. Abū Haydar, uno dei comandanti della branca “laica” dell’Esercito siriano libero, in un’intervista rilasciata proprio in quell’anno, dichiara come i combattenti di Al Nusra si dimostrino tra i più validi ed esperti.

La guerra tra Al Nusra e l’Isis

L’equilibrio tra le due principali sigle vicine ad Al Qaeda inizia a svanire nel 2013. Al Baghdadi, in modo unilaterale, l’8 aprile del 2013 annuncia la fusione di Al Nusra con l’Isil e la creazione dell’Isis, Stato islamico dell’Iraq e della Siria.
Questa decisione provoca la reazione dei vertici di Al Nusra e dello stesso Al Jawlani, che non hanno ricevuto ordini di fondersi con il gruppo di Al Baghdadi. A dare manforte ad Al Jawlani è lo stesso leader di Al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, il quale smentisce il numero uno dell’Isis e a novembre considera Al Nusra come l’unica filiale realmente riconosciuta in Siria. Da questo momento, dunque, iniziano a sorgere contrasti tra Al Nusra e l’Isis.  I due gruppi diventano rivali e divisi anche sugli obiettivi da perseguire a lungo termine: se Al Baghdadi infatti mira alla costituzione di un califfato islamico, Al Nusra invece vuol limitare il proprio raggio d’azione in Siria.
Una differenza di vedute che sul campo non si traduce in una differenza nelle modalità brutali portate avanti nei territori conquistati: decapitazioni, deportazioni di cittadini non musulmani o sciiti, chiese devastate e città interamente saccheggiate. Un esempio si ha tra il 2013 ed il 2014, quando Al Nusra occupa le cittadine cristiane di  Maaloula e  Yabrud, poco a nord di Damasco. I due centri vengono interamente devastati, monasteri e luoghi di culto profanati e si ha notizia anche del rapimento di tredici suore, rilasciate dopo diverse settimane.

Al Nusra controlla Idlib

Nel confronto con l’Isis, il Fronte Al Nusra ha decisamente la peggio: nel giro di pochi mesi, nel 2014, il gruppo guidato da Al Baghdadi conquista gran parte dei territori che erano dell’Esercito siriano libero e di Al Nusra.
Al Nusra, dal canto suo, si trincera nelle sue roccaforti a sud di Aleppo e nella provincia di Idlib: lì, i miliziani guidati da Al Jawlani cercano di imporre un controllo para statale, approfittando anche di rinforzi di uomini, armi e munizioni dalla confinante Turchia. Il successo militare più importante per Al Nusra è senza dubbio  l’ingresso nella città di Idlib  il 28 marzo 2015.
Il capoluogo di questa provincia, già in gran parte nelle mani dei fondamentalisti, rimane ancora sotto il controllo governativo. Ma le truppe di Assad, oramai accerchiate e con poche vie di fuga, devono cedere dinnanzi all’avanzata degli uomini di Al Nusra che conquistano un importante capoluogo di provincia. A partire da questo momento, il controllo su Idlib da parte degli islamisti inizierà ad essere ben radicato, tanto da iniziare ad indicare questo territorio come “Idlibistan“.
La conquista di Idlib, inoltre, rappresenta per i soldati fedeli al presidente Assad un duro colpo sotto il profilo morale. Due mesi dopo l’ingresso ad Idlib dei miliziani, si ha l’unica intervista concessa dal leader Al Jawlani il quale, ad Al Jazeera, afferma che la Siria sarà governata da uno Stato islamista.

Al Nusra diventa Fateh Al Sham

Il 30 settembre del 2015, anche sulla scia delle avanzate di Al Nusra ad Idlib, inizia l’operazione militare russa volta a dare manforte al governo di Assad . Da Mosca, il presidente Vladimir Putin indica  nell’Isis e in Al Nusra i principali nemici da combattere.
Nel giro di pochi mesi dall’avvio dell’operazione russa, diversi obiettivi sensibili di Al Nusra vengono bersagliati e colpiti dall’aviazione di Mosca ed il gruppo teme un repentino indebolimento. Anche nelle tregue che, di volta in volta, nel 2016 vengono concordate tramite la mediazione russa, i territori controllati da Al Nusra e dall’Isis non vengono inglobati tra quelli da non colpire.
All’interno del gruppo guidato da Al Jawlani nascono due correnti: la prima vuole mantenere il proprio legame con Al Qaeda, la seconda invece inizia a coltivare l’idea di staccarsi dall’organizzazione terroristica per non diventare ancora bersaglio dell’aviazione russa e siriana.
Nella primavera del 2016, voci sempre più ricorrenti parlano della sempre più comune volontà interna ad Al Nusra di staccarsi da Al Qaeda in modo da poter essere inglobati nei tavoli diplomatici ed avere anche maggior credito tra gli attori internazionali presenti in Siria.
Tali voci saranno confermate il 28 luglio 2016, quando Al Jawlani in un video annuncia ufficialmente l’addio all’affiliazione con Al Qaeda e la nascita del gruppo Fateh Al Sham (Fronte per la conquista del Levante). Secondo molti analisti, però, il fatto di non aver espulso i miliziani non siriani (circa un terzo dei combattenti) e di non aver abbandonato l’ideologia islamista rende l’operazione un semplice cambiamento di nome.

La nascita di Tahrir Al Sham

La non riuscita dell’operazione del cambiamento di nome in Fateh Al Sham è testimoniata dal fatto che, pochi mesi dopo, il gruppo prenderà nuovamente in considerazione l’idea di attuare un altro cambio di denominazione.
Il 28 gennaio 2017, grazie alla fusione con altre sigle islamiste operanti soprattutto ad Idlib, viene annunciata la nascita di Hayat Tahrir Al Sham, più comunemente noto come Tahrir Al Sham.
Nelle intenzioni della nuova organizzazione, c’è quella di presentarsi come un “islamismo politico”, in grado dunque di sedersi ai tavoli dei negoziati di Ginevra ed Astana. Anche in questo caso, l’operazione non va a buon fine: il gruppo viene chiamato sempre Al Nusra e, soprattutto, le accuse di collaborazioni ufficiose con Al Qaeda non cessano. Inoltre, secondo il governo siriano, molti membri macchiatisi di crimini durante il conflitto non sono mai stati cacciati dall’organizzazione.
Dello stesso avviso è il governo di Mosca che, ad Idlib come a Damasco, continua a bersagliare e a colpire obiettivi degli ex del Fronte Al Nusra.

I contrasti con Ahrar Al Sham

Il cambiamento di denominazione acuisce inoltre alcuni asti già serpeggianti tra le sigle islamiste presenti ad Idlib. La collaborazione passata e, si sospetta, anche presente con Al Qaeda fa sì che diverse sigle presenti in questa provincia inizino a provare a scalzare Al Nusra da diversi centri.
Sia nel 2016, ma soprattutto nell’estate del 2017, si registrano scontri a fuoco per il controllo del territorio di Idlib soprattutto con le sigle inglobate nell’alleanza denominata “Ahrar Al Sham“. Quest’ultima è un’organizzazione che racchiude diverse sigle islamiste e salafite comunemente definite “moderate”, in quanto non sempre macchiatesi di attività terroristica nel corso del conflitto. Si tratta però pur sempre di gruppi che promuovono una visione islamista e salafita della società, ideologicamente non distante dalle finalità di Al Nusra.
Ma la vera differenza tra Ahrar Al Sham e Tahrir Al Sham riguarda i rispettivi sponsor internazionali:  Ahrar Al Sham, in particolare, è direttamente sostenuta dalla  Turchia che invia denaro e mezzi. Il controllo di Ankara su questo gruppo permette, quando il governo turco inizia a trattare con russi ed iraniani nel tavolo di Astana, l’entrata in vigore di diversi cessate il fuoco concordati e delle cosiddette “de escalation zone”.
Quest’ultimo punto è forse quello che fa traboccare il vaso: nell’estate del 2017, gli uomini di Tahrir Al Sham e quelli di Ahrar Al Sham entrano in conflitto in quasi tutti i più grossi centri della provincia di Idlib. Ad avere la meglio sono gli uomini dell’ex Fronte Al Nusra i quali, al di là della città di Saraqib, controllano Idlib e tutti i maggiori centri della provincia compresi i posti di frontiera.

Al Nusra oggi

Tahrir Al Sham viene ancora oggi spesso denominata come Fronte Al Nusra sia dai giornalisti che dagli operatori sul campo in Siria. Il leader è lo stesso, gli uomini altrettanto, al pari delle ideologie portate avanti dal gruppo.
Il suo ruolo nel conflitto siriano appare comunque ridimensionato alla sola provincia di Idlib, dove controlla il capoluogo ed i centri più importanti.
Nei territori oramai controllati dai governativi, le attività degli ex del Fronte Al Nusra appaiono molto limitate se non assenti: gli ultimi attentati registrati nei mesi scorsi a Damasco portano perlopiù la firma dell’Isis e delle cellule ancora attive del califfato nella capitale o in altre città della Siria.
Secondo diversi analisti, Al Nusra, intesa come organizzazione, potrebbe scomparire con la fine della guerra in Siria e i suoi miliziani confluiranno nei gruppi integralisti internazionali.

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