Capitano Ultimo, la sua protesta contro la revoca della scorta: ‘No mobbing di Stato’

set 3, 2018 0 comments
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Una serie di tweet, con la stessa frase che ritorna: “No mobbing di Stato”. Alla vigilia della revoca della sua scorta disposta dall’Ucis(Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale) il colonnello dei Carabinieri Sergio De Caprio, noto come Capitano Ultimo, che nel 1993 arrestò Totò Riina, protesta così contro la decisione presa il 31 luglio scorso e che domani 3 settembre, nell’anniversario dell’uccisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, diventerà effettiva. Il colonnello ha organizzato proprio per domani sera alla Casa Famiglia Capitano Ultimo, a Roma, “una serata per ricordare l’esempio di un combattenteabbandonato nella lotta alla mafia, lontano dai palazzi del potere, con la gente umile, con le famiglie”. Ci sarà anche la figlia di Dalla Chiesa, Rita, che proprio nei giorni scorsi ha denunciato la decisione sulla revoca della scorta.

De Caprio ha goduto fino ad oggi di una protezione del quarto livello, il più basso, che consiste in un’auto non blindata ed una persona di scorta. Da domani l’ufficiale sarà dunque senza tutela e si è così sfogato con una serie di tweet. “I peggiori sono sempre quelli che rimangono alla finestra a guardare come andrà a finire. Sempre tutti uniti contro la mafia di RiinaBagarella. No omertà, no mobbing di Stato”. Ultimo chiede anche polemicamente “chi ha visto il comandante dei carabinieri Giovanni Nistri?”. Dal Comando generale dell’Arma precisano che “la decisione sulla scorta non compete al comandante generale”. Infine, De Caprio ringrazia gli oltre 10mila firmatari della petizione promossa sulla piattaforma change.org per chiedere “il mantenimento della tutela”.
E trova sostegno anche in Parlamento con la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e la deputata di Forza Italia Jole Santelli che chiedono al ministro dell’Interno Matteo Salvini di intervenire. Nei giorni scorsi il titolare del Viminale aveva puntualizzato di non poter intervenire direttamente, come ministro, sull’assegnazione del personale di scorta, ma aveva promesso di chiedere “informazioni per capirne di più” sul caso.

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