Ponte Morandi, commissari Mit: ‘Degrado noto ad Autostrade ma non ridusse traffico. Manutenzione ridotta per profitto’

set 25, 2018 0 comments
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Di Andrea Tundo
“Sorpresa” per la scelta di effettuare i lavori a traffico pieno, con l’utenza del Ponte Morandi “utilizzata, a sua insaputa, come strumento per il monitoraggio dell’opera” da parte di Autostrade. Che “pur a conoscenza di un accentuato degrado” delle parti portanti del viadotto “non ha ritenuto di provvedere, come avrebbe dovuto, al loro immediato ripristino” e per di più “non ha adottato alcuna misura precauzionale a tutela” degli automobilisti che transitavano sul viadotto della A10, crollato il 14 agosto provocando 43 morti.
Problemi “minimizzati e celati”Le conclusioni della commissione ispettiva del Mit sono durissime nei confronti di Autostrade che “non si è avvalsa (…) dei poteri limitativi e/o interdittivi regolatori del traffico sul viadotto (…)” e non ha “eseguito conseguentemente tutti gli interventi necessari per evitare il crollo verificatosi”. E, secondo gli ispettori del ministero delle Infrastrutture, Autostrade “minimizzò e celò” allo Stato “gli elementi conoscitivi” che avrebbero permesso agli organi di vigilanza di dare “compiutezza sostanziale ai suoi compiti”. Lo fece già nel definire “retrofitting” il progetto di ristrutturazione degli stralli presentato lo scorso anno quando si trattava di una vera e propria opera di“ripristino e rinforzo” e questo avrebbe tratto in inganno gli organi di vigilanza. E anche la presentazione di Aspi “come di un mero ripristino conservativo dell’opera”, sempre secondo i commissari, “non ha consentito” alla Direzione vigilanza del ministero “di coglierne la complessità tecnica e organizzativa”. Una ricostruzione, quella degli ispettori, “integralmente da verificare”, dice Autostrade dopo la pubblicazione definendosi “totalmente trasparente” nei confronti del concedente.

Valutazione di sicurezza? “Documento non esiste”Simbolico, stando alla relazione, è il caso della valutazione di sicurezza del viadotto richiesta durante l’indagine della commissione: “Non esiste, non essendo stata eseguita la valutazione di sicurezza del viadotto Polcevera”, si legge nelle 250 pagine di relazione pubblicate integralmente sul sito del Mit. La commissione “ha ribadito la propria richiesta” il 31 agosto e “ha appreso che, contrariamente a quanto affermato nella comunicazione del 23 giugno 2017della Società alla struttura di vigilanza, tale documento non esiste“, scrivono il coordinatore Alfredo Mortellaro e gli altri 5 ispettori Gianluca IevolellaFrancesco LombardoCamillo Nuti e Ivo Vanzi. La valutazione, si legge nella relazione datata 14 settembre, “doveva essere conclusa entro il 31 marzo 2013” in base a un’ordinanza della presidenza del Consiglio del 2003. Un documento definito di “centrale importanza” anche ai fini di prevenzione “di superamento degli stati limite ultimi (e quindi dei collassi)”. Una “irresponsabile minimizzazione”, la definiscono gli ispettori nominati dal ministro Danilo Toninelli.
Subito dopo il crollo del , abbiamo deciso di fare chiarezza il prima possibile sulle cause della tragedia. In massima trasparenza, ecco ora la relazione integrale della Commissione Ispettiva Mit. Giudicate voi: https://goo.gl/RLvwTX 
Dichiarazioni di Aspi “incoerenti”La ricostruzione, scrivono i commissari, è stata “confermata” di fatto da Autostrade “allorché ha trasmesso “esclusivamente scheda sintetica dell’opera” e una nota nella quale afferma che “all’epoca (…) il viadotto ricadeva in zona sismica 4 e pertanto è stata redatta la “scheda di sintesi livello 0” (…) e non sono state fatte le verifiche sismiche previste in via prioritaria per le opere ricadenti in zona sismica 1 e 2″. Secondo la Commissione ispettiva, “quanto affermato dalla Società , da un lato, nuovamente incoerente” con la comunicazione del 2017 e “incoerente” anche rispetto a quanto previsto dall’ordinanza della presidenza del Consiglio “poiché esse richiedevano, entro il 31 marzo 2013, di effettuare le valutazione di sicurezza anche sulle opere d’arte strategiche o rilevanti ancorché ricadenti nelle zone sismiche 3 e 4″.

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