La sindrome di chi mangia troppo sano

mag 9, 2018 0 comments

Di Valentina Arcovio

Mangiare sano è un bene. Ma può diventare una malattia quando si trasforma in ossessione. Ad esempio, quando si inizia a pianificare maniacalmente ogni pasto. O quando si trascorre troppo tempo al supermercato a leggere ogni etichetta. O addirittura quando ci si isola per paura di ritrovarsi in situazioni in cui ci si sente costretti a mangiare qualcosa che non si ritiene sano al 100 per cento, come un pranzo in famiglia o una cena al ristorante con gli amici. La mania di mangiare sano si chiama ortoressia. «L’ortoressico sviluppa una vera e propria fobia per i cibi considerati “pericolosi” come gli Ogm», afferma Bertelli, psichiatra e presidente dell’Associazione Nutrimente Onlus. «Questa ossessione - aggiunge - porta a una dieta molto restrittiva e all’isolamento sociale. È come se il “cibo sano” diventasse una missione morale e tutte le altre sfere di vita passassero in secondo piano». A differenza di altri disturbi alimentari più noti, come l’anoressia o la bulimia, l’ortoressico non ha in mente di dimagrire. «Il focus - dice Bertelli - è mantenere il proprio corpo puro e sano. In quest’ottica è più vicino allo spettro ossessivo-compulsivo che a quello dei Disturbi della condotta alimentari (Dca). In comune con i Dca vi è la ricerca del perfezionismo, il bisogno di controllo, gli esiti sull’organismo e sulle sfere di vita».  

Maniacale  
Si stima che gli italiani che soffrono di ortoressia siano all’incirca 450 mila, con una netta prevalenza degli uomini (11,3%) rispetto alle donne (3,9%). Più numerosi invece sono i connazionali considerati a rischio. Ben un italiano su 3 dichiara di avere almeno un amico fissato con l’alimentazione, che non vuol dire soffrire di ortoressia, ma rientrare nella categoria di potenziali «vittime» di questa patologia. Molti italiani e non solo, passano più di 3 ore al giorno a pensare al cibo: cosa prendere e come preparalo? Fa bene o non fa bene? Meglio evitare e mangiarlo ogni tanto? Le città italiane considerate più a rischio sono Milano (33%), Roma (27%) e Torino (21%). I meneghini, stando a Nutrimente, sembrano i più ossessionati dai valori nutritivi del cibo, capaci di spendere gran parte del tempo libero al centro commerciale, per disegnare un menù settimanale maniacale. A causa dell’ortoressia, i romani e i torinesi sembrano soffrire principalmente di isolamento sociale, conseguenza della persistente preoccupazione legata al mantenimento di rigide regole alimentario.  

Pseudoscienza  
A rendere l’ortoressia ancora più pericolosa sono le false convinzioni. «Spesso la conoscenza di questi soggetti non si fonda su una reale competenza riguardo la nutrizione, ma su convinzioni personali, sentito dire, notizie pseudoscientifiche trovate su Internet», spiega Bertelli. 

Per superare questa malattia, come per tutti i disturbi ossessivo-compulsivi, è fondamentale l’aiuto di chi ci circonda. «Per il paziente - spiega la psicoterapeuta Paola Vinciguerra, presidente dell’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico e direttore scientifico di Bioequilibrium - gli altri rappresentano una sorta di specchio. Solo attraverso quel riflesso si inizia a prendere coscienza del proprio comportamento patologico». Riconoscerlo è quindi il primo passo per uscirne. «La psicoterapia è fondamentale. Grazie a essa si possono individuare e destrutturare le sensazioni profonde di minaccia e vedere se dietro l’ortoressia si cela un disagio ancora più profondo», sottolinea Vinciguerra. «La psicoterapia può essere affiancata da un approccio dietologico che vada a correggere le sindromi carenziali che possono insorgere, quali deficit vitaminici (ferro calcio vitamina d vitamina B12)», conclude Bertelli. 

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